salvini di maio bacio

LUIGINO & MATTEO, AMORE DISPERATO - RONCONE: “TRA DI MAIO E SALVINI L’INIZIO FU ROMANTICO CON IL MURALES DEL BACIO GAY. SEDICI MESI CI SONO MASSICCE DOSI DI RIMPIANTO. PERCHÉ POI SONO ACCADUTE UN MUCCHIO DI COSE TERRIBILI. TRADIMENTI, VOLGARI MINACCE E PATETICHE RITORSIONI. PER UN PO' SI SONO TOLTI IL SALUTO, VIVONO NEL RICATTO RECIPROCO, TUTTI E DUE HANNO PERÒ PAURA DI CHIUDERE LA LORO STORIA…”

luigi di maio matteo salvini

Fabrizio Roncone per il “Corriere della sera”

 

Prendete nota: l' inizio fu romantico. Una gran coppia, un gran bacio gay. Il murales comparve all' alba. Su un muro di via del Collegio Capranica, dietro Montecitorio. TvBoy li aveva disegnati stretti, appassionati, irresistibili. Matteo Salvini teneva la nuca di Luigi Di Maio. Tutti e due con gli occhi chiusi, sognanti. Un' immagine pazzesca. Nessun editoriale avrebbe potuto spiegare meglio l' amore politico che nasceva in quella stagione (la sindaca Raggi mandò subito una squadra dell' Ama a cancellare tutto, perché si sa che la Raggi ci tiene alla pulizia della città).

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

 

Sedici mesi dopo resta una foto, resta il ricordo, ci sono massicce dosi di rimpianto. Perché poi sono accadute un mucchio di cose terribili. Tradimenti, volgari minacce e patetiche ritorsioni, il voto delle Europee che ha ribaltato i rapporti di forza, per un po' si sono tolti il saluto, vivono nel ricatto reciproco, tutti e due hanno però paura di chiudere la loro storia e uscire, così, da Palazzo Chigi. Poco fa è arrivata la notizia che avrebbero fatto di nuovo pace.

 

murale salvini di maio

Forse, può darsi, chissà. Stavolta è dura da credere. Perché stavolta hanno litigato di brutto. Le ragioni politiche spiegano qualcosa, non tutto. La verità è che la coppia nacque per caso (ad un certo punto era fatta per un governo Pd-5 Stelle, ma poi Di Maio chiese che la Boschi, se non pure Lotti almeno la Boschi restasse fuori dal governo, e allora Renzi fece saltare tutto: continuano a raccontarla così fonti autorevoli, pur se tra una smentita e l' altra degli interessati). Di Maio e Salvini: una coppia per caso, che però decise di provarci. Poi, lentamente, sono emersi i veri caratteri.

 

Avere in comune figure paterne ingombranti da cui emanciparsi (Grillo e Berlusconi), non è bastato. I due si sono rivelati diversi anche umanamente. Salvini sempre con un po' di barba, l' aria appiccicosa e la felpa della nazionale di canottaggio, la giacca della polizia, allo stadio con il giubbino dei camerati di CasaPound; Di Maio tutto perfettino, elegantino, i pantaloni con la riga, la riga pure ai capelli, l'aria profumata.

di maio salvini

 

Uno, per restare magrino, mangia filetto e rucola da Maccheroni, la trattoria frequentata dai politici della Prima Repubblica, l' altro sovrappeso, che divora panini con salame e maionese come un camionista austriaco e che mentre li divora si fa fotografare, un selfie dietro l'altro: anche mentre impugna un mitra, davanti a un barattolo di Nutella, mentre corre sudandosi il salame e la maionese di prima (giovedì pomeriggio Di Maio è sbottato: «Sai che gli frega a quello della storia dei rubli dalla Russia... quello è capacissimo di farsi fotografare con il rosario in mano mentre si raccomanda alla Madonna e così ci ritroviamo mezzo Paese che dice ma quant' è bravo, quant' è devoto...»).

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

 

E poi: Di Maio con fidanzate che compaiono e subito spariscono, Salvini che viene lasciato da Elisa Isoardi su Instagram (mezzi nudi, immagine memorabile) e poi si mette con Francesca Verdini, la figlia di Denis, 26 anni, e la porta in giro per feste, a sbaciucchiarsi mano nella mano, lui con la maglietta rossa di Puskas (regalo di Orbán), lei in minigonna e anfibi e con un sorriso e un'allegria che levati.

 

E ancora: Salvini sempre netto, una lama, o è bianco o è nero (va bene: meglio se non è nero), mai nessuna deviazione sui temi forti della Lega, dall' immigrazione alla sicurezza, dall' autonomia alle grandi opere; Di Maio incerto, vago, un' idea diversa ogni giorno, con pochi amici dentro al Movimento su cui contare (Fraccaro, Buffagni, Patuanelli e D'Uva) e molti nemici da cui guardarsi (Grillo e Casaleggio Jr., Fico e Di Battista, da quando Di Battista ha deciso di ricandidarsi perché fare il falegname, il mestiere cui aveva annunciato di volersi dedicare, è oggettivamente più faticoso e assai meno redditizio).

 

salvini e di maio murales by tvboy 2

I due che si baciavano disegnati su un muro hanno discusso, e discutono, su tutto. Fosse solo sulla Tav o le Olimpiadi. Di Maio decide di mandare Lino Banfi all'Unesco e cinque minuti dopo il commento di Salvini è: «E Jerry Calà? E Renato Pozzetto? E Umberto Smaila?». L'ironia, talvolta, diventa perfidia. Finiscono così con il dirsi cose tremende, violando la regola fondamentale alla quale ogni coppia, in amore o in politica, dovrebbe attenersi: quando discuti, puoi urlare e minacciare di andartene quanto ti pare. Puoi persino preparare la valigia. Però non devi mai tirare in ballo i parenti. Mai.

Invece loro l' hanno fatto.

 

DI MAIO SALVINI

Salvini: «In questa storia della Russia e dei rubli quello ci inzuppa il pane, ma io, quando vennero fuori le storiacce tremende sul padre...beh, io me ne rimasi zitto zitto». Di Maio: «Quello dovrebbe starsene un po’ di più al Viminale, e meno in giro la notte con la criatura...» ( criatura : bambina, in dialetto napoletano). Il capo grillino è descritto stanco, nervoso, irascibile - «Povero Giggino, ci racconta che la notte si sveglia di colpo, sudato... Povero Giggino, perché poi si mette a pensare e non riprende sonno», raccontano certi tipi del suo staff, che continuano a chiamarlo Giggino nonostante lui gli abbia detto che, se li becca, li caccia.

 

luigi di maio matteo salvini

Il Capitano, l' altra sera, in tv, su Retequattro, aveva la mano che gli tremava e a un certo punto - a lui che pure è un piccolo fuoriclasse della diretta televisiva - è venuto su un sorriso fasullo, che più fasullo era difficile. Va così. E va male. Ma lo sappiamo come finisce una storia d' amore. È sempre tutto molto complicato. Specie se ripensi al primo bacio.

di maio salvini

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…