FELTRI: ''SIAMO UN PAESE SEMPRE IMPREPARATO ALLE EMERGENZE. PRESTO CI SARÀ UN ALTRO TERREMOTO E NOI SAREMO ANCORA QUI A FARE GLI STESSI DISCORSI AL VENTO'' - ''AI GOVERNI PREME LA PERMANENZA NEL PALAZZO, CHE AHIMÈ È TROPPO SOLIDO PER ANDARE IN MILLE PEZZI SEPPELLENDOLI, E NON SI OCCUPANO DELLE NOSTRE STAMBERGHE'' - PARLIAMO SEMPRE A VANVERA DELL'ESEMPIO DEL GIAPPONE. ECCOLO: UN SISMA DI 7,3 GRADI RICHTER, CHE PORTA 110MILA SFOLLATI E DISTRUZIONE OVUNQUE, CAUSA 'SOLO' 42 VITTIME
1. SEMPRE IMPREPARATI
Vittorio Feltri per ''Libero Quotidiano''
I terremoti non sono una rarità nel nostro Paese geologicamente giovane. Lungo la dorsale appenninica, che attraversa la Penisola, se ne registrano in media un paio ogni quattro anni. Siamo purtroppo abituati alle scosse, ai crolli, alle stragi di poveracci rimasti intrappolati sotto le macerie. Dopo le tragedie va in scena il solito doloroso copione: soccorsi tardivi, difficoltà sanitarie, proteste, gente senza tetto e costretta a vivere in tende eccetera. Poi la ricostruzione lenta, soldi che mancano o che arrivano col contagocce.
Le calamità naturali sono inevitabili e non si possono prevedere. Gli esperti fanno quello che possono: i loro rapporti più che profezie scientifiche sono oroscopi. Non è un caso che i sismologi impegnati a tranquillizzare gli aquilani vennero addirittura condannati in primo grado e poi assolti. A un tecnico si può chiedere tutto tranne che un vaticinio.
Quando in Italia accade una disgrazia, il primo impulso dei cittadini porta alla ricerca di un colpevole purchessia, convinti come essi sono che ce ne sia per forza uno, sia in caso di disastrosi movimenti tellurici sia di alluvioni, frane e smottamenti.
Dato che un colpevole non si trova se non nell' alto dei cieli, dopo un po' la memoria collettiva si oscura e le sciagure si dimenticano fino alla prossima. Che arriva sempre. In effetti è arrivata puntuale come il destino e ha raso al suolo un paio di regioni, Umbria e Marche. E qui siamo al punto. Possibile che una nazione a rischio sismico periodico non sia capace non diciamo di prevenire i terremoti, ma neppure di difendersi dalle sue conseguenze?
Questo è un mistero. Dopo la distruzione del Friuli negli anni Settanta e dell' Irpinia negli Ottanta, il governo si era impegnato a rendere obbligatoria la costruzione di edifici antisismici. Qualche legge in proposito fu approvata. Ma siamo sicuri che sia stata osservata scrupolosamente?
Non direi, se si considera che le case colpite dal sisma (o sismo) crollano sempre quali castelli di carte, vecchie o recenti che siano. Qualcosa evidentemente non va.
Il Giappone, che di terre ballerine si intende parecchio, chissà perché pur subendo scosse frequenti si è talmente attrezzato che l' indomani di qualsiasi terremoto conta i danni ma non i morti. Perché i nipponici si salvano e i nostri compatrioti sinistrati crepano in grande quantità?
Semplice. Essi costruiscono meglio. Le case in quelle zone orientali, per esempio, sono di legno e non cascano in testa a chi le abita. Magari si rovinano, si incrinano, alcune travi si spezzano ma non spezzano il cranio agli inquilini.
Per quale motivo non imitiamo i giapponesi nell' edilizia come loro imitano noi nella moda, per dirne una? Incomprensibile.
Ieri in un comune si è sbriciolata una scuola teoricamente costruita con criteri antisismici. Come si spiega? Semplice. L' impresa che l' ha realizzata lo ha fatto infischiandosene delle regole di sicurezza. E nessuno lo ha verificato.
La nostra imponente burocrazia controlla tutto tranne le cose importanti, e ci va di mezzo l' ignaro cittadino. Quanto alla politica, si occupa soltanto delle prossime elezioni e non del prossimo immancabile sisma assassino.
Cosicché il Paese è puntualmente impreparato ad affrontare le emergenze. Siamo certi che vi sarà, presto o tardi, ancora un terremoto e noi saremo ancora qui a fare gli stessi discorsi al vento. Ai governi preme assicurarsi la permanenza nel Palazzo, il loro, che ahimè è troppo solido per andare in mille pezzi seppellendoli, e non ha tempo né voglia per occuparsi delle nostre stamberghe.
2. I TERREMOTI IN GIAPPONE E IN ECUADOR. LEZIONI OPPOSTE SULLA CULTURA DELLA REAZIONE
Giulia Pompili per ''Il Foglio'' del 19 aprile 2016, all'indomani di due terremoti potentissimi in Giappone ed Ecuador
I terremoti non sono prevedibili. E’ un concetto difficile da comprendere per un paese come il nostro, che dopo il sisma dell’Aquila del 2009 ha istituito un processo mediatico – e pure penale – contro la Commissione Grandi rischi, colpevole di non aver “avvisato” preventivamente la popolazione di una possibile scossa più forte dello sciame sismico che stava colpendo in quel periodo l’area del capoluogo abruzzese. Ma la scienza – quella vera – è chiara: i terremoti non sono prevedibili. Lo sa il Giappone, forse uno dei paesi più preparati ai disastri naturali.
L’isola meridionale di Kyushu era da sempre considerata piuttosto sicura, nonostante tutto il territorio nipponico sia soggetto a rischio sismico. Per la sua relativa sicurezza, Kyushu è diventata negli anni la sede di numerose industrie manifatturiere, tra cui la Mitsubishi, la Honda, la Sony e la Toyota. Aziende che studiano i terremoti, i fattori di rischio, e spendono parecchi soldi per addestrare i dipendenti in caso di calamità naturali. Ieri la Toyota ha sospeso le attività di produzione per alcuni giorni a causa di difficoltà nella catena di distribuzione dei componenti.
Lo sciame sismico rischia di peggiorare i danni già registrati dopo il terremoto di giovedì, di 6,5 gradi sulla scala Richter, e la scossa di venerdì, il cui epicentro è stato calcolato nella stessa zona – tra Kumamoto e la prefettura di Oita – questa volta più forte, di 7,3 gradi Richter. Nel mezzo, e fino a ieri, 530 terremoti minori. I morti accertati sono 42, almeno 400 le case crollate, migliaia inagibili.
Centodiecimila sarebbero gli sfollati, aiutati da un esercito intero di militari, forze dell’ordine, pompieri, che il governo di Shinzo Abe ha inviato per organizzare la vita durante l’emergenza. Ieri il quotidiano Asahi spiegava che secondo i sismologi l’epicentro si sta spostando verso sud-ovest, e che nessuna zona è al sicuro visto che, dopo il primo sisma, la probabilità di un evento del grado 7,3 era considerata solo “fino allo 0,9 per cento”. Quello 0,9 per cento che si è poi verificato.
Quando la scienza non può prevedere, e la tecnica può aiutare ma non arrestare un evento catastrofico, allora non resta che la preparazione, la risposta efficace, tempestiva. Per una tragica casualità, mentre il Giappone combatteva con la calamità naturale – che ricorda le immagini successive all’11 marzo di cinque anni fa, quando il sisma colpì il Tohoku – anche l’Ecuador è stato colpito da un terremoto di 7,8 gradi sulla scala Richter, soltanto 0,3 gradi in più rispetto alla seconda scossa in Giappone di venerdì. Nel paese guidato da Rafael Correa i morti sono almeno 350. E’ il peggiore sisma degli ultimi quarant’anni.
Sono due terremoti molto diversi, quello del Giappone e quello dell’Ecuador. Ha spiegato ieri il New York Times che non hanno alcuna relazione – come invece alcuna stampa ha lasciato intendere: anche geologicamente si tratta di movimenti diversi. Appunto, le vittime. La differenza tra le catastrofi forse risiede lì, nella cultura della reazione, nella resilienza.
Un paese preparato culturalmente e socialmente non teme il disastro ambientale, la natura che si manifesta, ma usa la scienza e il progresso per trovare metodi e soluzioni. La discussione sull’energia nucleare che si è aperta in Giappone dopo il terremoto del 2011 e il disastro di Fukushima aveva le sue ragioni: la catastrofe si verificò perché non era stata messa in sicurezza la centrale, perché l’uomo non aveva applicato la scienza e la tecnica di cui era capace (da notare, però, che l’unica centrale atomica ancora attiva nel Sol levante, a cinque anni da quel sisma, è a un centinaio di chilometri da Kumamoto, l’epicentro del terremoto dei giorni scorsi).
Gli Effetti del terremoto in Giappone
SIMULAZIONI DI TERREMOTO IN GIAPPONE
In Italia, di solito, in questi casi si usano le commissioni d’inchiesta, i tribunali. A volte i referendum. Tutto, tranne che la scienza.
terremoto in Giapponebambina giapponese si ripara per il terremoto