benjamin netanyahu striscia di gaza

“NON ABBIAMO ALCUN INTERESSE AD OCCUPARE GAZA” – GLI ISRAELIANI NON HANNO INTENZIONE DI RIMANERE IMPANTANATI NELLA STRISCIA, DA CUI LO STATO EBRAICO HA CACCIATO I PROPRI COLONI NEL 2005. ANCHE PERCHÉ DI QUEL FAZZOLETTO DI TERRA, DOPO LA GUERRA, RIMARRÀ BEN POCO. L’OBIETTIVO È FAR SLOGGIARE GLI ABITANTI IN DIREZIONE EGITTO, MAGARI NEL DESERTO DEL SINAI, DOVE POTREBBE NASCERE UNA TENDOPOLI IN ATTESA DELLA RICOSTRUZIONE…

GILAD ERDAN

1. INVIATO ISRAELIANO ONU A CNN, 'NON VOGLIAMO OCCUPARE GAZA'

(ANSA) - L'ambasciatore israeliano all'Onu, Gilad Erdan, ha affermato che Israele ha intenzione di rioccupare Gaza dopo la prevista invasione di terra in risposta all'attacco di Hamas. Erdan è intervenuto in seguito alle parole del presidente americano Joe Biden, che in un'intervista al programma tv '60 Minutes' della Cbs ha affermato che una tale occupazione sarebbe "un grave errore".

 

"Non abbiamo alcun interesse ad occupare Gaza o a restarci, ma poiché stiamo lottando per la nostra sopravvivenza e l'unico modo - come ha definito lo stesso presidente Usa - è annientare Hamas, dovremo fare tutto il necessario per distruggere il loro potenziale", ha detto l'ambasciatore israeliano alla giornalista Kaitlan Collins della Cnn.

 

BOMBARDAMENTI ISRAELIANI SU GAZA

2. COSA RESTERÀ DELLA STRISCIA DI GAZA DOPO LA GUERRA

Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per www.corriere.it

 

«Andate a sud! Andate a sud! Non facciamo che ripeterlo alla gente di Gaza: siamo stati molto, molto pazienti a darvi 24 ore…». Il maggiore Daniel Hagari, portavoce Idf dell’esercito israeliano, ha un’idea tutta sua della pazienza. Ma si prepara la più grande offensiva terrestre dal Libano 2006, che per Israele non finì benissimo, e su una cosa sola si concorda: si deve entrare e spazzare via Hamas.

 

attacco israele striscia gaza

Quando, però? «Le operazioni militari più significative si vedranno non appena i civili se ne saranno andati via tutti dalla zona nord di Gaza City». E poi? Sulla mappa dell’invasione è tratteggiata una linea sotto Beit Hanoun e, giù giù, lungo la nuova «buffer zone»: un’area cuscinetto d’almeno due chilometri, ipotizza Yoram Cohen, l’ex capo degli 007 di Shin Bet, quanto basterebbe a dare protezione ai kibbutz. Una zona «sparate-a-vista», ripulita dei tunnel. Da aggiungere alla terra di nessuno che s’è sempre percorsa a piedi, per sedici anni, quando s’oltrepassava il valico di Erez.

 

Abu Mazen

È certo che questa campagna «Spada di Ferro 2023» non somiglierà allo «Scudo Difensivo», che Israele dispiegò nei Territori palestinesi per la seconda Intifada. Ci si vuole risparmiare le imboscate, le mine, le perdite di fanteria di quel terribile 2002. «E si vorrebbe evitare un’occupazione militare permanente di tutta la Striscia», pensa l’analista militare Ofir Winter: «Israele ha buttato i coloni fuori da Gaza, nel 2005, e non ha certo intenzione di ripiantare la bandiera».

 

Sia chiaro, l’ideale sarebbe rimettere in sella l’Autorità palestinese di Abu Mazen, cacciata nel 2007. Ma ci sono due ma: 1) Bibi ha fatto di tutto per screditarla; 2) la corruzione dell’Anp ci ha messo del suo, qui come in Cisgiordania, e nessuno dimentica le gesta del proconsole arafattiano Mohammed Dahlan, con le sue ville ad Abu Dhabi e i suoi affari miliardari nei Balcani.

 

distruzione a gaza

Si disegna una piccola Gaza, dunque. Più sigillata, più ristretta. Possibile? Non esiste luogo al mondo con una simile densità. E chiudere ancora di più due milioni di sfollati, in una terra di 41x10 chilometri, per l’Onu è «impossibile». Gli israeliani non disperano di coinvolgere l’Egitto, che si candida a mediatore e potrebbe avere un ruolo nella ricostruzione […].

 

[…]. Per l’ex viceministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, «noi non diciamo ai gazawi di tuffarsi in mare. Ma c’è uno spazio infinito nel Sinai. E l’Egitto dovrà giocare un ruolo», con Israele che potrebbe finanziare «tendopoli con cibo e acqua, per sistemare tutti quanti temporaneamente nel deserto».

 

SISTEMA ANTI MISSILE ISRAELIANO IRON DOME

L’ipotesi qua e là piace: «Ci sono Paesi abbastanza ricchi per fare questo lavoro», dice il ministro belga Vincent van Quickenborne, preoccupato d’un’ondata di migranti gazawi in Europa. Giusto: non buttateli a mare, basta il deserto.

BENJAMIN NETANYAHU

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