HOUSE OF "SCAZZ" - LETTA OSSESSIONATO DAGLI INTRIGHI DELLA SERIE TV: L’EX PREMIER RIVEDE UNDERWOOD IN RENZI (ANCHE IL PREMIER COME SPACEY E’ ARRIVATO AL POTERE SENZA PASSARE DAL VOTO) - QUELLA NOTA DI DOBBS A MATTEUCCIO

Vittorio Macioce per “il Giornale”

 

RENZI HOUSE OF CARDSRENZI HOUSE OF CARDS

Chi ha paura di Frank Underwood? Tutti quelli a cui qualcuno ha detto «stai sereno». E soprattutto Enrico Letta. Solo che il protagonista di House of Cards non ha il volto di Kevin Spacey, ma quella di Renzi. Matteo, per fortuna, è solo la cover di un personaggio immaginario, un po' come Pregherò sta a Stand By Me. Solo che Enrico ormai ha intrapreso una campagna culturale contro il cinismo della politica. È un'ossessione. Radicale. Battente. Ripetitiva. È una fissa. È una sindrome da serie tv troppo realistica.

 

Renzi è ovunque e gioca alla playstation come Underwood. È il sottobosco della politica che si afferma come novello principe. È Machiavelli al tempo dei twitter. Questo pensa Letta e lo ripete urbi et orbi. L'ultima occasione è un suo articolo su Il Fatto Quotidiano. Ieri: «Meritiamo di più di House of Cards». Cinque giorni fa: «Insegnerò l'antitodo a House of Cards».

 

RENZI UNDERWOOD 1RENZI UNDERWOOD 1

Undici luglio: «Che squallore pensa di essere in House of Cards». Venti aprile in Parlamento: «Io odio House of Cards». Diciannove aprile da Fabio Fazio: «Io detesto House of Cards, la politica fatta di intrighi non mi appartiene». Tutto questo era già nel libro di Letta Andare insieme, andare lontano: «La mia idea di politica è molto diversa da quella di House of Cards, fatta di intrighi e spregio della parola».
 

Ci sono ferite che si rimarginano a fatica. Qualche volta la mente ricorre a una sorta di transfert per sopravvivere al colpo. Il giorno di San Valentino del 2014 Enrico Letta si è arreso. È caduto. Quella stesso 14 febbraio 2014 va in onda per la prima volta il trailer della seconda stagione di House of Cards. Frank Underwood sogghigna: «La macelleria ha inizio». Eccolo è lui. Ecco chi è Matteo Renzi.
 

Sostiene Underwood: «I congressi di partito sono così divertenti. Somigliano a un nido di cuculi. Sedetevi in fondo e godetevi la scena, mentre tutti cercano di farsi fuori gli uni con gli altri».

RENZI UNDERWOODRENZI UNDERWOOD

 

Ora è chiaro che Renzi non tocca i picchi di cattiveria di Frank. È vero però che tutti e due non occupavano la prima fila. Ci sono arrivati in fretta, ma senza correre, scansando semplicemente gli altri. «Il potere è come il mercato immobiliare, quello che conta è la posizione».

 

Erano chiaramente pericolosi, ma abbastanza sorridenti da sembrare mediocri. Altro particolare. Frank come Matteo non è passato dal voto e sta lì grazie alle dimissioni del predecessore. Underwood per tutto il tempo rassicura il presidente Walker: stai sereno Garrett.
 

BOSCHI CLAIRE UNDERWOODBOSCHI CLAIRE UNDERWOOD

Chissà, invece, come Letta vede gli altri personaggi della serie tv. In questo gioco di carte chi è Claire? Non è Agnese, la moglie di Matteo. Non fa politica. Qui il parallelo cade e l'unica che può reggere la parte è Maria Elena Boschi. Bisogna ammetterlo, qualcosa di Claire nella sua arte politica c'è. Come Claire è destinata da sempre a ruoli di potere. Era già ministro ai tempi dell'università. Dialogo tra Claire e Frank. «Si fanno abbindolare proprio tutti». «Da cosa?». «Dal reggiseno push up».
 

Alle spalle di un leader c'è sempre un mediano che lavora per lui, uno di cui ci si può fidare, che recupera i palloni, fa il lavoro sporco, risolve problemi, anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali. Il mediano di Frank è Douglas «Doug» Stamper, quello di Matteo a questo punto non può che essere Luca Lotti, in arte «Lampadina». Dicono sia stato lui a decretare il declassamento di Delrio. Tipico di Doug.

 

LOTTI STAMPERLOTTI STAMPER

Tutti quelli che Renzi ha usato e fatto fuori (politicamente) sono come il povero Peter Russo (che perde tutto, anche la vita). Remi Danton, inappagato lobbista, sembra uno da patto del Nazareno. Zoe Barnes, la giornalista che Frank usa per far passare le sue veline, è troppo giovane per fare in Italia la notista politica. E comunque non c'è più. Nella Washington di House of Cards i repubblicani sono poco più che ombre. Si sa che esistono, ma si vedono poco.
 

Magari ha ragione Enrico Letta, ma questo è solo un gioco. Come dice Michel Dobbs, autore della trilogia che ispira House of Cards: «Quando ho saputo che Renzi aveva comprato una copia del mio romanzo ho ritenuto prudente inviargli una nota: questo libro non è un manuale di istruzioni».

LETTA WALKERLETTA WALKER

 

 

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…