NAPOLITANO PARLA, IL PD OBBEDISCE: AL SENATO IL GRUPPO DEM VOTA NO ALLA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO ALFANO (IL DISSENSO DEI RENZIANI)

Da "corriere.it"
È iniziata, alle 13 di giovedì, l'assemblea del gruppo del Partito Democratico al Senato: nell'aula Koch di Palazzo Madama è presente, oltre al segretario del Pd, Guglielmo Epifani, anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. E sul caso Shalabayeva i renziani tornano subito all'attacco chiedendo che il partito presenti una propria mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell'interno Angelino Alfano: lo ha detto, intervenendo durante il dibattito al gruppo, il senatore Andrea Marcucci. Dall'area vicina al sindaco di Firenze, secondo quanto viene riferito, viene chiesto, in subordine, un atto di censura nei confronti del ministro.

L'assemblea dei senatori del Pd ha deciso di mettere ai voti la proposta di respingere le mozioni Sel e M5S di sfiducia individuale nei confronti del responsabile del Viminale. E sulla proposta i senatori renziani, secondo quanto si apprende, si asterranno nel voto previsto a breve al gruppo del Pd a Palazzo Madama.

PD VOTA NO ALLA SFIDUCIA - Votazione che arriva intorno alle 15.30 di giovedì: l'assemblea dei senatori del Pd ha approvato la proposta di respingere le mozioni di sfiducia al ministro dell'Interno Angelino Alfano domani in Aula a Palazzo Madama sul caso Kazakistan. Sono stati 80 i voti a favore, 7 gli astenuti e nessun contrario. E' apparsa subito chiara la linea espressa dal capogruppo Luigi Zanda che ricalca quella del segretario Guglielmo Epifani: no alla sfiducia, chiedendo però che la vicenda «non finisca qui» e «affidando al governo l'approfondimento».

Alla riunione interviene il ministro Franceschini che commenta: «Dentro questo governo si sta in squadra, è spiacevole vedere che c'è chi ci mette la faccia e chi dice "io farei cosi perché c'è chi si sta sporcando le mani" - ribadisce il ministro che viene applaudito - La faccia o ce la mettono tutti o non ce la mette nessuno. Il voto di domani è un fatto puramente politico. Alle opposizioni che fanno il loro mestiere si risponde con un altro atto politico: il sostegno al governo».

DEMOCRATICI DIVISI - E' stata dunque formalizzata la posizione anticipata nei giorni scorsi: i renziani chiedono che il Pd non voti la mozione di sfiducia di Sel e M5S ma ne presenti una propria. Richiesta preceduta dalla lettera sottoscritta, mercoledì, da 13 senatori renziani in cui si rilanciava la volontà di sottoscrivere la mozione di sfiducia contro il responsabile del Viminale. Commenta Roberto Giachetti, deputato Pd e vicepresidente della Camera: «Il problema posto mercoledì è che il gruppo del Pd prenda una decisione sulla mozione di sfiducia nei confronti di Alfano. Renzi viene massacrato ma ha semplicemente detto la stessa cosa di Cuperlo, Finocchiaro, Bindi e di alcuni esponenti di Lista Civica».
E Giachetti conclude: «Il tema se sia necessario che un ministro si assuma la propria responsabilità e si dimetta, se non ha detto la verità in Parlamento, riguarda tutti. Non è che se uno solleva il problema è perchè deve ammazzare il governo». E in un'intervista rincara la dose, la senatrice Laura Puppato: «Quel blitz somiglia molto ad un rapimento e il Pd non può far finta di niente». Per la senatrice Puppato «la ragion di Stato non è contemplabile: non ci sono i necessari requisiti di saggezza e precauzione, ma siamo solo dinanzi ad una inutile pretesa da parte del ministro Alfano di rimanere nella sua posizione».

SEGRETERIA PD: «GOVERNO AVANTI» - I democratici restano divisi. E la posizione presa, mercoledì presa, dalla segreteria del Pd fa presagire non poche impasse in vista della discussione, venerdì, della mozione di sfiducia ad Alfano presentata al momento da Sel e Movimento 5 Stelle. La segreteria Pd ha chiarito «che il governo deve proseguire nell'opera di risanamento e per dare le risposte di cui il Paese ha bisogno» e per questo ha stabilito che «non potranno essere votate le mozioni delle opposizioni contro il governo», e quindi in particolare contro il vicepremier Angelino Alfano, anche se «resta aperto il problema di come ridare credibilità alle istituzioni».

 

 

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