giorgia meloni matteo salvini by edoardo baraldi

“UN ATTO DI PURO SCIACALLAGGIO” – GIORGIA MELONI È INCAZZATISSIMA CON SALVINI, TORNATO IN MODALITÀ ROMPICOJONI, CHE ESULTA PER L’ADDIO DI VOX AI CONSERVATORI GUIDATI DALLA DUCETTA E IN CASA LE FA GUERRIGLIA SU OGNI PROVVEDIMENTO (BALNEARI, SICUREZZA, NOMINE, SENZA CONTARE GLI ATTACCHI A MATTARELLA) – TELEFONATA DI FUOCO TRA LA SORA GIORGIA E IL LEADER LEGHISTA CHE NON FERMA L’OFFENSIVA CONTRO URSULA VON DER LEYEN (MENTRE LA DUCETTA STA TRATTANDO PER L'ITALIA UN POSTO DI RILIEVO NELLA COMMISSIONE UE). LA MELONI È PRONTA A TOGLIERE LE COMPETENZE SULL’UCRAINA AL COMITATO SULLA SICUREZZA DOVE SIEDE SALVINI - FORZA ITALIA TEME PER LA STABILITÀ DEL GOVERNO…

Federico Capurso e Francesco Olivo per la Stampa - Estratti

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI BY EDOARDO BARALDI

(...) I movimenti ostili di Marine Le Pen e Viktor Orban (con Matteo Salvini a traino) stanno svuotando i Conservatori, la creatura sulla quale Meloni ha investito da anni per accreditarsi anche fuori dai confini.

 

 

Con la Lega il rapporto è sempre più teso. L’ultimo capitolo è andato in scena ieri: pochi minuti dopo l’annuncio dell’addio di Vox ai Conservatori guidati da Meloni, arriva una nota della Lega:

 

«È un segnale fortissimo. Cresce il fronte del cambiamento in Europa, determinato a dire no alla Von der Leyen e ai socialisti». Una sorta di esultanza nel momento più difficile dell’alleata.

 

Un gesto che Fratelli d’Italia ritiene di “puro sciacallaggio” .

 

giorgia meloni e matteo salvini alla camera

Ma lo stillicidio leghista è fatto di manovre ostili continue, cosa che Meloni ha fatto notare a Salvini nel corso di una telefonata dai toni non così amichevoli avvenuta due giorni fa, durante la quale la premier ha rinfacciato al ministro dei Trasporti una serie di mosse, come l’emendamento non concordato sulle concessioni balneari e l’attacco a Sergio Mattarella dopo il discorso del Presidente sui «limiti della maggioranza».

 

Una rimostranza che non sembra essere servita, perché Salvini, nonostante il passo indietro sulle critiche al Quirinale, non ferma l’offensiva su Ursula von der Leyen, proprio mentre Meloni sta trattando, con la presidente tedesca, un posto di rilievo nella futura commissione europea.

ABASCAL MELONI

 

Chi è cosciente dei rischi del momento è Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri crede che i veleni coltivati a Bruxelles possono facilmente riversarsi nei corridoi dei Palazzi romani e inquinare i rapporti tra alleati.

 

Non sarebbe la prima volta. Il leader di Forza Italia sperava che la fine della campagna elettorale europea e i buoni risultati ottenuti dalle forze di governo nelle urne potessero rasserenare il clima all’interno dell’esecutivo.

 

Invece, il vento si muove in direzione contraria. Salvini e Meloni si sono immersi in una competizione tossica, in cui la premier continua a subire su più fronti, mentre il leader della Lega, appena può, getta sale sulle sue ferite. Così, il clima a Palazzo Chigi si è fatto pesante, ci si è avvitati in una spirale di nervosismi, sospetti, sfiducia.

 

VIKTOR ORBAN MATTEO SALVINI

Chi ai piani alti di Forza Italia ha parlato nelle ultime ore con Tajani racconta di averlo raramente sentito così preoccupato come dopo l’adesione di Vox al nascente gruppo dei Patrioti. La gara tra famiglie europee portata avanti da Salvini e Meloni – è il timore del vicepremier – rischia di essere giocata sulla pelle del governo, minando la fiducia reciproca e, di conseguenza, la stabilità stessa dell’esecutivo.

 

 

Il leader forzista vede le difficili sfide che si prospettano nei prossimi mesi, tra decine di decreti da convertire, una complicata legge di bilancio alle porte e la procedura di infrazione per debito eccessivo che arriverà a novembre da Bruxelles.

 

Di fronte a tutto questo, Tajani è convinto che senza una coalizione compatta i danni per il centrodestra saranno peggiori del previsto.

 

(...)

matteo salvini giorgia meloni

 

MELONI PIÙ SOLA DOPO L’ADDIO DI VOX

Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

 

 

Già la battaglia pubblica di queste ore racconterebbe da sola di un rapporto teso vicino al punto di rottura. Matteo Salvini che scippa gli spagnoli di Vox ai Conservatori di Giorgia Meloni e li conduce nel nuovo gruppone putiniano con Viktor Orban e Marine Le Pen.

 

Matteo Salvini che gode a mezzo stampa del sorpasso dei sovranisti ai danni di Ecr e rivendica l’affronto del tradimento, perché a voltare le spalle alla premier sono stavolta gli amici a cui consegnò l’iconico discorso urlato yo soy Giorgia, soy una mujer, soy madre, soy cristiana.

 

 

salvini meloni

Eppure, per pesare la portata dello scontro che dilania in queste ore il governo – corrodendo rapporti già usurati, spingendo la leader a pensare sempre più insistentemente ai vantaggi di un eventuale reset elettorale - si può partire da un’altra storia. Nascosta, ma altrettanto pesante. Ruota sempre attorno al duello tra la presidente del Consiglio e il suo vice. E riguarda la questione cruciale della sicurezza della Repubblica.

 

 

 

Qualche mese fa, su pressione del vicepremier leghista, la maggioranza inserì nel ddl cybersicurezza una proposta di riforma del Cisr, il Comitato interministeriale per la Sicurezza della Repubblica. E’ un organismo in cui siedono la premier, l’autorità delegata ai Servizi, i vertici dell’intelligence nazionale (dunque Dis, Aisi e Aise) e i principali ministri che si occupano dei dossier più sensibili: Interni, Esteri, Difesa, Economia, Giustizia ed Energia.

viktor orban incontra matteo salvini a roma

 

Il ritocco legislativo apre il tavolo ad altri tre ministri: quello dell’Università, dell’Agricoltura (in caso di crisi, l’alimentazione è asset sensibile) e, appunto, le Infrastrutture (data la delicatezza della difesa di strade, porti ed aeroporti). La novità - operativa dallo scorso 2 luglio - è però figlia di un incidente politico: nel 2023 Meloni affidò la regia delle politiche migratorie al Cisr, escludendo così Salvini (alla fine invitato per ridimensionare il caso).

 

 

antonio tajani e giorgia meloni al senato

Ecco, le ultime notizie sul gruppo putiniano di Orban e Salvini – e dopo la missione del premier ungherese a Mosca, contro il volere tra l’altro del governo italiano – hanno generato una crepa profonda nell’esecutivo.

 

E alimentato a Palazzo Chigi alcuni dubbi – riferiscono fonti meloniane che preferiscono restare anonime – sull’opportunità di coinvolgere il Cisr su questioni cruciali come la guerra in Ucraina, la cybersicurezza – messa a dura prova da Mosca – e la pianificazione delle strategie dell’intelligence.

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

 

In altri termini, la divisione di posizionamento tra la premier e il suo vice starebbe consigliando una frenata rispetto al raggio d’azione del comitato, che potrebbe essere utilizzato soltanto per l’azione contabile e amministrativa sul comparto della sicurezza.

 

MELONI E MATTARELLA CON FAZZOLARI, TAJANI, GIORGETTI, FITTO E ZAMPETTI

(…)

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

antonio tajani e giorgia meloni al senato

 

Ultimi Dagoreport

milano fdi fratelli d'italia giorgia meloni carlo fidanza ignazio la russa francesco gaetano caltagirone duomo

DAGOREPORT - PIJAMOSE MILANO! E CHE CE' VO'! DALL’ALTO DELLE REGIONALI LOMBARDE DEL 2023, CON IL TRIONFO DI FRATELLI D'ITALIA (25,18%), MENTRE LA LEGA SI DEVE ACCONTENTARE DEL 16,5 E FORZA ITALIA DEL 7,23, L’ASSALTO DI FRATELLI D’ITALIA ALLA MADUNINA ERA INEVITABILE - LA REGIONE È IN MANO DEL LEGHISTA ATTILIO FONTANA CHE, CON L’ASSESSORE ALLA SANITÀ GUIDO BERTOLASO, HA SBARRATO LA PORTA ALLE MIRE DELLA MELONIANA FAMIGLIA ANGELUCCI - EPPOI, SAREBBE PURE ORA DI DARE SEPOLTURA A STI’ POTERI FINANZIARI CHE SE NE FOTTONO DI ROMA: ED ECCO L’ASSALTO DI CALTAGIRONE A GENERALI E DI MPS-CALTA-MEF A MEDIOBANCA - IN ATTESA DI PRENDERSI TUTTO, LE MIRE DELLA DUCETTA PUNTANO AD ESPUGNARE ANCHE PALAZZO MARINO: AHÒ, ORA A MILANO CI VUOLE UN SINDACO ALLA FIAMMA! - ALLA FACCIA DEL POTERE GUADAGNATO SOTTO IL DUOMO IN TANTI ANNI DI DURO LAVORO DAI FRATELLI LA RUSSA, IL CANDIDATO DI GIORGIA SI CHIAMA CARLO FIDANZA. UN “CAMERATA” GIÀ NOTO ALLE CRONACHE PER I SALUTI ROMANI RIPRESI DALLE TELECAMERE NASCOSTE DI FANPAGE, NELL’INCHIESTA “LOBBY NERA” - UNA NOTIZIA CHE L’IMMARCESCIBILE ‘GNAZIO NON HA PER NULLA GRADITO…

donald trump friedrich merz giorgia meloni

DAGOREPORT - IL FINE GIUSTIFICA IL MERZ... – GIORGIA MELONI HA FINALMENTE CAPITO CHE IL DAZISMO DI TRUMP È UNA FREGATURA PER L’ITALIA. AD APRIRE GLI OCCHI ALLA DUCETTA È STATA UNA LUNGA TELEFONATA CON IL CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ - DA POLITICO NAVIGATO, L’EX NEMICO DELLA MERKEL È RIUSCITO A FAR CAMBIARE IDEA ALLA DUCETTA, PUNTANDO SUI GROSSI PROBLEMI CHE HANNO IN COMUNE ITALIA E GERMANIA (TU HAI SALVINI, IO I NAZISTI DI AFD) E PROPONENDOLE DI FAR DIVENTARE FRATELLI D’ITALIA UN PUNTELLO PER LA MAGGIORANZA PPE ALL’EUROPARLAMENTO, GARANTENDOLE L'APPOGGIO POLITICO ED ECONOMICO DELLA GERMANIA SE SOSTERRA' LA ROTTA DI KAISER URSULA, SUPPORTATA DALL'ASSE FRANCO-TEDESCO – CON TRUMP OLTRE OGNI LIMITE (LA FRASE SUI LEADER “BACIACULO” HA SCIOCCATO “AO’, IO SO' GIORGIA”), COME SI COMPORTERÀ A WASHINGTON LA PREMIER, IL PROSSIMO 17 APRILE?

donald trump peter navarro

DAGOREPORT: COME È RIUSCITO PETER NAVARRO A DIVENTARE L’’’ARCHITETTO" DEI DAZI DELLA CASA BIANCA, CHE STANNO SCONQUASSANDO IL MONDO? UN TIPINO CHE ELON MUSK HA LIQUIDATO COME UN “IMBECILLE, PIÙ STUPIDO DI UN SACCO DI MATTONI”, FU ‘’SCOPERTO’’’ GIÀ NEL PRIMO MANDATO DEL 2016 DALLA COPPIA JARED KUSHNER E IVANKA TRUMP - IL SUO “MERITO” È LA FEDELTÀ ASSOLUTA: NEL 2024 NAVARRO SI È FATTO 4 MESI DI CARCERE RIFIUTANDOSI DI TESTIMONIARE CONTRO ''THE DONALD” DAVANTI ALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA PER L’ASSALTO A CAPITOL HILL DEL 6 GENNAIO 2021...

trump modi xi jinping ursula von der leyen

LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA DELLE TARIFFE, IL TRUMPONE SI ERA ILLUSO DI POTER RIAFFERMARE IL POTERE GLOBALE DELL’IMPERO AMERICANO. IN PRIMIS, SOGGIOGANDO IL DRAGONE CINESE, L’UNICA POTENZA CHE PUÒ METTERE ALLE CORDE GLI USA. SECONDO BERSAGLIO: METTERE IL GUINZAGLIO AI “PARASSITI” EUROPEI. TERZO: RALLENTARE LO SVILUPPO TECNOLOGICO DI POTENZE EMERGENTI COME L’INDIA - LA RISPOSTA DEL NUOVO ASSE TRA EUROPA E CINA E INDIA, È STATA DURA E CHIARISSIMA. È BASTATO IL TRACOLLO GLOBALE DEI MERCATI E IL MEZZO FALLIMENTO DELL'ASTA DEI TITOLI DEL TESORO USA. SE I MERCATI TROVANO ANCORA LINFA PER LE MATTANE DI TRUMP, PER GLI STATI UNITI IL DISINVESTIMENTO DEL SUO ENORME DEBITO PUBBLICO SAREBBE UNO SCONQUASSO DA FAR IMPALLIDIRE LA CRISI DEL ’29 - CERTO, VISTO LO STATO PSICOLABILE DEL CALIGOLA AMERICANO, CHISSÀ SE FRA 90 GIORNI, QUANDO TERMINERÀ LA MESSA IN PAUSA DEI DAZI, L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA RIUSCIRÀ A RICORDARLO? AH, SAPERLO…

giana, turicchi, venier, paolo gallo, cristian signoretto arrigo antonino stefano

DAGOREPORT - AL GRAN BALLO DELLE NOMINE DELLE AZIENDE PARTECIPATE DALLO STATO - FA STORCERE IL NASO IL NUOVO CEO DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA): ARRIGO GIANA VANTA UN CURRICULUM DI AMMINISTRATORE PRETTAMENTE “LOCALE” E “DE SINISTRA”: MALGRADO SIA STATO IMPOSTO DA SALVINI, GUIDA ATM GRAZIE AL SINDACO BEPPE SALA. E PRIMA ANCORA FU NOMINATO CEO DI COTRAL DALL’ALLORA GOVERNATORE DEL LAZIO NICOLA ZINGARETTI; DOPODICHÉ SI ATTACCÒ ALL’ATAC, SPONSOR IL SINDACO GUALTIERI - RIMANE IN BALLO LA QUESTIONE SNAM: MALGRADO IL PARERE FAVOREVOLE DI CDP ALLA CONFERMA DI STEFANO VENIER, IL CEO DI ENI DESCALZI PUNTEREBBE SU CRISTIAN SIGNORETTO. IN BILICO PAOLO GALLO AL QUARTO MANDATO COME AD DI ITALGAS…