indro montanelli benito mussolini

"IO E IL DUCE" - GLI ARTICOLI DI INDRO MONTANELLI SU MUSSOLINI: "FUI CON LUI FINO AL 1936, ANNO DELL'IMPRESA D'ABISSINIA, DOVE ANDAI VOLONTARIO - POLITICO ASTUTISSIMO, NON ERA E NON RIUSCÌ MAI A DIVENTARE UN VERO UOMO DI STATO - MA NESSUNO PUO' NEGARE CH'EGLI SIA STATO UN PROTAGONISTA DELLA STORIA D'ITALIA. NEL NOSTRO UNICO INCONTRO MI DISSE..."

 

Federico Guiglia per il Messaggero

 

otto skorzeny e benito mussolini

Quel figlio del fabbro in realtà non veniva dal popolo. Mussolini aveva un' origine «fra l' artigiano e il piccolo borghese con tutte le scontentezze e i desideri di rivalsa che ad essa sono connessi». Fin dalla nascita di Benito in quel di Predappio, Indro Montanelli smonta anche la biografia dell' uomo che per vent' anni diventerà l' autobiografia degli italiani.

 

Nel bene e nel male, come il più grande giornalista del Novecento racconta con la forza della verità, che è la sua verità, ma pure del «novanta per cento degli italiani» dell' epoca. Prima incantati e poi incatenati alla lunga e, alla fine, tragica avventura del «mattatore senza rivali»: il dittatore fra le due guerre.

 

benito mussolini 13

Io e il Duce s' intitola il libro della Rizzoli (a cura di Mimmo Franzinelli) che promette l' impossibile da mantenere, ossia la ripubblicazione di diversi articoli di Montanelli sul fondatore e capo del fascismo. Con Indro, scomparso già da diciassette anni, non si ripubblica mai niente: la sua ineguagliabile prosa lo rende sempre inedito agli occhi del lettore. Basta leggerlo, per provare il piacere del suo italiano limpido e bello come una forma d' arte.

INDRO MONTANELLI - IO E IL DUCE

 

RAPPORTO ANCESTRALE

Così Montanelli spiega il rapporto quasi ancestrale col fascismo fino agli anni del consenso, come Renzo De Felice definiva il periodo dagli storici Patti Lateranensi del 1929 in poi: «Io fui con Mussolini come quasi tutti i giovani della mia generazione (e il quasi è forse di troppo: le eccezioni si conoscono per nome e cognome, tanto erano, appunto eccezionali) fino al 1936, anno dell' impresa d' Abissinia che mi vide entusiasta volontario laggiù».

 

Per Indro fu la fine della parabola idealistica: «Tornai di laggiù completamente deluso, e l' anno dopo (1937) divorziai dal fascismo, ma non di mia iniziativa. A causa delle mie corrispondenze sulla guerra di Spagna, fui sospeso dal partito (dove non volli più rientrare) ed espulso dall' albo dei giornalisti, il che mi costrinse a cercarmi un lavoro fuori d' Italia, ma mi salvò da qualsiasi complicità morale col fascismo peggiore: quello delle leggi razziali, dell' alleanza col nazismo, e della guerra». Finirà prigioniero e condannato a morte dai nazisti, salvato dal cardinale Schuster nel 1945.

 

benito mussolini 11

«Che Mussolini sia stato, per l'Italia, una jattura, vista la catastrofe della disfatta a cui ci ha condotto, nessuna persona di buon senso ormai lo nega», scrive a proposito di una stele municipale posta e rimossa a Giulino di Mezzegra, per indicare il luogo dove il Duce e Claretta Petacci furono fucilati dai partigiani il 28 aprile 1945.

 

«Ma nessuna persona di buon senso può neanche negare ch' egli sia stato un protagonista della storia d' Italia, di cui ha riempito con la sua personalità un intero ventennio, e che quindi la sua morte segni una data, come la segnano le morti di Stalin, di Hitler, di Napoleone, di Robespierre: tutti uomini che non si possono chiamare benefici e che di catastrofi, di sangue, di stermini ne hanno sulla coscienza molti più di Mussolini».

 

INDRO MONTANELLI

Ecco come Montanelli rievoca l' unico incontro: «Il Duce mi fece un elogio particolare per un articolo antirazzista che vi avevo pubblicato (sull' Universale ndr), e lo concluse con queste parole: Avete la mia approvazione: il razzismo è roba da biondi!. Correva l' anno 1932. Sei anni dopo, egli promulgava le leggi razziali».

 

montanelli fonda il giornale

Quel «forsennato egocentrico» del quale Montanelli pur definisce «magistrali» gli articoli scritti come direttore, allora socialista, del quotidiano Avanti!, incarna umori e malumori, «un impasto di contraddizioni» dell' identità nazionale. «Sceso dal podio su cui aveva proclamato gl' italiani un popolo di eroi, di santi, di navigatori - osserva Montanelli - diceva al suo amico e capufficio stampa Ferretti: Gl' italiani? Governarli non è difficile. È soltanto inutile, ch' è una delle cose più vere e penetranti, ma anche sfiduciate e disfattiste, che mai si siano dette sul nostro popolo».

indro montanelli buonuomo mussolini

 

ASTUTISSIMO

E ancora: «Politico astutissimo, non era e non riuscì mai a diventare un vero uomo di Stato». Si sente la disillusione del risorgimentale che aveva creduto nell' Italia della sua giovinezza: «Io ho dei rancori verso il regime e il suo Duce. Non per i guai che mi hanno procurato, sebbene piuttosto pesanti. Ma per lo sperpero che essi hanno fatto di quel patrimonio di speranze che io e tanti altri giovani della mia generazione ci avevamo investito. Quando mi ritroverò a tuppertù col fascismo sul piano storico, spero che riuscirò a superare questo stato d' animo. Ma lo spero soltanto».

montanelli con la sua macchina da scrivere

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…