UNA BALENA BIANCA PER MONTI - LA MANOVRA DI ACCERCHIAMENTO PER IMPORRE SUPERMARIO A PALAZZO CHIGI NEL 2013 PASSA PER LA CREAZIONE DI UN TUTTIFRUTTI MODERATO IN CUI FRULLARE DI TUTTO: CASINI, FINI, LISTONE MONTEZEMOLO, SACCHE DI PIDIELLINI IN LIBERA USCITA, PASSERA E CATTOLICI INDECISI, OSCAR GIANNINO E LA MARCEGAGLIA - PIERFURBY PENSA ALL’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA COME CANDIDATO-FANTOCCIO DELLO SCHIERAMENTO CHE LASCI IL TESTIMONE A RIGOR MONTIS DOPO IL VOTO…
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"
La rete è un arcipelago, un insieme di microcosmi di un'area moderata, cattolica e laica, a cui servono ponti per collegarsi e trasformarsi in realtà politica. Ma non è facile superare antiche rivalità e dissipare i soliti sospetti, e soprattutto - come dice Casini - non esistono scorciatoie, «non c'è spazio per altri predellini». Perciò «serve tempo» per dar vita al contenitore che dovrebbe contendere elettori al Pdl e riportare al voto quanti hanno trovato riparo nell'astensionismo. All'indomani delle Amministrative il leader dell'Udc si rese conto che il Terzo polo aveva fallito nell'impresa e da allora lavora a un progetto più ampio.
La rete è un sistema di relazioni che mette insieme il ministro Passera con il segretario della Cisl Bonanni, i presidenti di Confartigianato e Confcooperative Guerrini e Marino con il giornalista Giannino, che è pronto a presentare un documento per un movimento liberale, dietro cui si celerebbe la volontà dell'ex presidente di Confindustria Marcegaglia di impegnarsi in politica.
La sintesi è necessaria per evitare il rischio di contraddizioni, per non dare all'opinione pubblica l'idea di un gruppo d'interesse e di potere, per vincere la scommessa con il Cavaliere che in questi giorni si è rifatto baldanzoso al punto da dire: «Corro per vincere. Non ci credete?».
Ecco perché Casini è determinato quanto prudente, parla di un «progetto plurale» e si propone da «interlocutore»: «Noi dell'Udc siamo interlocutori». Un messaggio di disponibilità e al tempo stesso un segnale che il partito non si scioglierà nel futuro contenitore. Anche il congresso è stato rinviato. Tuttavia c'è l'intenzione di collaborare alla costruzione dei ponti necessari a collegare l'arcipelago: «E per quel che mi riguarda - aggiunge Casini - io che sono stato candidato contro Berlusconi e Veltroni nel 2008, e che conosco le fatiche di quella sfida, sono pronto a fare un passo di lato a favore di chi intenda fare un passo avanti».
In questo quadro la Marcegaglia potrebbe essere il candidato alla guida del nuovo contenitore. Il capo dei centristi sull'argomento non si sbilancia, mentre è più netto il messaggio rivolto a tutti coloro i quali meditano di scendere in campo: «Serve coraggio, perché non esistono garanzie. Nemmeno il Cavaliere le aveva nel '94. Quindi, se qualcuno crede di avere qualcosa da dare al Paese, lo faccia senza tanti tatticismi. Non c'è spazio per chi pensa a se stesso».
Tre giorni fa - riunendo a Roma i vertici di Italiafutura - Montezemolo ha annunciato la decisione di voler «trasformare l'associazione in partito», spiegando di non voler stringere alleanze con Berlusconi, lasciando aperta la possibilità a un'intesa con Casini. Il presidente della Ferrari però non ha accennato alla sua personale candidatura, che pare allontanarsi.
Ma al di là delle riserve di quanti ancora non hanno deciso se e in che modo collaborare all'impresa, resta il nodo politico da sciogliere: il problema è come trasformare tanti solisti in un'orchestra, come assemblare i virtuosismi e dar corpo a una sinfonia.
Il rinvio della convention organizzata in un primo tempo lo scorso 20 luglio, e che somigliava a una riedizione dell'assemblea di Todi, rivela la difficoltà dell'operazione. Sulle ragioni che hanno portato a posticipare l'appuntamento, girano molte voci: c'è chi sostiene che sia stato Monti a premere per evitare che la presenza del ministro Passera potesse provocare tensioni sul governo, e chi sostiene che non ci fosse intesa tra gli organizzatori sulla presenza dei rappresentanti del Fli. Sia chiaro, Casini tiene al rapporto con il presidente della Camera e guarda con favore alla sua operazione «Mille per l'Italia», che sembra il preludio a uno sganciamento dell'ex leader di An dai suoi nuovi colonnelli.
Ma va risolto il problema dei solisti che devono trasformarsi in orchestrali. E questo tema se ne porta appresso un altro, il più spinoso: a chi affidare il ruolo di direttore d'orchestra di un rassemblement di governo? Non c'è dubbio che il convitato di pietra sia Monti. Perché l'idea del contenitore può determinare un valore aggiunto in termini elettorali. Di più, serve a costruire ponti anche con quei pezzi di elettorato cattolico che militano tra i Democratici.
Come scrive Fioroni in un editoriale che apparirà sul Domani d'Italia, «nel Pd, insieme a Bersani, dovremo riorganizzare l'area riformista che è l'evoluzione dell'area progressista. Mentre l'area moderata dovrà costruire un fronte più ampio dell'Udc, per essere la risposta alla domanda di politica che proviene da quella metà del Paese illusa e delusa dal progetto berlusconiano».
Per quanto siano stati già fatti calcoli elettorali, per quanto nel Pd pensino che - superando il 26% e con il nuovo cartello intorno al 15% - ci siano i numeri per governare con il premio di maggioranza, Casini resta convinto del fatto che Monti sia l'indispensabile valore aggiunto. Anche se il segretario del Pd dice che «Pier sa essere accomodante», anche se il leader dell'Udc racconta di sentire Bersani «ogni mattina per il buongiorno». à in gioco la credibilità politica dell'operazione. Perciò Casini vuole Monti a dirigere l'orchestra.
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