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SOSPENSIONE E FATTURAZIONE - I DEPUTATI GRILLINI SOSPESI PER IL BORDELLO DELLE FIRME FALSE FINIRANNO NEL GRUPPO MISTO? E PRENDERANNO LO STIPENDIO PIENO SENZA DOVER RENDICONTARE? LA BASE VUOLE L'ESPULSIONE, MENTRE MOLTI PARLAMENTARI SI LAMENTANO: ''LORO PUNITI, NOGARIN E LA MURARO STANNO AL LORO POSTO''
1. IL REPULISTI DI GRILLO, IL M5S SI SPACCA
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Un gruppo parlamentare confuso e spaventato da quanto sta accadendo. Sorpreso dalla velocità con cui i probiviri appena eletti sul blog hanno deciso di sospendere i tre deputati indagati nel caso delle firme false a Palermo. Colpito dai loro silenzi, ma anche dalla furia del capo politico, che a Firenze - dietro allo striscione del Restitution Day - ha deciso che non c' era più un minuto da perdere. E che davanti a eletti che scelgono di tacere con i magistrati, non potevano esserci ulteriori cautele.
È stato Beppe Grillo a dire a Nunzia Catalfo, Paola Carinelli e Riccardo Fraccaro: «Fate presto ». È stato lui a imporre l' accelerazione per cui - lunedì sera - si è lavorato fino a notte fonda in modo che il post sulla «sospensione in via cautelativa» di Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia di Vita fosse inattaccabile.
Non lo è, giura più d' uno dentro il Movimento. Ci sono molte cose procedurali che non tornano, così come non torna la tempistica. «Io dico solo che oggi vorremmo parlare di tutt' altro - dice al telefono, mentre si sposta da un' iniziativa per il No all' altra, Carlo Sibilia - e invece siamo incastrati a parlare di questo. Si guarda all' ombelico del Movimento mentre Renzi ammazza la Costituzione ».
Parlano di «profonda tristezza », i parlamentari 5 stelle che dal 2012 lavorano fianco a fianco con i colleghi espulsi. E se Manlio Di Stefano - pur dispiaciuto «per una questione di amicizia» - sostiene: «siamo tutti rispettosi delle decisioni di un organo che abbiamo votato noi e confidiamo che tutto si risolva nel modo migliore », Silvia Giordano lancia un allarme.
«Sul caso delle firme gli errori sono stati fatti, questo è certo - scrive la deputata su Facebook - ma dovremmo un po' tutti ricordarci gli inizi, ricordarci di quel movimento iniziale, bello, spontaneo e folle, così folle che credeva davvero nella rivoluzione culturale. Ora facciamo un' analisi personale, guardiamo questo movimento e come ci sentiamo a farne parte... sono convinta che le sensazioni siano diverse e che forse una presa di coscienza vada fatta».
Racconta di quando ha conosciuto Riccardo Nuti e di come ha lavorato in commissione Affari Sociali insieme a Giulia Di Vita, Silvia Giordano. Ed è l' unica a non chiedere i taccuini chiusi prima di dire che quel che sta accadendo non le piace. «La mossa dei probiviri ci destabilizza - racconta una deputata - e metà gruppo non è d' accordo: per la tempistica, per i metodi, per tutto. Nel regolamento l' espulsione di un eletto è prevista dopo la condanna in primo grado. Qui non c' è neanche un rinvio a giudizio».
Chi da qualche tempo non è più in linea con i vertici, attacca la comunicazione e la linea di severità incarnata da subito da Luigi Di Maio, che ancora ieri a Di Martedì rivendicava: «Negli altri partiti chi ha problemi come questi fa carriera, noi li sospendiamo».
Si pensa a una manovra antimovimento a pochi giorni dal referendum. Ma soprattutto, a una manovra interna dei nemici di Riccardo Nuti in Sicilia, in vista delle prossime elezioni comunali a Palermo e sopratutto di quelle in regione, che i 5 stelle contano di poter vincere. Lo shock è tale che nessuno, neanche ai vertici, sa dire cosa accadrà la settimana prossima.
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A camere riaperte, Nuti, Mannino e Di Vita avranno ancora un posto negli scranni occupati in aula dall' M5S o andranno a ingrossare le file del già corposo gruppo misto? Chi annuncia battaglia dice: «Ne riparliamo dopo il referendum». E cita i tanti casi in cui il capo politico non è stato così duro: dal sindaco di Livorno Filippo Nogarin fino all' assessora ai Rifiuti di Roma Paola Muraro.
Molti conti saranno fatti a partire da lunedì prossimo. Ma prima si prova a chiudere insieme, dopodomani. L' ultimo treno parte da Savona e arriva a Torino.
Nella città dell' esperimento riuscito, i 5 stelle cercano un' unità persa da mesi. Sono invitati tutti gli eletti. Ci saranno Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico, le sindache Raggi e Appendino. Un palco che urlerà No, rinviando i problemi al giorno dopo.
2. COSÌ FINISCE LA FAVOLA GRILLINA
Sebastiano Messina per ''la Repubblica''
Pensare di chiudere il pasticciaccio brutto delle firme false con la «sospensione cautelare» di tre deputati e di un’attivista del Movimento 5 Stelle sarebbe come tentare di sigillare la crepa di una diga con il silicone. Ed è una crepa che si allarga ogni giorno di più, man mano che cresce il divario tra il prima e il dopo, ovvero tra il giustizialismo fondamentalista nel quale Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno gettato le fondamenta di un movimento che ha come slogan «O-ne-stà, o-ne-stà», e il garantismo alle vongole di questi giorni.
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Una crepa dalla quale appaiono le scene grottesche di quei deputati paladini della legalità a tutti i costi che, arrivati davanti al magistrato, si rifiutano di fare il test della calligrafia e balbettano, come un qualsiasi ladruncolo preso con le mani nel sacco, la formula standard di chi sa che ogni sua parola potrà essere usata contro di lui: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere».
le iene su grillo e le firme false dei grillini a palermo 9
La differenza tra il prima e il dopo, tra i grillini che assaltavano il Palazzo e quelli che vi sono entrati, passa per due frasi- bandiera. La prima è di Luigi Di Maio, che un anno fa — invocando le dimissioni della ministra Boschi — ammetteva a Libero di essere un giustizialista convinto: «Non sono a favore della presunzione d’innocenza: se uno è indagato deve lasciare, lo chiedono gli elettori». La seconda è di Virginia Raggi che, quando la sua assessora di fiducia Paola Muraro è stata indagata dalla Procura di Roma, ha sostenuto la tesi diametralmente opposta: «Gli avvisi di garanzia vanno valutati caso per caso».
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Purtroppo non bastano la faccia da bravo ragazzo di Di Maio o la vis oratoria da Bar Sport di Alessandro Di Battista («Le firme false sono solo copiate») a placare i dubbi che diventano rabbia dei militanti pentastellati che — almeno fino a ieri — credevano ciecamente nella promessa messianica di Grillo di una politica pulita dove tutti discutono amichevolmente, poi votano le leggi sulla Rete e mandano a governare i loro «portavoce» e i loro sindaci, che naturalmente sono onesti per definizione ed entrano nelle stanze dei bottoni per bonificarle con il ddt della Casaleggio Associati.
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La realtà, purtroppo, si sta rivelando un po’ diversa, e sorvolando su quel capogruppo di Alessandria beccato mentre rubava negli armadietti della palestra, il numero degli amministratori pentastellati finiti sotto inchiesta o accusati di violare le regole del Movimento è cresciuto di mese in mese. E ora, dopo le acrobazie dialettiche alle quali Grillo è stato costretto per difendere le imbarazzanti nomine della sindaca di Roma, la storiaccia di Palermo ha messo i Cinquestelle con le spalle al muro: può essere ancora difeso chi si rifiuta di dare una prova calligrafica, chi invoca davanti al magistrato — nella terra dell’omertà — il diritto a rimanere in silenzio?
Naturalmente no, perché tutto questo sarà pure previsto dal codice di procedura penale, però fa crollare in un colpo solo il falso mito della “diversità” dei Cinquestelle, giustizialisti a parole e azzeccagarbugli nella realtà. E basta dare un’occhiata all’ironia che si scatena su Facebook, dove Nuti è diventato «Muti», e soprattutto ai commenti sul blog di Grillo per accorgersi che i militanti sono furibondi, e non si accontentano affatto della «sospensione cautelare» inflitta ai quattro incriminati (declassati dai probiviri da «portavoce» a «signori»).
Ma come, scrivono in tanti, tutto qui? «Espulsione senza se e senza ma» detta, lapidario, Marzio. «Bisognava cacciarli e basta! Perché non siamo stati interpellati?» domanda Daniele. Li avete sospesi per 12 mesi, scrive Ivan, ma «in questo periodo loro percepiranno gli stipendi e i rimborsi spese? E dovranno rendicontare?».
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Anche sul sito del Fatto, il giornale amico, tra i 1557 commenti alla notizia delle sospensioni affiora l’ira dei grillini: «Sospesi dal Movimento, però continuano a percepire gli stipendi e indennità, e non dovranno versare nulla, cioè si terranno tutto lo stipendio per intero» commenta “g.d.m.” che evidentemente conosce a memoria il decalogo del portavoce.
Molti, è naturale, trasformano la sanzione in prova della diversità, perché il Movimento sospende gli inquisiti mentre gli altri no, ma l’analisi più dura è quella di un post anonimo: «Si comincia col copiare il compito e si arriva alle firme false, alle raccomandazioni e alle tangenti. Siamo un popolo di furbi, che vivono di raggiri e tante piccole bugie. Renzi è un bugiardo? È un gran bugiardo. Ma lo siamo anche tutti noi». Conclusione amara di una bella favola: c’era una volta la diversità dei grillini.
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