mattarella davigo woodcock di matteo

LA MUMMIA DEL QUIRINALE ESCE DAL SARCOFAGO PER RANDELLARE I PM STAR – MATTARELLA: “LA TOGA NON E’ UN ABITO DI SCENA” – CE L’HA CON DAVIGO E CON TUTTA LA SCHIERA CHE VA IN TV: TUTTI POTENZIALI PUNTI DI RIFERIMENTO PER GRILLO, COME DI MATTEO - "IL MAGISTRATO DEVE DISMETTERE I PANNI PERSONALI": CAPITO WOODCOCK? 

 

Massimiliano Scafi per il Giornale

 

DAVIGO TRAVAGLIO

Basta con i pm star, stop alla giustizia spettacolo. «La toga - spiega Sergio Mattarella ai tanti che ancora non l'hanno capito - non è un abito di scena. Non si tratta di un simbolo ridondante e viene indossata per manifestare il significato di "rivestire" il magistrato, che deve dismettere i propri panni personali e esprimere, così, appieno la garanzia di imparzialità». Troppo inchieste temerarie, troppe operazioni politiche travestite.

 

Il presidente non ne può più. Se infatti, dice, ci si lascia «condizionare dall'opinione pubblica» o, ancora peggio, se si ha «una visione individualistica della propria funzione», si rischia fatalmente di «perdere di vista la finalità della legge e l'interesse della collettività». A Piercamillo Davigo, Henry John Woodcock, e Nino Di Matteo, i principali destinatari della strigliata presidenziale, sono senz'altro fischiate le orecchie.

 

NINO DI MATTEO CON DI BATTISTA

Mattarella come ogni anno riceve al Quirinale i giovani magistrati tirocinanti, ma stavolta non si limita agli auguri e ai buoni consigli. Già l'altro giorno, dietro ispirazione del Colle, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini aveva attaccato con durezza «il protagonismo» di alcuni giudici. Ora il capo dello Stato, lui sempre così felpato, riprende il discorso con ancora maggior fermezza.

 

«A voi viene richiesta una capacità particolare e una maturità professionale, che non si concretizzano soltanto nella conoscenza che consente di orientarsi nel labirinto del diritto, ma anche nello spirito critico e nella capacità di mettere da parte le personali convinzioni, quando queste non trovino fondamento nella conoscenza dei fatti acquisiti e nelle norme dell'ordinamento».

 

WOODCOCK

Niente scorciatoie, è il senso, le ideologie non possono sostituire le prove. «Oggi l'attività giudiziaria è al centro del dibattito pubblico, grazie all'evoluzione dei mezzi di comunicazione», però «il processo penale non è una contesa tra privati e si svolge nei tribunali». Non sui giornali.

 

E, avverte, nessun meccanicismo. «Il magistrato non è chiamato a esercitare in modo automatico la sua funzione, ma a lui si chiede di tradurre nella decisione la volontà sociale espressa dalla legge». Per Mattarella insomma ci sono dei limiti precisi. «Quando si fa uso di poteri conferiti dallo Stato, non si deve dare nemmeno l'impressione di perseguire finalità estranee alla legge, o di elevare a parametro opinioni personali». Ne va di mezzo «la credibilità della funzione giudiziaria, bene prezioso della Costituzione e della democrazia».

 

giovanni legnini

Quanto poi all'autonomia, pure qui Mattarella spazza via tutti i dubbi interpretativi. «L'irrinunciabile principio dell'autonomia e dell'indipendenza, garantite dall'articolo 101 della nostra Carta, non può essere, in alcun modo una legittimazione per ogni genere di decisione, anche arbitraria». Non è quindi una sorta di immunità, di un tana libera tutti, ma soltanto «la garanzia di difesa da influenze esterne affinché il magistrato utilizzi il suo bagaglio culturale per applicare il diritto nel caso concreto».

MATTARELLA CORTE COSTITUZIONALE

 

C'è di più: «Autonomia e indipendenza - precisa il capo dello Stato - vengono rafforzate dall'applicazione obiettiva della legge, operata non in nome proprio ma in nome del popolo italiano, secondo le regole di legge definite dal Parlamento. E vi è un delicato confine, da rispettare, tra interpretazione della legge e creazione arbitraria della regola». Una frontiera che evidentemente viene troppo spesso superata, visto che il presidente è costretto a sottolinearne ancora l'esistenza.

 

Conclusione: «Il diritto vive attraverso la conoscenza dei fatti e l'interpretazione delle norme», però «la scelta adottata deve essere plausibile e non può mai esprimere arbitrio. È sempre una norma a dover delineare, perimetrandolo, l'ambito di riferimento dello ius dicere

Ultimi Dagoreport

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?