DEL FISCO ME NE INFISCHIO - TUTTI GLI STRATAGEMMI PER FREGARE DRACULA-BEFERA

Valeria Pacelli per Il Fatto Quotidiano

Quando le Fiamme gialle hanno aperto i cancelli di un'azienda torinese di abbigliamento hanno trovato una situazione disastrosa. Tutti i segni della crisi economica: tanti debiti, magazzini semivuoti, 60 dipendenti licenziati. Addirittura la richiesta di un "concordato preventivo" attraverso il quale l'imprenditore cercava un accordo con i creditori per evitare il fallimento. Peccato che di reale in questa situazione non ci fosse nulla.

Scrutando i libri contabili e la documentazione della società di abbigliamento di Settimo Torinese, infatti, gli uomini della Guardia di finanza hanno scoperto che quella situazione di forte declino era solo una finta. Gli imprenditori avevano trovato un escamotage per evitare di pagare le tasse dovute allo Stato e fingere la crisi: vendere a prezzi bassissimi le rimanenze dell'azienda a una società sempre riconducibile a loro, evitando di versare i contributi, come pure di pagare i creditori.

È questa una delle tante storie di evasione fiscale finita nei dati diffusi ieri dalla Guardia di finanza che racconta come in Italia le tasse evase siano ben 17 miliardi di euro nel giro di soli 8 mesi, ossia dall'inizio dell'anno a oggi.

Nel caso dell'azienda di Settimo Torinese si tratta di una ditta di un grossista che vendeva abiti. L'azienda a conduzione familiare, gestita dal padre di famiglia, dalla moglie e dalle due figlie, negli anni ha effettuato vendite "in nero" per oltre 24 milioni di euro, con un'evasione di Iva e imposte sui redditi di oltre 11 milioni.

La possibilità di essere scoperti dalla Finanza era altissima. Così, sia per non pagare le tasse, sia per evitare di finire nel mirino delle Fiamme gialle, gli imprenditori hanno trovato un escamotage: creare una seconda società, le cui quote erano detenute da alcuni ex dipendenti, tutti fidatissimi. Infatti a gestire l'attività, erano sempre i quattro di famiglia. In tal modo si sono presi gioco dei creditori e hanno perfino licenziato 60 dipendenti, fingendo difficoltà economiche completamente inventate.

Alla seconda società costituita, inoltre, è stato venduto il restante della merce a prezzi bassissimi: gli abiti sono stati ceduti per circa 75 mila euro, con un ribasso del 90% del "prezzo di listino". Quando la Guardia di finanza ha scoperto che la merce veniva venduta a prezzi così bassi, sono sorti dei dubbi. E sono iniziati i controlli. Le Fiamme gialle hanno verificato la situazione dell'azienda. Hanno passato al setaccio ogni singolo file presente nei pc in uso alla società, gli archivi elettronici che celavano una vera e propria rendicontazione delle cessioni senza fattura.

Così nei guai è finito il capofamiglia, un 78enne amministratore della prima società, originario di Massa Carrara che è stato denunciato. La Procura di Torino ha già disposto il sequestro per l'equivalente del suo patrimonio per oltre 11 milioni di euro e sono stati sequestrati case, titoli, appartamenti e magazzini a lui riconducibili. È questa una delle tante storie di evasione che racconta quali possono essere gli escamotage per evitare di finire nel mirino della Finanza. Ma ci sono diversi modi di evadere.


Quasi cinque mila contribuenti fantasma scoperti dalle Fiamme gialle da gennaio a oggi per un totale di 17 miliardi e mezzo di redditi non dichiarati. Sono i dati diffusi ieri dalle Fiamme gialle sull'attività svolta nei mesi scorsi. Per la precisione i 4.933 sono i cosiddetti evasori totali, ossia coloro che pur svolgendo attività imprenditoriali o professionali, non hanno mai dichiarato i redditi.

Di questi, 1.771 sono stati denunciati per omessa dichiarazione dei redditi. Sono coloro che hanno messo in atto una serie di escamotage per evadere: frodi, lavoro nero, sfruttamento della manodopera irregolare. Proprio sul lavoro in nero i dati sono altrettanto preoccupanti: quest'anno la Gdf ha scoperto 19.250 lavoratori irregolari, di cui 9.252 impiegati completamente in nero, da parte di 3.233 datori di lavoro.

Come, ad esempio, i 564 operai che venivano sfruttati da alcuni imprenditori locali per costruire impianti fotovoltaici nella zona pugliese del Salento. I loro stipendi erano in nero, senza che venisse versato alcun contributo. Poi c'è il mercato dei falsi. Ammontano a 64 milioni i prodotti contraffatti sequestrati, con oltre 5.000 responsabili denunciati, 50 dei quali tratti in arresto perché affiliati a organizzazioni criminali. Tra le regioni con il tasso più alto di evasione, c'è il Lazio. Qui sono stati evasi più di 3 miliardi e dei 4.933 evasori, 649 vivono proprio nella regione che ospita la Capitale.

Gli evasori totali sono coloro che non dichiarano alcun reddito, che per lo Stato non esistono. Lavorano nel sottobosco del "nero", della non fatturazione. Poi ci sono coloro che dichiarano, ma non tutto. È questo il classico caso degli scontrini non battuti e delle dichiarazioni di redditi nettamente inferiori a quelle reali. E poi c'è anche un ulteriore fenomeno, quello dell'elusione.

Un noto tributarista sentito da Il Fatto ci spiega che "l'elusione è quel sistema per il quale si riesce a eludere il fisco, ad aggirare la norma. Ad esempio avviene quando un imprenditore acquista un immobile non direttamente, ma tramite l'acquisizione di azioni di una società proprietaria dell'immobile stesso.

In questo modo l'aliquota applicabile risulta inferiore. Esiste una norma anti-elusiva, che è l'articolo 37 bis del Dpr 600/73 che è una norma generalissima che copre tutti i casi di elusione, ma che non essendo specifica è difficile da applicare. È questo che salva molte società, anche multinazionali, da una sanzione sicura".

 

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