luigi di maio a piazzapulita giorgia meloni mes

“NESSUN SEGRETO, NESSUN COMPLOTTO” – LUIGI DI MAIO RISPONDE A BRUTTO MUSO ALLA MELONI E SMENTISCE DI AVER LAVORATO “CON IL FAVORE DELLE TENEBRE” SUL MES, E PORTA LE PROVE A "PIAZZAPULITA": “MA LE DO ANCHE LA MIA SOLIDARIETÀ: QUELLO CHE DICE IN AULA È SMENTITO DALLO STESSO DOCUMENTO CHE PORTA COME PROVA, IL SUO STAFF DOVREBBE PROTEGGERLA DI PIÙ” – LA “FAX NEWS” DELLA DUCETTA: NESSUNO USA PIÙ QUELLO STRUMENTO PER LE COMUNICAZIONI, QUELL’ATTO ERA STATO TRASMESSO VIA MAIL USANDO IL SISTEMA CRIPTATO “PIT DIR”. PERCHÉ HA TIRATO FUORI ‘STO “FAX” ALLORA?

 

 

 

 

luigi di maio a piazzapulita

1. SCONTRO SUL MES, DI MAIO TORNA IN TV E PORTA LE CARTE IN SOCCORSO DI CONTE

Estratto dell’articolo di Adriana Logroscino per il "Corriere della Sera"

 

Nella battaglia a colpi di carte tra Giorgia Meloni e il Movimento Cinque Stelle sul Mes e i passaggi di approvazione durante il governo Conte, riappare Luigi Di Maio.

 

A quei tempi ministro degli Esteri, oggi alto rappresentante Ue nel Golfo, tira fuori il contro argomento alla tesi della premier. Di Maio torna in tv, ospite di Piazzapulita su La7, con un «appunto informativo» del 10 dicembre 2020 che fa riferimento all’accordo raggiunto in Eurogruppo il 30 novembre che stabiliva l’iter per il Mes.

l appunto informativo del 10 dicembre 2020

 

La sua firma sul documento del 20 gennaio successivo, quello esibito dalla premier come prova di «un assenso alla chetichella» da «un governo dimissionario», è evidentemente un passo di questo iter.

 

«La presidente del Consiglio — dice Di Maio in tv — ha messo in dubbio l’onore con cui ho amministrato. La decisione politica era stata assunta da Conte già a dicembre, dopo un passaggio in Parlamento. Il documento che ha sventolato in Aula, un mandato all’ambasciatore, è un atto meramente formale.  Nessun segreto, nessun complotto. A Meloni dico che mettere in dubbio l’integrità delle istituzioni non fa mai bene a nessuno. Ma le do anche la mia solidarietà: quello che dice in Aula è smentito dallo stesso documento che porta come prova, il suo staff dovrebbe proteggerla di più». […]

 

LA DATA SUL FAX DI LUIGI DI MAIO SVENTOLATO DA GIORGIA MELONI

2. “IL FAX” ESIBITO DA GIORGIA? NON È UN FAX

Estratto dell’articolo di Wanda Marra per “il Fatto quotidiano”

 

“Negate che il governo Conte abbia alla chetichella dato l’assenso alla riforma del Mes: ho portato qui un bel fax in cui Luigi Di Maio firma l’autorizzazione alla riforma del Mes”. Giorgia Meloni […] ha messo in campo tutta la sua vis polemica per cercare di neutralizzare il più possibile l’inevitabile sì nel voto parlamentare per la ratifica del Trattato.

luigi di maio a piazzapulita

 

La premier riuscirà a rosicchiare qualche altra settimana (grazie anche all’auto-ostruzionismo della sua maggioranza), ma non oltre il prossimo gennaio. A quel punto, ci sarà il momento della verità, in cui FDI dovrà dire sì (e magari la Lega dirà di no).

 

Allora, l’importante è non attribuirsi la responsabilità di questa scelta. Così sono due giorni che si discute dei passaggi del governo Conte, […] ma nessuno ha messo in discussione il cosiddetto fax sbandierato dalla premier, con enfasi teatrale. Eppure, il fax è strumento obsoleto che non si usa praticamente da nessuna parte ormai da anni.

 

MES - GIORGIA MELONI MOSTRA IL FAX DI LUIGI DI MAIO

E di certo non è tra quelli utilizzati per le comunicazioni interne della Farnesina. Infatti, per l’interscambio documentale all’interno del ministero degli Esteri si usa il sistema “Pit Dir”. Ovvero i documenti inviati sono messaggi di posta elettronica leggermente criptata. Un dettaglio? Una bugia innocua, per eccesso di semplificazione? Fino a un certo punto. Perché è la classica esemplificazione di come lo show possa del tutto sostituire la realtà, trasformandola all’occorrenza.

 

giorgia meloni sventola il fax di luigi di maio sul mes in senato

Ieri sera, intanto, Luigi Di Maio a Piazzapulita ha raccontato la sua versione dei fatti, mostrando a sua volta un documento della Farnesina, datato 10 dicembre 2020. Dal quale si evince che non c’è stato alcun colpo di scena sulla riforma del Mes, nulla di nascosto, era tutto previsto. Nel file si specifica, infatti, che c’era stato un accordo in Eurogruppo il 30 novembre 2019 e che la firma sui documenti sarebbe stata apposta dai rappresentanti permanenti dei vari Paesi presso la Ue. […]

 

[…] Il 30 novembre 2020, l’eurogruppo, presente l’allora ministro dell’economia e attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, diede disco verde alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità.

 

GIUSEPPE CONTE NON LAVORA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE

Il 9 dicembre, quando l’allora premier Conte tenne le sue comunicazioni in Parlamento […], venne approvata una risoluzione di maggioranza […] che dava mandato al governo per il via libera alla revisione del Mes. Il 10 dicembre 2020, nel documento della Farnesina si legge che […] la firma “sarà apposta dai Rappresentanti permanenti presso l’unione europea dei Paesi parte degli accordi, a margine del Coreper II del prossimo 27 gennaio”. Come poi fece l’ambasciatore Maurizio Massari, […] giusto un giorno dopo le dimissioni di Conte.

maurizio massari il documento di luigi di maio sul mes che smentisce giorgia meloniluigi di maio a piazzapulita luigi di maiogiorgia meloni sventola il fax di luigi di maio sul mes in senato

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO