GERUSALEMME AL KERRY – SCONTRO CON WASHINGTON, IL MINISTRO DELLA DIFESA ISRAELIANO ALL’ATTACCO DEL SEGRETARIO DI STATO USA: ‘HA L’OSSESSIONE DELLA PACE’ (POI SI SCUSA)

Arturo Zampaglione per "la Repubblica"

Volano parole grosse tra la destra israeliana e il segretario di Stato americano John Kerry, impegnato in un tour de force diplomatico che lo ha già portato per dieci volte a Gerusalemme in meno di un anno. «Kerry si agita come se fosse animato da una incomprensibile ossessione e da un atteggiamento messianico», ha detto il ministro della difesa Moshe Yaolon, considerato da sempre un falco del Likud, in una conversazione privata riferita da Yedioth Ahronoth, il quotidiano più diffuso nel paese.

«Se fossero vere, sarebbero parole offensive e ingrate», ha subito risposto il Dipartimento di Stato per bocca del portavoce Jen Psaki, ricordando che gli Stati Uniti fanno di tutto per sostenere la sicurezza di Israele. Il portavoce di Barack Obama, Jay Carney, ha fatto dichiarazioni sullo stesso tono.

Il battibecco tra Gerusalemme e Washington arriva in un momento particolarmente delicato. Nominato l'anno scorso al posto di Hillary Clinton, Kerry sta cercando di premere su israeliani e palestinesi perché, dopo tre anni di stallo dei negoziati, accettino uno piano preliminare che possa aprire la strada a soluzioni più serie e impegnative. Le due parti resistono. In particolare gli israeliani si oppongono a un loro ritiro completo dalla Valle del Giordano, dove vorrebbero invece mantenere una zona-cuscinetto tra la Giordania e lo stato palestinese.

Senza mai smentirsi, il ministro Yaolon, che nel passato era stato anche responsabile dell'intelligence militare e capo di stato maggiore fino al ritiro da Gaza nel 2005 (cui era contrario), ha già bollato il piano di Kerry: «Non vale la carta su cui è stato scritto». A
complicare poi le acque è da un lato la volontà del primo ministro Benjamin Netanyahu di avviare nuovi insediamenti nei territori palestinesi, dall'altro il libro di memorie appena pubblicato dall'ex ministro americano alla difesa, Robert Gates, che ha definito Netanyahu un «arrogante».

Subito dopo le scintille di ieri tra Yaolon e Kerry, Gerusalemme ha cercato di calmare le acque. Riferendosi al ministro che è del suo stesso partito, il Likud, Netanyahu ha osservato che i dissensi con gli Stati Uniti possono essere di sostanza, ma mai personali. Lo stesso Yaolon ha detto in una nota scritta che se esistono opinioni contrastanti con gli Usa, vanno affrontate a porte chiuse.

D'altra parte il ministro non ha smentito le frasi riportate da Yodioth, che non si limitavano a bollare l'interlocutore americano come «ossessivo». Secondo il quotidiano, infatti, Yaolon si era anche lasciato andare a una battuta ironica, con un implicito riferimento a Obama: «L'unica nostra salvezza è se Kerry vince il premio Nobel: così ci lascia finalmente in pace». Ma in serata, al termine di un incontro con Netanyahu, sono arrivate le sue scuse: «Non volevo offendere Kerry».

 

MUSEO OLOCAUSTO GERUSALEMME EBREO ORTODOSSO SCRUTA UNA PALMA A UN MERCATO A GERUSALEMME ohn Kerry con il presidente Barack Obama BENJAMIN NETANYAHU

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