LA GUERRA TRA AFFARI & POLITICA TRA ABLYAZOV E NAZARBAYEV - GLI AFFARONI DI FINMECCANICA IN KAZAKISTAN

Marco Mostallino per Lettera43.it

È verosimile ipotizzare che qualcuno, nel 2009, abbia gridato «Abbiamo una banca!» al presidente kazako Nursultan Nazarbayev quando il dissidente Mukhtar Ablyazov fuggì dal Paese dopo essere stato costretto a cedere al governo il controllo della Bta, uno dei principali istituti di credito locali.

Un acquisto importante, perché operato tramite il fondo sovrano Samruk Kazyna, l'istituzione statale che, presieduta dal vice di Nazarbayev, Kairat Kelimbetov, raccoglie i risparmi dei pensionati e dei ceti medi kazaki.

BTA CONCORRENTE DEL FONDO SOVRANO
Nelle mani del governo cadeva infatti un pericoloso avversario, la Bta appunto, che sotto la guida di Ablyazov era diventata leader nell'erogazione di prestiti alle famiglie e al consumo in Kazakistan.

Ablyazov, marito di Alma, la donna che la polizia italiana ha consegnato alle autorità kazake insieme con la figlia di sei anni facendo esplodere un caso internazionale, con la sua politica economica diretta verso l'ex Urss, rappresentava però anche un ostacolo ai nuovi affari del regime, diretti soprattutto all'Europa occidentale.

GLI ACCORDI A ROMA CON FINMECCANICA
Così mentre l'oppositore si rifugiava a Londra, il 6 novembre 2009 a Roma, il fondo Samruk Kazyna e Finmeccanica firmavano una serie di accordi che portarono l'azienda pubblica italiana a operare nella Repubblica ex sovietica nei settori militare, delle ferrovie, degli elicotteri e delle tecnologie ottiche.

Alla cerimonia, insieme con l'allora presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini, erano presenti i due leader amici: Nazarbayev e Silvio Berlusconi, i quali suggellarono la cooperazione che il ruolo di Ablyazov - troppo filo russo - rendeva ardua se non impossibile, vista la sua forza nel mercato interno del denaro.

Ablyazov non si era limitato agli affari e alla finanza. Aveva fatto il suo ingresso nella scena politica negli Anni 90, come rappresentante di una generazione che in Italia avremmo definito dei Giovani Turchi. Uomini rampanti, brillanti, in carriera. Ablyazov dopo avere scalato i vertici delle società energetiche pubbliche, da vero e proprio boiardo di Stato, divenne ministro dell'Energia.

IL CONTROLLO DELLA BTA
Poi arrivarono le divergenze col raìs Nazarbayev, il passaggio all'opposizione e l'operazione che lo condusse, nel 2005, con capitali raccolti negli ambienti ostili al presidente, a controllare la Bta e a farne uno strumento di politiche economiche divergenti da quelle del governo.

La Bta diventò molto aggressiva sul mercato interno. Erogava mutui e prestiti, offriva a impiegati, operai, famiglie e pensionati la possibilità di investire in depositi e in fondi previdenziali. Ablyazov partì così alla caccia di denaro proprio nel feudo del fondo sovrano Samruk Kazyna.

La guerra fu feroce sul piano interno, con un gioco al ribasso che la Bta finì per pagare con buchi spaventosi sui conti, coperti con bond che fecero il giro del mondo e vennero sottoscritti anche da qualche investitore privato italiano.

L'ESPANSIONE NELL'EST EUROPEO
Nel frattempo però la banca di Ablyazov attaccava anche all'estero. Aprì filiali e stipulò accordi in Ucraina, Armenia, in altre Repubbliche ex sovietiche. Poi ancora in Serbia e nei Balcani. Ma soprattutto era forte nei circuiti di trasferimenti di denaro da parte degli emigrati come Money Gram. Non un affare da poco. I soldi dei kazaki all'estero tornavano in patria attraverso i canali di Bta e, dunque, era facile che venissero depositati poi sui conti e nei prodotti della banca dell'oppositore.

Tutto ciò era inaccettabile per Nazarbayev, perché questi denari erano sottratti agli investimenti che proponeva invece il fondo sovrano per conto del governo.

IL BUCO DI 2 MILIARDI DI DOLLARI
Lo scontro finale si consumò nel 2009. La lotta con lo Stato ebbe un costo pesante. In Bta si creò una voragine di almeno 2 miliardi di dollari, aperta a furia di offerte, acquisizioni, coperta da emissioni disperate di bond.

Soffriva però anche Samruk Kazyna, finché Nazarbayev decise di nazionalizzare la Bta proprio attraverso il fondo statale: certo, l'operazione costò cara, ma dalla scena sparì un concorrente pericolosissimo.

Ablyazov, tra l'altro, fu accusato di usare i soldi della banca per fomentare le proteste di piazza e gli scioperi che, secondo Nazarbayev, spaventavano gli investitori stranieri.

Mentre il banchiere dissidente aveva puntato alla conquista dei mercati dell'Est europeo e dei Paesi ex sovietici, Nazarbayev insisteva per tessere relazioni con l'Europa occidentale, tra cui l'Italia. Rapporti che dopo la fuga di Ablyazov a Londra conobbero una nuova fioritura.

IL FORUM DI ASTANA
Fu in questo scenario che Guarguaglini venne invitato a un forum economico ad Astana. Un meeting seguito dalla visita di Stato di Nazarbayev in Italia (era il 6 novembre 2009) che si concluse con la stipula di quattro intese tra governi e ben 16 accordi commerciali tra imprese.

GLI APPALTI DI ANSALDO
Come sempre, la parte del leone la fece Finmeccanica, la quale si accaparrò gli appalti per innovare ferrovie, fornire carri armati ed elicotteri e creare centri di ricerca e di manutenzione civili e militari nel Paese centro asiatico.

Un buon affare, se si considera che il solo contratto per le ferrovie portò nelle casse di Ansaldo (gruppo Finmeccanica) 70 milioni di euro per 300 chilometri di binari.
Il valore preciso delle intese non fu mai reso noto, ma secondo alcune stime doveva aggirarsi attorno al miliardo e mezzo di euro.

LA STRETTA DI MANO TRA IL CAV E NAZARBAYEV
Intese di simile portata non si preparano certo in pochi giorni. Per sancire gli accordi a lungo preparati, a Palazzo Chigi ci fu la stretta di mano tra Berlusconi e Nazarbayev, sotto lo sguardo soddisfatto di Kelimbetov, presidente del fondo sovrano e uomo forte della finanza kazaka dopo la fuga di Ablyazov.

 

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