IRAQ ALLO SBANDO – PETROLIO, RAPINE, EMIRI ARABI. CON QUESTO BEL MIX L’ISIS E’ DIVENTATO RICCO E OGGI CONTA SU UN PATRIMONIO DI DUE MILIARDI DI DOLLARI

Carlo Antonio Biscotto per "il Fatto Quotidiano"

 

L'AVANZATA DELLE MILIZIA JIHADISTE CONTRO GLI YAZIDI IN IRAQL'AVANZATA DELLE MILIZIA JIHADISTE CONTRO GLI YAZIDI IN IRAQ

All’indomani della conquista di Mosul la milizia jihadista che prendeva il nome di Isis (Stato islamico dell’Iraq e della grande Siria), e che oggi preferisce abbreviare la sigla in Is (Stato Islamico), era stata individuata dagli analisti internazionali come la più ricca organizzazione terroristica del mondo. Da allora la stampa di tutto il mondo non fa che chiedersi da dove viene tutto questo denaro.

 

Nel corso delle operazioni militari che portarono alla conquista di Mosul, nella parte settentrionale dell’Iraq, i combattenti dell’Isis saccheggiarono oltre 500 miliardi di dinari iracheni pari più o meno 300 milioni di euro. I leader politici iracheni ritengono che al momento nelle casse dell’Isis ci siano oltre due miliardi di dollari. Su questa cifra concordano un po’ tutti; sulla sua provenienza le opinioni differiscono.

IRAQ - JIHADISTI DELL' ISISIRAQ - JIHADISTI DELL' ISIS

 

Il governo iracheno sembra non avere dubbi e ritiene che sia l’Arabia Saudita il principale sponsor finanziario dell’Isis. Nel giugno scorso il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki lo dichiarò apertamente: “Riteniamo l’Arabia Saudita responsabile del sostegno morale e finanziario fornito all’Isis”.

IRAQ - JIHADISTI DELL' ISISIRAQ - JIHADISTI DELL' ISIS

 

E qui le cose si complicano in quanto gli Stati Uniti, vale a dire il principale alleato politico e militare della monarchia saudita, respingono le accuse dell’Iraq definite “imprecise e umilianti” dal portavoce del Dipartimento di Stato. La posizione degli Stati Uniti ha trovato una sponda nel Brookings Doha Center in Qatar, filiale nel Golfo della Brookings Insititution, un think-tank nel quale il governo Usa ripone la massima fiducia.

 

IRAQ - JIHADISTI DELL' ISISIRAQ - JIHADISTI DELL' ISIS

“Non ci sono prove a sostegno dell’ipotesi secondo la quale governi nazionali avrebbero contribuito a creare e/o finanziare l’Isis”, ha dichiarato Charles Lister del Brookings Doha Center. Tuttavia altri centri di studio la pensano diversamente. Gunter Meyer del “Centro di ricerca sul mondo arabo” di Mainz crede di sapere con certezza da dove vengono i finanziamenti delle milizie agli ordini del “Califfo” al-Baghdadi: “Fino ad oggi i principali finanziatori dell’Isis sono stati i Paesi del Golfo, con l’Arabia Saudita al primo posto seguita dal Qatar, dal Kuwait e dagli Emirati Arabi Uniti”.

 

iraq    anche bambini tra i terroristi dell isisiraq anche bambini tra i terroristi dell isis

Sempre secondo Meyer, gli Stati del Golfo avevano iniziato a finanziere gruppi come l’Isis “per indebolire indirettamente il regime di Assad che vede al governo la minoranza Alawita mentre tre quarti dei siriani sono sunniti”. Non di meno la politica saudita è molto rischiosa. “La maggior parte dei combattenti dell’Isis sono sauditi.

 

È da escludere che una volta tornati in patria tentino di rovesciare il regime saudita?”, si chiede Meyer. Nessuno però crede che si possa interrompere in tempi brevi il flusso di finanziamenti proveniente non solo dal governo saudita, ma anche a titolo personale da molti ricchi sauditi. Un’altra importante fonte di finanziamento dello Stato islamico sarebbero i giacimenti petroliferi della Siria settentrionale ora controllati di fatto dai ribelli islamici che sognano il Califfato e che, tramite le autocisterne, fanno arrivare il petrolio in Turchia per poi rivenderlo sul libero mercato.

 

iraq   l'avanzata dei jihadisti 8iraq l'avanzata dei jihadisti 8

Secondo il brookings Doha Center l’ISIS in larga misura è in grado di autofinanziarsi essendo riuscito a creare nella società reti – anche criminali - che garantiscono un continuo flusso di denaro. Ne sarebbero un esempio i sequestri e le estorsioni a Mosul dopo la conquista della città. Le estorsioni colpiscono le piccole e medie imprese, ma anche le grandi industrie e i politici locali.

 

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Inoltre è possibile che nelle zone da loro controllate gli uomini dell’Isis abbiano cominciato ad imporre tasse alla popolazione. Secondo gli studiosi, è più difficile credere ad una alleanza tra l’Isis e ciò che resta del Partito Baath di Saddam Hussein. In comune c’era forse l’aspirazione a rovesciare il governo sciita di al-Maliki, ma gli obiettivi sono totalmente diversi: l’Isis aspira a creare una teocrazia islamica, il Partito Baath vorrebbe insediare in Iraq una democrazia laica.

 

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Comunque finora il più grosso colpo finanziario dell’Isis resta il bottino rastrellato nei forzieri della Banca centrale di Mosul pari a circa 430 milioni di dollari con i quali i capi dell’organizzazione potranno corrispondere almeno per un anno un salario di 600 euro al mese a 60.000 combattenti che hanno impugnato il mitra in nome di Allah.

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