FORZA ITALICUM - L’INCONTRO DI TRE ORE FRA RENZI E BERLUSCONI E’ SERVITO A SALDARE LA LEGGE ELETTORALE – IN BARBA AD ALFANO, IL BANANA S’E’ OFFERTO DI AIUTARE PITTIBIMBO SULLE PROSSIME MANOVRONE ECONOMICHE
Tommaso Labate per “Il Corriere della Sera”
La formula, «incontro cordiale e positivo», è quella di rito. Ma la durata dell’incontro, quasi tre ore, è decisamente sopra la media. Segno che nel terzo summit tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi — ieri mattina presto a Palazzo Chigi, alla presenza di Lorenzo Guerini e Luca Lotti per il Pd, e di Gianni Letta e Denis Verdini per Forza Italia — nel menù non c’è stata solo la legge elettorale. Ma anche l’economia di un Paese che rischia l’autunno caldo, come dimostrano anche i dati Istat. E pure di questioni di politica internazionale, come la Libia.
cena fund raising di forza italia silvio berlusconi
Ma è l’Italicum il punto centrale del summit. L’accordo, di fatto, c’è. La soglia per ottenere il premio di maggioranza viene innalzata dal 37,5 al 40%. Intatte, almeno per ora, le soglie per accedere in Parlamento delle coalizioni (12) e dei partiti non coalizzati (8). Viene abbassata al momento dal 4,5 al 4% la soglia per i partiti singoli coalizzati. Ma potrebbe essere ulteriormente rivista al ribasso in futuro, per andare eventualmente incontro ad Alfano e Vendola.
«Si è stabilita la possibilità di modifiche che saranno oggetto di un ampio confronto», scandisce di fronte ai cronisti Guerini, l’uomo che i protagonisti del tavolo bipartisan hanno scelto di comune accordo come portavoce. Il metodo? «Continuiamo con l’impianto stabilito e su quello possono esserci cambiamenti nell’ambito di un confronto aperto a tutte le forze politiche».
Distinguo a parte sul merito, è il segno che non solo l’asse tra Renzi e Berlusconi regge. Ma è anche la prova che la nuova versione riveduta e corretta del patto del Nazareno partirà per l’appunto solo col via libera dei contraenti originali. Il Pd renziano e la Forza Italia berlusconiana, appunto. «I punti del tavolo», sono le parole centellinate da Guerini poco dopo le 11, quando l’incontro è appena terminato, «sono innanzitutto il tema delle soglie per accedere al premio di maggioranza, e mi pare che ci siano le condizioni per arrivare a una convergenza così come per le soglie più basse».
E poi ci sono le preferenze, storicamente mai digerite dall’ex Cavaliere, su cui il vicesegretario del Pd spende quella parola — «cautela» — che i protagonisti dell’incontro hanno selezionato con cura. «Sulle preferenze andrei molto cauto. Ma c’è la disponibilità a confrontarci nelle prossime settimane».
Gli altri soggetti del confronto, a cominciare da Ncd e M5S, guardano all’incontro Renzi-Berlusconi con un misto di circospezione (i primi) e di sospetto (i secondi). «Un patto a tre è già nei fatti. Non servono riunioni», dice in serata Angelino Alfano. «Con Renzi abbiamo parlato chiaro e sono certo che un accordo si troverà», aggiunge prima di precisare che «sulle preferenze comunque teniamo duro». Prima ancora Gaetano Quagliariello aveva nuovamente invitato il premier a «guardare prima alla sua maggioranza che ad altri».
Critiche arrivano dall’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Sulla materia elettorale va bene parlare con tutti, ma l’ultima parola non può essere lasciata all’opposizione». Bordate arrivano dal M5S. Dove, in vista di un possibile intervento di Grillo, scende in campo Roberto Fico: «Ecco come si fanno le riforme e si governa un Paese secondo Renzi e Berlusconi. Si stringono patti di cui i cittadini non possono conoscere il contenuto. Si scrive una legge elettorale senza preferenze, con un premio di maggioranza abnorme».
Ed è perfino poca cosa rispetto ai siluri diretti a Palazzo Chigi dai «neofalchi di FI». Da quelli che, dietro il summit tra Renzi e Berlusconi, vedevano (e vedono ancora) il rischio che il partito possa decidere, in autunno, di soccorrere l’esecutivo sui temi economici. Basta ascoltare Raffaele Fitto: «La via di Renzi è fatta di tasse. Ed è questa che impedisce al Paese di crescere».