L’APPEASEMENT DI SILVIO – IL CAV SPUNTA GLI ARTIGLI AI FALCHI PDL: “CON LETTA FINO AL 2015” - IPOTESI DI RIMPASTO PER L’ESECUTIVO (ALFANO LASCIA IL VIMINALE PER DEDICARSI AL PARTITO?)
Amedeo La Mattina per "La Stampa"
Berlusconi rassicura Alfano e i ministri Pdl. Anzi, fa di più. Per la prima volta prende in considerazione l'ipotesi di sostenere il governo fino al 2015. «Sempre se non ci saranno provocazioni eclatanti da parte del Pd». Cosa il Cavaliere intenda per provocazioni eclatanti non è dato saperlo. Certo, non crede che i Democratici possano cambiare idea e votare contro la sua decadenza da senatore; ma già evitare il voto palese in aula sarebbe per l'ex premier un passo di distensione nei suoi confronti.
A scrutinio segreto tutto è possibile, ragiona l'ex premier, anche di uscirne vivo e rimanere a Palazzo Madama, esorcizzando così l'incubo degli arresti. Nel segreto dell'urna ci possono essere a suo favore i voti della parte «più responsabile del Pd» che vuole tenere in piedi Letta a tutti i costi e dei senatori di Scelta civica che stanno seguendo Mario Mauro nella prospettiva di mettere insieme i moderati del centrodestra e costruire il Ppe italiano. Le dimissioni di Mario Monti contrarie a questa prospettiva vanno lette in questa chiave.
Dunque, Berlusconi sempre meno falco e disposto ad allungare la vita di Letta, magari con una ripartenza programmatica e un piccolo rimpasto di governo. La ghiotta indiscrezione che gira nel Pdl è che Angelino Alfano sarebbe disponibile a dimettersi da ministro dell'Interno e, rimanendo vicepremier, dedicarsi completamente al partito. Da questa posizione sfidare gli avversari interni con le primarie a tutti i livelli, anche per la candidatura alla premiership. Berlusconi non si è mostrato contrario. «Questo è il modo per rinnovare il centrodestra», dice Alfano. In questo modo spunterebbe gli artigli ai falchi che hanno insistito sul principio anatomico secondo cui un sedere può accomodarsi su una sola poltrona.
Alfano lascerebbe a Berlusconi la decisione di mandare al Viminale un altro esponente del Pdl. Potrebbe essere Schifani, che a sua volta lascerebbe la carica di capogruppo al Senato per accontentare i lealisti. Oppure dare a questa componente il ministero dell'Interno. à ancora presto per questi incastri. Il punto rimane che il Cavaliere si è reso conto che mettere in crisi il governo sulla legge di stabilità non è possibile: cercare le elezioni anticipate sarebbe un azzardo.
Lo sarebbero anche come reazione alla decadenza. I sondaggi non gli danno alcun conforto, allora meglio rimettere insieme i moderati del centrodestra e trovare in questa nuova alleanza uno scudo contro la sinistra. Sulla legge di stabilità poi gli hanno assicurato che ci sono ampi margini di cambiamento. Anche i più critici adesso dicono che si può cambiare in Parlamento. Dice Fitto: «Le critiche e le preoccupazioni da noi mosse sui contenuti della legge di stabilità , non vanno ricondotte al dibattito interno di partito o a un giudizio finale sul governo, come se domani mattina si dovesse decidere tra fiducia e sfiducia».
Cambiare la legge di stabilità , dice Berlusconi, evitare che l'Imu sulla prima casa rientri dalla finestra e poi mettersi sulla scia delle associazioni di categoria, di quei mondi elettorali di riferimento che chiedono modifiche e non la crisi di governo. Ecco, appunto, l'ex premier ha annuito quando i ministri a Palazzo Grazioli gli hanno fatto presente l'effetto della legge di stabilità e la stessa sopravvivenza dell governo hanno portato lo spread ai minimi, la borsa ai massimi, mentre la Banca d'Italia conferma che alla fine dell'anno si vedranno i primi segnali di ripresa. La benedizione di Obama a Letta ha chiuso il cerchio.
E se arriva la decadenza? Intanto Berlusconi ha ricominciato a sperare un po', ma solo un po', nella possibilità di ottenere da Napolitano la grazia. In fondo non ci crede, ma tenendo tranquillo l'esecutivo il discorso può essere riaperto. Se poi il Senato voterà la decadenza, «non è detto - spiega un ministro - che ci divideremo». Non è detto che Berlusconi chiederà ai ministri di dimettersi. Lo ha già chiesto ieri ad Alfano, De Girolamo, Lorenzin, Quagliariello e Lupi e la loro risposta è stata: «Rimarremo comunque al nostro posto».
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