COI 5 STELLE VEDREMO LE STALLE! - L'ECONOMISTA PORTASFIGA ROUBINI AVVERTE: "SE AVANZA IL M5S LO SPREAD CONTINUERA' A SALIRE" – POMPA PER RENZI: "POSITIVE LE MISURE FISCALI DEL GOVERNO, QUELLO CHE SI POTEVA FARE NEL BREVE PERIODO E' STATO FATTO"

Eugenio Occorsio per ‘La Repubblica'

«Pensate solo questo: la tenuta degli spread, quindi in ultima analisi dell'intera architettura dell'euro, è subordinata all'impegno della Bce di comprare i bond dei paesi in difficoltà se scatta l'emergenza. Ma potrà mai la Banca centrale comprare, direttamente o indirettamente, i titoli emessi da un Paese guidato da un movimento che vuole il referendum sull'euro e considera il Fiscal compact un foglio da stracciare?».

Nouriel Roubini da Londra sta seguendo non senza passione il drammatico countdown per il voto di domenica affiancato da Brunello Rosa, l'italiano che guida le attività europee del suo think tank Rge e gli fornisce momento per momento i dati sull'avanzata apparentemente inarrestabile di Beppe Grillo. «Se il M5s risulterà il primo partito il governo Renzi sarà a fortissimo rischio. Altrettanto se Grillo arriverà secondo a breve distanza, il che mi pare probabile vista la trasmigrazione di voti da Forza Italia».

Non solo il governo: sarà a rischio l'intervento della Bce con il risultato che si potrebbe riaprire un crisi degli spread come quella del 2011?
«Parliamoci chiaro: perché Francoforte dovrebbe gettare una ciambella di salvataggio a un governo che considera le procedure per deficit eccessivo come una barzelletta? È probabile che se Grillo vincerà, lo spread salirà ancora.

Il balzo in sei giorni da 150 a 180 con l'aumento dei tassi dei Btp dal 2,9 al 3,2%, non è accaduto a caso: c'è stata è vero la sorpresa negativa del calo del Pil, ci sono stati i peggioramenti di opinione di alcune istituzioni finanziarie sui fattori di rischio italiani e spagnoli, ma c'è soprattutto la crescita di Grillo. Una vittoria del M5s metterebbe in grave difficoltà la tenuta del governo. Non escluderei che Renzi, in situazioni estreme, potrebbe arrivare a dimettersi».

Ma come giudica l'operato in economia del governo?
«Sono positive le misura di sgravio fiscale sia alle imprese che alle famiglie. Per essere precisi, gli 80 euro sono una misura anticiclica necessaria ma era meglio un'ulteriore riduzione del carico tributario sulle aziende.

Gli 80 euro incidono sul salario netto e non rappresentano un taglio del cuneo fiscale. La riforma del mercato del lavoro è agli inizi e aspettiamo di vedere il Jobs act. Di cruciale importanza è la lotta alla corruzione che in questa fase sembra ancora in fase embrionale».

Perché secondo lei c'è tanto malcontento?
«Perché il processo di deindustrializzazione non si è arrestato, come prova il Pil negativo. Le fabbriche chiudono, non è che producono meno. Questo fenomeno ha bisogno di interventi strutturali di lungo periodo. Serve tempo per implementarli: invece da un lato c'è Renzi che proclama una riforma al mese, dall'altro c'è un Paese che sembra voler solo cambiare continuamente governo sperando in qualche tocco miracoloso.

È qui il vero pericolo. Renzi è partito bene ma gli effetti delle riforme non si possono vedere prima di un paio d'anni. Deve continuare su questa strada. Quello che poteva fare con interventi a breve l'ha fatto».

Il M5s non è l'unico partito "contro" che si avvia ad affermarsi in Europa. Quali sono gli altri casi a rischio?
«Il più clamoroso è la Francia, dove il Fronte nazionale è in testa. Se vince, le misure di austerity e le riforme strutturali annunciate dal governo finiranno sotto pressione. Nel sistema francese, il premier paga per gli errori del presidente: ma se Valls si dimette è difficile trovargli un credibile sostituto nel partito socialista.

In Grecia, Syriza è avanti nei sondaggi rafforzata dal movimento paneuropeo di Tsipras, e se vince la forza del governo diminuirà: non è detto che Samaras si dimetta ma si potrà andare incontro a nuova instabilità. E in Gran Bretagna, il Labour e l'Ukip, il partito ultraconservatore che propugna la revoca di Maastricht, si battono per il primo posto. Cameron sarà terzo e pur se non dovrà dimettersi sarà un pessimo segnale in vista del referendum scozzese di settembre e delle elezioni del 2015».

 

roubini ragazze nouriel roubini MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN RENZI E PADOAN GRILLO A ROMAsamaras barroso INAUGURANO IL SEMESTRE EUROPEO

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?