MANOVRE DISPERATE - TREMONTI SA CHE LE ULTIME MISURE ECONOMICHE NON BASTANO, TANTO CHE è ANDATO A BUSSARE DAI CINESI COL CAPPELLO IN MANO - SERVONO ALTRI 3 INTERVENTI, E PER OGNUNO C’È UN NEMICO CHE POTREBBE MANDARLO A CASA: UNA MEGA RIFORMA DELLE PENSIONI (BOSSI), UNA PATRIMONIALE SANGUINOSA (BERLUSCONI), E UNA GARANZIA SULL’ACQUISTO DEI BTP ITALIANI (LA GERMANIA)…
Francesco Bei per "la Repubblica"
L´Italia è nell´angolo, non c´è più un minuto da perdere. Giulio Tremonti trasloca a Monza per incontrare Umberto Bossi e Roberto Calderoli e provare, per l´ennesima volta, a piegare la resistenza del gran capo leghista sulle pensioni. L´allarme in tutto il governo è altissimo, ma al Tesoro tremano sapendo che nei prossimi mesi andranno a scadenza 360 miliardi di euro di titoli pubblici. E ogni asta dei Btp, con lo spread che ieri ha di nuovo ballato vicino all´orlo dei 400 punti base, manda alle stelle gli interessi che devono essere pagati agli investitori.
«Dobbiamo mandare un segnale politico - raccontano abbia detto Tremonti ai suoi interlocutori - perché è vero che il nostro sistema previdenziale è sano, regge almeno fino al 2060, ma in Germania non capiscono le pensioni d´anzianità , loro non ce l´hanno più. E questo per noi è un problema». Dicono che Bossi sia rimasto sulle sue posizioni, senza cedere rispetto al muro alzato già un mese fa.
Quando in un drammatico confronto notturno a palazzo Grazioli, alla presenza di Berlusconi e Tremonti, arrivò a minacciare «la crisi di governo» se il Cavaliere e il ministro dell´Economia avessero insistito con il giro di vite sulla previdenza. La rigidità di Bossi è semmai aumentata per due ragioni contingenti. Da una parte tutti gli amministratori del Carroccio sono in rivolta per i tagli agli enti locali, tanto da sfidare ormai apertamente la leadership di via Bellerio.
Dall´altra c´è domenica l´appuntamento a Venezia con il rito dell´ampolla, una sorta di Pontida-bis, dove Bossi non può certo rimangiarsi la promessa che le pensioni non saranno toccate. Eppure ai piani alti del Pdl ormai si guarda proprio alle pensioni come una delle possibili vie d´uscita se la crisi continuasse a martellare incessantemente l´Italia. Una delle ipotesi è il passaggio immediato al sistema contributivo per tutti, che ridurrebbe subito la spesa previdenziale oltre ad allungare l´età di pensionamento.
Nessuno comunque si illude che la manovra, da sola, possa reggere. Il timore del governo è che nemmeno un eventuale intervento sulle pensioni, se la Bce rallentasse l´acquisto di Btp sul mercato secondario, potrebbe bastare a tirare il paese fuori dalla crisi. A quel punto non resterebbe altra strada che ricorrere alla patrimoniale. Ma è proprio «il governo della patrimoniale» l´incubo del Cavaliere. Il premier teme infatti che la tenaglia rappresentata dalla crisi del debito e dallo «sputtanamento» per le intercettazioni in arrivo da Bari possa aprire la strada a un governo di salvezza nazionale.
«Solo un governo di questo tipo - osserva infatti Rocco Buttiglione in una pausa dei lavori d´aula - , avrebbe la forza di imporre una patrimoniale per portare il rapporto debito/Pil sotto il 100%. E gli amici veri di Berlusconi dovrebbero consigliargli di passare la mano. Nel â45 anche i generali di Hitler ebbero paura a dirgli: è finita. Così si trovarono il capo suicidato e il paese raso al suolo dai bombardamenti».
Persino nel Pdl, nelle riunioni riservate tra i dirigenti, si inizia ad ammettere che l´ostinazione di Berlusconi sta diventando un problema. Una spia di questo malessere è nella improvvisa passione per le primarie scoppiata in un partito forgiato intorno a una leadership intoccabile. Nonostante il recente veto di Angelino Alfano, ieri il Secolo d´Italia ne ha discusso apertamente in un forum con Veltroni e Quagliariello: sono lontani i tempi in cui a parlare di primarie in casa di Berlusconi era solo l´eretico Andrea Augello.
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