E LA LEGA TORNÒ SOLA (OPPOSIZIONE, ULTIMA SPERANZA PER NON FINIRE DISINTEGRATA - E NEL NORDEST IL CARROCCIO SI SGANCIA DALL’ALLEANZA COL PDL: “NELLE AMMINISTRATIVE DI PRIMAVERA CORRIAMO DA SOLI” - MA LA LEGA DI LOTTA DEVE VEDERSELA CON DECINE DI AMMINISTRATORI CHE RISCHIANO DI PERDERE LA POLTRONA SENZA ACCORDI LOCALI COI BERLUSCONES - VINCERÀ IL RADICALISMO PADANO O LA CONVENIENZA ELETTORALE?...

Giuseppe Pietrobelli per "Il Gazzettino di Venezia"

La Lega Nord non più di governo, tornata di lotta ai tempi della crisi, rischia di scompaginare la geografia politica del Nordest. Dove fino alle ultime elezioni il centrodestra - quasi ovunque unito - aveva fatto man bassa di seggi e poltrone, municipi e Province. Ma adesso la Lega sembra intenzionata a tirare diritta per la propria strada, tornando solipsisticamente all'orgogliosa rivendicazione della propria identità, che in qualche non raro passaggio elettorale è stata la chiave del successo. Una marcata diversificazione rispetto al Pdl, se non una vera e propria frattura, così annunciano i maggiorenti leghisti.

Forse rispondendo a ciò che ha detto due giorni fa l'ex governatore azzurro Giancarlo Galan, ovvero che la tenzone è aperta con la Lega per verificare chi rappresenta l'elettorato di centrodestra. Ma siccome a primavera si vota per rinnovare due amministrazioni provinciali e 105 Comuni veneti e friulani, è evidente che la Lega solitaria rischia di far franare lo stesso centrodestra. In gioco non ci sono solo cento poltrone di sindaco, ma migliaia se si contano assessori e consiglieri.

«In questo momento la nostra linea è quella di correre da soli» annuncia Giampaolo Gobbo, segretario della Liga Veneta e sindaco di Treviso. Anche a costo di perdere poltrone importanti? «Lo faremo con tutti i rischi e pericoli che possono esserci». Una scelta irrevocabile? «Oggi questa è la linea e in un movimento federato com'è il nostro, le decisioni sono uguali per tutti. Punto e a capo».

Chi ha orecchi per intendere, intenda. Soprattutto in casa leghista dove la vittoria è arrisa, in molte circostanze, grazie alla coalizione. E qualche uscente potrebbe essere tentato di perpetuare alleanze antiche per non perdere l'opportunità di una rielezione.

Prendiamo le due province dove si vota in primavera. A Vicenza, il leghista Attilio Schneck fu eletto 59.94 per cento) nel maggio 2007 in un pacchetto assieme a Forza Italia, Alleanza Nazionale e Udc. Ma allora Forza Italia era quasi al 28 per cento e la Lega al 19 per cento. Cosa accadrebbe in una corsa solitaria del Carroccio? A Belluno, nel giugno 2009, Gianpaolo Bottacin eletto con il 47 per cento portò la Lega ad essere partito di maggioranza relativa solo nel centrodestra, visto che il Pd lo superò di 1.200 voti. Ma adesso a giustiziare il presidente, costretto alle dimissioni, è stato il Pdl che difficilmente sarà alleato nella prossima tornata elettorale.

Nei Comuni la situazione è molto articolata. Andranno al voto 82 Comuni in Veneto e 24 in Friuli. Ebbene, in 35 casi (26 in Veneto e 9 in Friuli) la Lega era alleata con il centrodestra o una sua parte. E l'elezione dei sindaci fu il frutto della combinazione aritmetica dei diversi partiti. Da sola la Lega o il Pdl non avrebbero vinto. In 20 casi (16 in Veneto e 4 in Friuli) la Lega si presentò da sola o con qualche civica. È quello che sembra pronta a fare tra pochi mesi, contando sul fatto che la luna di miele con gli italiani del governissimo-Monti potrebbe essere già finita, sotto i colpi della crisi e delle misure economiche adottate.

«L'uscita dal governo ci ha indotto a una riflessione. E ci ha portato a concludere per un'ostilità nel fare le alleanze». Gianantonio Da Re, sindaco di Vittorio Veneto e segretario della Lega nel Trevigiano, non ha tentennamenti. «La nostra convinzione si è rafforzata dopo le considerazioni di Napolitano sulla cittadinanza agli extracomunitari nati in Italia. Stravolgono anche la Costituzione. Mi pare che siamo passati direttamente a un regime dei tempi andati, di cui il presidente è bene a conoscenza. Ma Krusciov è ormai morto da un pezzo». Conclusione di Da Re.

«Se continua così, non ci sono più affinità nè amministrative né politiche. Anche se adesso rispettiamo i nostri patti e non facciamo come ha fatto il Pdl a Belluno».

Gli scontri che contano per le poltrone di sindaco in primavera saranno molti. Praticamente in tutti i centri più grossi la Lega era alleata con il centrodestra. Ovvero a Belluno, Feltre, Jesolo, Mira, Mirano, Conegliano, Villorba, Verona, Villaverla, Aviano, Azzano Decimo, Cervignano, Lignano Sabbiadoro.

L'unico caso di sostanziale monocolore leghista è quello di Cittadella. «Ma io, dopo due mandati da sindaco e altri due in precedenza da vicesindaco non sono rieleggibile» dice Massimo Bitonci. Se la storia insegna qualcosa, il prossimo candidato leghista dovrebbe essere l'attuale vice di Bitonci, Giuseppe Pan. «A Cittadella c'è quasi un monocolore. L'unico partito siamo noi, anche se fui eletto assieme ad alcune civiche, tra cui Forza Cittadella di cui fanno parte persone che avevano in tasca la tessera di Forza Italia». Continuerà così? «La candidatura sarà in continuità con il presente. Il candidato sarà scelto tra i militanti leghisti, anche se potranno convergere persone che condividano il nostro programma. È sempre stato così e non cambierà».

Chi avrà qualche problema in più sarà invece Flavio Tosi a Verona. Perché fu eletto con il 60.75 per cento dei voti, ma la Lega era alleata con il centrodestra. Cosa farà il leghista in odore di eresia? «La decisione se andare da soli o fare alleanze come nel 2007 verrà presa a livello nazionale» è la risposta. Ma non fu Tosi a dire che squadra vincente non si cambia? «È vero, ma si può anche correre da soli. E questo è il sogno vero di ogni leghista».

Radicalismo padano o convenienza elettorale? Al momento i leghisti non sembrano avere dubbi. Piergiorgio Stiffoni, senatore di lungo corso: «Capisco il mio collega Maurizio Castro che sta spingendo per averci di nuovo insieme. Calma, calma... Vedremo come procederanno gli eventi politici». E di fronte al rischio di perdere seggiole e poltrone? «Per anni siamo stati all'opposizione, lo siamo anche oggi. E non ci perdiamo d'animo per questo. Sappiamo cosa vuol dire essere "Lega di lotta"».

 

 

BERLUSCONI TIENE LA MANO DI BOSSI Calderoli FLAVIO TOSI

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…