“IO NON HO PAROLE” – GIORGIA MELONI, QUANDO È STATA INFORMATA DELLA COLOSSALE FIGURA DI MERDA DELLA MAGGIORANZA, CHE IERI È ANDATA SOTTO ALLA CAMERA AL VOTO SULLA RISOLUZIONE AL DEF, ERA “FUORI DALLA GRAZIA DEL CIELO”: INCAZZATA COME UNA BESTIA, DA LONDRA HA CHIAMATO SUBITO MANTOVANO E SI È SCAMBIATA SMS DI FUOCO CON GIORGETTI – IL VERTICE CON IL PREMIER BRITANNICO, RISHI SUNAK È STATO ROVINATO. E RISCHIAVA DI FINIRE ALLE ORTICHE ANCHE IL TAGLIO DEL CUNEO, PREVISTO PER IL 1 MAGGIO – L’IMBARAZZO CON L’UNIONE EUROPEA E I DUBBI SU UN TRAPPOLONE…
1. L’IRA DI MELONI SUL DEF: «IO NON HO PAROLE». TRA GLI ALLEATI CALA IL GELO
Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
rishi sunak e giorgia meloni a downing street
La cattiva notizia ha raggiunto Giorgia Meloni a Downing Street, mentre era impegnata nel suo primo, importante incontro con il premier britannico. Appena uscita dal bilaterale con Rishi Sunak e tornata in possesso del suo smartphone, la presidente del Consiglio è rimasta basita quando ha sentito la voce di un «furibondo» Alfredo Mantovano. Il sottosegretario a Palazzo Chigi prima le racconta il fattaccio, poi prova a placarla: «Tranquilla, stiamo risolvendo...».
Chi era con lei nella missione londinese la descrive «fuori dalla grazia del cielo» […]. […] «Io non ho parole» ha scritto la leader, furiosa, sulla chat con gli eletti di FdI, dopo che la missione a Londra è stata quasi oscurata dal pasticciaccio di Montecitorio.
Finito il vertice con Sunak, la premier si attacca al cellulare per affrontare un incidente parlamentare che non ha precedenti. Parla più volte con Mantovano, cerca di capire se il «suo» ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, avesse informato esponenti del governo e deputati dell’importanza del voto e cerca i leader dei partiti, per verificare se gli alleati abbiano voluto farle un trappolone. Preoccupazione legittima, dopo lo sfogo del ministro Giorgetti contro i deputati che «non si rendono conto» e visti i sospetti e le accuse tra le forze di maggioranza.
elenco presenze alla votazione del 27 aprile 2023 alla camera sul def
[…] Lo «scivolone» non dovrebbe avere conseguenze […]. Ma il governo per qualche ora ha ballato, sui fondamentali di bilancio e proprio nei giorni in cui Palazzo Chigi e il Tesoro sono alle prese con la faticosa trattativa sul nuovo Patto di Stabilità europeo. L’imbarazzo della premier riguarda dunque anche i rapporti con i vertici dell’Unione, cui Meloni sperava di offrire un’immagine di maggiore unità, affidabilità e senso di responsabilità.
Se è vero che un «problema politico» non c’è, le tensioni hanno gelato i rapporti tra i partiti di maggioranza. I deputati di FdI hanno subito puntato il dito contro i colleghi di Forza Italia e Lega, spaccando i gruppi tra giustificati e vacanzieri. «Mancavano sia il capogruppo di FI Barelli che il suo vice Nevi», accusano i meloniani. E lasciano correre voci sui leghisti che hanno fatto infuriare Giorgetti, il loro ministro dell’Economia.
2. MELONI “SENZA PAROLE” IL PASTICCIO MANDA IN TILT IL VERTICE A DOWNING STREET
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
La scena ha dell’incredibile. Da mezz’ora, Giorgia Meloni è chiusa nello studio di Rishi Sunak a Downing Street. Solo loro due, faccia a faccia. Le agenzie battono la notizia: lo scostamento di bilancio non passa. […] I cellulari dello staff che segue la leader a Londra squillano come fosse una sinfonia, da Roma avvertono dell’incidente. Nessuno, però, può avvertire la presidente del Consiglio: i cellulari dei due premier restano fuori dalla stanza.
risoluzione sul def bocciata alla camera
[…] Minuti, decine di minuti di panico. Finché Meloni si affaccia e viene immediatamente intercettata. Le passano Alfredo Mantovano, a sua volta in linea permanente con Giancarlo Giorgetti. «È una questione complicata, ma stiamo risolvendo tutto». Non basta certo a rasserenarla. È furiosa, spiazzata. E infatti poco dopo scriverà nella chat dei parlamentari di Fratelli d’Italia: «Sono senza parole ». In altre conversazioni sarà più esplicita. Assai più esplicita.
È furiosa anche perché capisce che c’è poco da ridimensionare: è tutto da rifare, non si può fare finta di niente. E bisogna agire in fretta, anche per evitare che salti il taglio del cuneo fiscale previsto per il Primo maggio, pensato come un mega spot per il governo e una sfida ai sindacati.
In un primo momento, a dire il vero, Palazzo Chigi prova ad aggirare l’iceberg contattando gli uffici del Quirinale. La domanda, sussurrata con imbarazzo: possiamo rivotare lo stesso testo? La risposta: non è mai successo, non si può fare, assumetevi comunque voi l’onere della scelta. Per questo l’esecutivo cambia qualche virgola e approva di nuovo in consiglio dei ministri un nuovo testo. Ma Meloni è furibonda anche per un’altra ragione.
Aveva costruito una due giorni a suo dire perfetta: […]. Invece, il ponte del 25 aprile – e già, sempre il 25 aprile – a trasformare le assenze dei peones di maggioranza in caos politico e istituzionale. Né è bastato l’allarme lanciato nelle ore precedenti al voto dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani sul rischio di un inciampo, proprio a causa delle ferie.
applausi dell opposizione dopo la bocciatura della risoluzione sul def
Quando la avvertono, allora, deve trasformare la rabbia in pochi istanti, perché i colloqui con il britannico continuano. Ma non prima di aver condiviso per sms con Giorgetti il fastidio estremo per le assenze dei partiti di maggioranza: quelle di Forza Italia e Lega, in particolare, che in proporzione pesano più dei meloniani. Resta il fatto che la visita è ormai bruciata. Deve comunque reagire. […] E lancia due messaggi. Primo: il danno sarà comunque risolto. Secondo: l’incidente è comunque intollerabile e non deve ripetersi. «È stato un brutto scivolone, una brutta figura – scandisce – ma non è un segnale politico. Vanno tutti richiamati alla propria responsabilità. E credo che si debba fare una valutazione sui parlamentari in missione e su chi ha un doppio incarico». […]
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