L’ANIMO NAZI E’ DURO A MORIRE - IN GERMANIA GLI ANTI-SEMITI SONO COSÌ NUMEROSI DA SPINGERE L’AMBASCIATORE ISRAELIANO A BERLINO A DIRE CHE “GLI EBREI TEDESCHI VENGONO PERSEGUITATI COME NEL 1938” - MOLOTOV SU UNA SINAGOGA

Giovanni Stringa per “Il Corriere della Sera

 

angela merkel 3angela merkel 3

Nella vetrina di una libreria della capitale tedesca, a due passi dalla Nuova sinagoga bruciata dai nazisti nel 1938, c’è una foto in bianco e nero di volti giovani e sorridenti. È la copertina di un libro che racconta la vita degli ebrei a Berlino prima dell’arrivo al potere di Adolf Hitler. Mai quei giovani, in quella foto di inizio secolo, avrebbero potuto immaginare quello che poi è successo tra il 1933 e il 1945.

 

 HITLER HITLER

E, ancora di più, mai avrebbero potuto prevedere che l’ondata di antisemitismo si sarebbe ripetuta una seconda volta: oggi, nonostante tutte le atrocità di quei 12 anni di potere nazista, la Germania sta rivivendo alcuni slogan e alcuni assalti del passato. Certo, la situazione è ben diversa. Ma alcune parole sono le stesse: è successo venerdì scorso, quando — all’interno di altrimenti pacifiche manifestazioni sulla pesante situazione a Gaza — un piccolo gruppo ha gridato il saluto nazista «sieg heil» con l’invito a «gasare Israele».


E la scorsa notte, secondo la polizia, tre uomini hanno lanciato alcune molotov contro la sinagoga di Wuppertal, nella parte occidentale del Paese. Un diciottenne di origine palestinese, sospettato di essere fra gli artefici dell’attacco, è stato arrestato.

 

CHARLOTTE KNOBLOCH CHARLOTTE KNOBLOCH

Non ci sono feriti. «In Germania gli ebrei vengono perseguitati come nel 1938», aveva detto — solo pochi giorni fa — l’ambasciatore israeliano a Berlino, Yakov Hadas-Handelsman. Ieri, dopo l’assalto alla sinagoga, l’ex presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Charlotte Knobloch, ha invitato gli ebrei nel Paese a «non rendersi riconoscibili» come tali. Knobloch, che ora è presidente della Comunità ebraica di Monaco e dell’alta Baviera, ha così commentato l’attacco a Wuppertal: «Quello che viviamo oggi è il periodo più preoccupante e minaccioso dal 1945».


Sono numeri non grandi, ma «arcobaleno» (e in diversi Paesi d’Europa): dietro le azioni e le parole antisemite non ci sono certo le folle dei raduni del periodo nazista, eppure i colori della rabbia sono più d’uno. È il connubio tra estrema destra razzista e estrema sinistra anti-israeliana. Ma la quasi totalità della società tedesca resta fuori: pro o contro Israele, ma senza risvolti razzisti o violenti. E i giornali hanno fatto la gara nel lanciare appelli contro l’antisemitismo.

YAKOV HADASYAKOV HADAS


Almeno in un caso, però, la campagna «anti-anti» ha svelato un’altra deriva all’interno della società tedesca, questa volta nei confronti della religione musulmana: sul quotidiano Bild un commentatore ha scritto che tutti i seguaci dell’Islam sono potenziali delinquenti. «Questo — ha aggiunto — si dovrebbe tenere particolarmente in considerazione, a proposito di immigrazione e diritto d’asilo». Tra i politici, il verde Volcker Beck ha subito chiesto alla Bild di scusarsi davanti a tutti i musulmani. E, a stretto giro di posta, i vertici del giornale hanno preso le distanze dall’articolo.


Pochi giorni fa le tensioni hanno riguardato anche lo sport. Sempre nel cuore di lingua tedesca dell’Europa, ma non in Germania bensì in Austria. Durante una partita di calcio tra la squadra francese del Lille e gli israeliani del Maccabi Haifa, alcuni manifestanti pro-Palestina sono entrati in campo scatenando una rissa con i giocatori della città sulla costa d’Israele. Così il successivo match del Maccabi Haifa, questa volta con la squadra tedesca del Paderborn, è stato annullato «per motivi di sicurezza».
 

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