renzi eni

1. FERMI TUTTI! DALLA RAI ALLA STAMPA, DECOLLA IL VENTENNIO RENZIAMO DELL’INFORMAZIONE 2. SE DA UNA PARTE RENZI MIRA AD OCCUPARE VIALE MAZZINI GRAZIE AL NUOVO SUPER-AMMINISTRATORE DELEGATO SCELTO DAL GOVERNO E TRAMA CON MARCHIONNE PER PORTARE ANTONIO POLITO AL ‘’CORRIERE DELLA SERA”, DALL'ALTRA IL BULLO DI PALAZZO CHIGI PREPARA LA FUSIONE TRA ANSA E AGI, AGENZIA DI STAMPA DELL’ENI, CON L’ATTIVA COLLABORAZIONE DELL’AD CLAUDIO DESCALZI, MOLTO INDEBOLITO DALL’INCHIESTA SULLE TANGENTI IN NIGERIA

DAGONEWS

renzi tweet su DeScalzirenzi tweet su DeScalzi

 

Il nome ancora non è noto, anche se potrebbe essere un ecumenico “Ansa-Agi”, ma Matteo Renzi ormai ha deciso che le prime due agenzie di stampa si dovranno fondere. Il settore è in perdita fissa e Palazzo Chigi, che mantiene le agenzie con fior di sovvenzioni pubbliche (nel 2014 lo Stato, ha sborsato 53 milioni, ha deciso di imporre la cura dimagrante.

 

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

L’Ansa è di proprietà dei principali editori italiani, mentre l’Agi è da sempre dell’Eni, che da anni non sa bene che farsene visto che le basta una qualsiasi campagna pubblicitaria per avere ai suoi piedi tutti i giornali italiani.

 

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

L’accordo è quindi stato tra il presidente del Consiglio e Claudio Descalzi, capatàz del Cane a sei zampe. Un Descalzi particolarmente ossequioso nei confronti dei desiderata di Pittibimbo, che finora lo ha difeso a spada tratta nella pesantissima inchiesta milanese per le tangenti in Nigeria.

 

L’indagine è condotta da un pm-mastino come Fabio De Pasquale, toga che in passato ha ottenuto le condanne di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, e coinvolge anche Paolo Scaroni e Luigi Bisignani. Per Descalzi, giura chi gli è vicino, l’inchiesta è un mezzo incubo perché la sua posizione di “esecutore” è difficilmente scindibile da quella di Scaroni. Dunque, se viene affondato Scaroni, annega anche lui.

 

Descalzi ScaroniDescalzi Scaroni

Renzi ha fiutato la situazione e ne ha approfittato per coinvolgere l’Eni nella sua marcia sul sistema dell’informazione, anche se da bravo giocatore di scacchi ha anche pronta la carta di riserva in caso Descalzi risultasse indifendibile: si tratta di Andrea Guerra, ex amministratore delegato di Luxottica e attuale consigliere principe sulle questioni economiche di Palazzo Chigi.

 

descalzidescalzi

A seguire la fusione Ansa-Agi sono anche Gianni Di Giovanni e Marco Bardazzi. Il primo è il presidente dell’Agi e il secondo è il responsabile della comunicazione Eni e ha alle spalle una lunga carriera all’Ansa, prima di passare alla Stampa. E proprio all’Ansa di Firenze Bardazzi ha mosso i suoi primi passi: 5 anni durante i quali ha ovviamente conosciuto il sindaco Matteo Renzi, che molto si è speso per la sua nomina alla corte di Descalzi. Bardazzi sarebbe vicinissimoa Luca Lotti, il sottosegretario con delega all’editoria, ma in pratica, insieme con la Boschi e Delrio, è il braccio esecutivo del premier.

 

gianni-di-giovannigianni-di-giovanni

Dunque il progetto Renzi-Lotti prevede un’integrazione tra le due agenzie entro settembre di quest’anno, Antitrust permettendo. E avrà una pesante ricaduta occupazionale. L’Ansa ha appena prepensionato 96 giornalisti e adesso ha un organico di circa 400 persone, mentre l’Agi ne ha un centinaio. Le sovrapposizioni sarebbero moltissime e già si parla di circa 200 giornalisti da mandare a casa.

Scaroni Descalzi BisignaniScaroni Descalzi Bisignani

 

Se Renzi e Descalzi riusciranno nella loro operazione è facile immaginare che il comando concreto della nuova agenzia finirà per averlo l’Eni, se non altro perché gli altri editori sono una galassia (ben 34 e la Finegil vale uno) e nessuno di questi ha voglia di cacciare un euro. Insomma, la presa del governo sulle agenzie di stampa sarà completa.

 

paolo scaroni and denis sassou nguesso  enipaolo scaroni and denis sassou nguesso eni

Intanto, oggi pomeriggio si terrà a Palazzo Chigi l’incontro Lotti e i rappresentanti delle agenzie di stampa. Il braccio destro del premier comunicherà i quattro criteri per poter incassare i sussidi pubblici. Il primo è di avere in organico almeno 50 giornalisti professionisti con contratto a tempo indeterminato. Il secondo prevede un’organizzazione territoriale con almeno tre sedi in Italia. Il terzo richiede che ogni agenzia abbia non meno di 30 testate abbonate “paganti” (insomma, niente cambi merce) e l’ultimo prevede che non si stia facendo ricorso ad ammortizzatori sociali.

 

MARCO BARDAZZIMARCO BARDAZZI

Alla luce di quanto sopra, sarebbero in regola Ansa, Agi, Adn-Kronos, Askanews e La Presse, mentre sarebbero in fuorigioco Nove colonne, Dire, Velino e Radiocor. Le nuove regole e la fusione tra le prime due agenzie italiane avrebbe anche l’effetto di spingere l’Askanews di Luigi Abete a rilevare Radiocor dalla Confindustria, in modo da completare la propria offerta con l’informazione economico-finanziaria. 

 

renzi rai televisionerenzi rai televisione

Le mani di Renzi sull’Ansa-Agi è dato da non sottovalutare e da leggere insieme alla riforma della Rai che il premier sta varando. Al di là di tutte le manfrine sulla designazione del cda e sul presunto allontanamento dei partiti dalla stanza dei bottoni di Viale Mazzini, quello che conta è che Palazzo Chigi sceglierà il nuovo amministratore delegato con super-poteri e avrà in mano la Rai.

 

Ricapitolando, se la campagna di primavera andrà in porto, il premier spaccone metterà le mani sulla Rai e sulla prima agenzia di stampa del Paese, il che dovrebbe aprire un qualche dibattito tra i cultori della libertà di stampa. Se poi riuscisse a piazzare anche Antonio Polito alla direzione del Corriere della Sera, come ha chiesto all’amico-alleato Sergio Marchionne, il bingo sarebbe completo.

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…