SI SALVI CHI PDL! - BERLUSCONES ALLO SBANDO: “ABBANDONATI A NOI STESSI, NON SAPPIAMO SE CI SARÀ UN PARTITO NUOVO, SE IL CAPO SI CANDIDERÀ” - CROSETTO: ‘’COSÌ NON SI VA AVANTI, ORMAI È IL CAOS, È LA PALUDE” - IL BANANA NON SA CHE FARE, È INDECISO SE TENTARE UNA NUOVA DISCESA IN CAMPO O COMPLETARE QUELLA NEGLI INFERI - È RINTANATO AD ARCORE E SAREBBE TENTATO DI FARE TABULA RASA...

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

«Io da qui a breve torno a fare il mio lavoro, perché a differenza di tanti altri ce l'ho. E posso dirlo: Berlusconi non può pensare di ricandidarsi per la sesta volta. Così non si va avanti, ormai è il caos, è la palude. Qui serve aria nuova, aria pulita, troppi hanno approfittato, hanno fatto politica per puro potere o per diventare importanti».

Guido Crosetto, adagiato con la sua mole imponente su un divanetto del Transatlantico, dà voce allo scoramento e alla disillusione che fa capolino tra le decine di capannelli berlusconiani. È un esercito allo sbando, il "si salvi chi può" è già partito. Lo sa bene Berlusconi, tenutosi ben lontano dalla Capitale. Tentato dal "predellino" o dal mollare tutto. Dalla rinuncia alla premiership, soprattutto: «Nell'ultima battaglia non voglio legare il mio nome a una disfatta».

Smarrimento e delusione trapelano dal bisbiglio che si rincorre per un giorno intero, nelle ore che seguono il colpo di grazia dell'arresto di Fiorito "Batman". Quello che va a Regina Coeli e dice che starà meglio lì che nel Pdl.

«Una brutta aria» per dirla con l'ex sottosegretario piemontese. Ma nel silenzio del leader e nell'eclissi del segretario Angelino Alfano, che si fa vivo solo con un'esternazione su Facebook, a sfogarsi ormai sono tutti, dai dirigenti del gruppo all'ultimo dei peones in buvette. «Siamo abbandonati a noi stessi, non sappiamo se ci sarà un partito nuovo, se il capo si candiderà, ma poi adesso dov'è?».

Uno scenario in cui passa in secondo piano la consueta minaccia di scissione degli ex An, destinata a rientrare dopo un nuovo vertice tra i loro "colonnelli" in programma oggi. Aria funesta, se anche un fedelissimo come Fabrizio Cicchitto ormai parla di «disgregazione politica che si aggiunge a quella prodotta dalla mascalzonaggine di alcuni». Una valanga che viene giù, se anche il cattolico Mario Mauro, capogruppo nell'Europarlamento, si sfoga col quotidiano dei vescovi "Avvenire" parlando di un partito che «per continuare a esistere ha disperato bisogno di un nuovo leader: se non lo troviamo, meglio chiudere bottega». Superare Berlusconi, oppure il Pdl è morto.

E lui? «Disgustato dalle manette e disinteressato alle beghe», raccontano i suoi, resta chiuso ad Arcore. Tentato per ore da un exploit, in un primo momento programmato perfino per oggi, in occasione del convegno al quale avrebbe dovuto partecipare stamattina a Palazzo Mezzanotte, a Piazza Affari a Milano, al cospetto degli investitori russi. Dicono che fosse pronta la requisitoria, mirata al "repulisti" interno al partito, fare tabula rasa per ricominciare dalle macerie. E invece, come sempre accade, le colombe avrebbero avuto la meglio, Gianni Letta lo avrebbe indotto a più miti consigli.

Nel pomeriggio il Cavaliere tornerà invece a Roma. Più intento a studiare le decine di bozzetti del nuovo simbolo e del nuovo nome che a occuparsi delle liti interne o della legge elettorale. Ha già programmato un'altra puntata a Mosca per il compleanno di Putin della prossima settimana, giusto per rendere l'idea di quel che gli passa per la testa.

E in vista del congresso del Ppe di Bucarest, tra due settimane, dove parteciperà anche Casini, il Cavaliere ha già fatto sapere che parteciperà ai lavori ma lascerà intervenire in plenaria Angelino Alfano. Se potesse, per come si sono messe le cose, Berlusconi lascerebbe ad altri, magari allo stesso segretario, la corsa alla premiership. E questo, nonostante alcuni gli abbiano detto che la sua partecipazione diretta varrebbe da sola circa nove punti. Il problema è che sulla terra bruciata dentro e fuori il partito, l'ex premier non trova alternative, né jolly da giocare.

Stasera riunirà ancora lo stato maggiore a Palazzo Grazioli. Qualche ora prima gli ex An terranno il loro vertice. «Troppe faide, sé è così meglio dividerci» dice alla vigilia Alemanno. Come lui la pensa La Russa. Ma non Gasparri e Matteoli (ieri sera riunito con Ronchi, Nania, la Bernini e altri), che hanno già fatto sapere che «dal Pdl non si esce». I colonnelli sproneranno piuttosto Berlusconi affinché dia «un colpo d'ala» al partito. E perché si decida sul da farsi una volta per tutte.

 

SILVIO BERLUSCONI Guido Crosetto ANGELINO ALFANO gianniletta IGNAZIO LA RUSSA MAURIZIO GASPARRI MATTEOLI

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