fillon sarkozy juppe

TORNA NEL SARKO-FAGO! ALLE PRIMARIE DEL CENTRODESTRA FRANCESE, NICOLAS SARKOZY VIENE UCCELLATO: AL BALLOTTAGGIO VANNO ALAIN JUPPÉ E FRANCOIS FILLON - L’EX PRESIDENTE CHIUDE LA SUA CARRIERA POLITICA: “ORA CAMBIO” - PER L’ENNESIMA VOLTA I SONDAGGI NON AVEVANO CAPITO NULLA

1 - IL FUTURO DELL’EUROPA

Anais Ginori per “la Repubblica”

 

FILLON SARKOZY JUPPE FILLON SARKOZY JUPPE

La Francia va in controtendenza. Secondo i primi sondaggi, il volto più populista del centrodestra francese, Nicolas Sarkozy, è stato eliminato a sorpresa nelle primarie per scegliere il candidato all’Eliseo. L’ex presidente, 61 anni, che aveva “trumpizzato” la sua campagna elettorale negli ultimi giorni, non parteciperà al ballottaggio di domenica prossima.

 

L’eliminazione al primo turno rappresenta per lui una clamorosa sconfitta. Gli elettori hanno preferito due figure meno di rottura, più tradizionali, il moderato Alain Juppé e il conservatore François Fillon, che si sfideranno tra una settimana per ottenere la nomination.

 

SARKOZY JUPPE FILLONSARKOZY JUPPE FILLON

Il duello annunciato da settimane tra Juppé e Sarkozy dunque non ci sarà. Negli ultimi giorni, molti istituti avevano rilevato la spettacolare rimonta di Fillon, 63 anni, ma nessuno immaginava davvero che l’ex premier che ha governato per cinque anni con Sarkozy sarebbe potuto diventare il suo assassino politico, anche se la rivalità tra i due è storica e acerrima. È lui la vera novità di queste primarie. L’outsider che nessuno si aspettava che secondo alcuni risultati ancora parziali potrebbe addirittura superare Juppé, il grande favorito del voto di ieri, quasi già incoronato leader e forse capo dello Stato.

 

SARKOZY JUPPE FILLON SARKOZY JUPPE FILLON

E invece non è andata così. I giochi si riaprono, le carte si mischiano. Ancora una volta i sondaggi sono stati smentiti. La partecipazione all’inedita consultazione per la scelta del leader del centrodestra è stata molto più alta delle previsioni: oltre 4 milioni di votanti, un record superiore anche a quelle organizzate dal centrosinistra nel 2011 che avevano registrato 2,7 milioni di elettori. Segno che l’antipolitica non vince sempre. Il centrodestra francese non aveva mai organizzato una consultazione aperta, esercizio democratico difficile per gli eredi del gollismo.

 

Le primarie si sono trasformate in una sorta di referendum pro o contro Sarkozy, almeno per gli elettori centristi o addirittura di sinistra che hanno deciso di partecipare alla consultazione pur di impedire all’ex presidente di ottenere la nomination. Secondo alcune stime hanno partecipato al voto 63% di elettori del centrodestra, 15% della sinistra, 8% del Front National e 14% senza partito.

 

JUPPE SARKOZY FILLON JUPPE SARKOZY FILLON

Il ballottaggio tra Juppé e Fillon rappresenta una ritorno ai fondamentali per il centrodestra francese, mentre Sarkozy ha sempre incarnato una forma di trasgressione. I due candidati alla nomination hanno in comune l’antisarkozysmo, un’immagine pacata e sobria. Ma la loro sensibilità politica e i programmi si differenziano molto. Fillon rappresenta la destra cattolica conservatrice, radicata nelle campagne e nella Francia profonda.

 

Ha un approccio duro su temi come l’immigrazione e terrorismo, ha pubblicato un libro dal titolo: “Contro il totalitarismo islamico”. È liberale sull’economia, vuole tagliare oltre 100 miliardi di spesa pubblica. In politica estera è un europeista prudente, dichiaratamente filo-russo, si avvicina a una tradizione gollista antagonista rispetto agli Stati Uniti.

 

FILLON SARKOZY JUPPEFILLON SARKOZY JUPPE

Per Juppé lo scenario si complica. Il sindaco di Bordeaux, 71 anni, resta forte nelle grandi città, moderato su immigrazione e Islam, promotore dello slogan su una “identità felice” del Paese, meno liberale sull’economia, difensore del Welfare State e favorevole a una maggiore integrazione europea. Annunciato da mesi come il favorito all’Eliseo, Juppé non è più neanche certo di essere il candidato prescelto. Il risultato di ieri riapre la gara. Per Juppé l’eliminazione di Sarkozy è una falsa buona notizia.

 

Si era preparato da mesi per affrontare l’ex presidente e invece dovrà vedersela con un Fillon saltato fuori dal nulla e già fortissimo. I due candidati alla nomination avranno un faccia a faccia televisivo giovedì, poi domenica il voto. Da allora comincerà la vera campagna elettorale per le presidenziali previste il 23 aprile. La scelta del leader del centrodestra rischia di condizionare l’intero paesaggio politico, con ricadute anche sulle primarie a sinistra. Altre sorprese sono ancora possibili.

NICOLAS SARKOZYNICOLAS SARKOZY

 

2 - NICOLAS AL CAPOLINEA: “ORA CAMBIO VITA”

A.G. per “la Repubblica”

 

«Buona fortuna Francia». Con un discorso pacato, Nicolas Sarkozy ha riconosciuto ieri sera la sua sconfitta. «Non sono riuscito a convincere la maggioranza degli elettori», ha detto l’ex presidente, escluso dal ballottaggio per le primarie del centrodestra. Era la sua ossessione: prendersi la rivincita e tornare all’Eliseo. Ci pensava dal 2012, quando era stato battuto da François Hollande alle presidenziali del 2012.

 

Nicolas Sarkozy aveva allora annunciato il ritiro dalla politica, salvo poi ripensarci e tornare sulla scena pubblica. Nel novembre 2014 aveva ripreso la guida dell’Ump poi ribattezzato Les Républicains. Le tante inchieste giudiziarie, gli scandali che lo perseguitavano, fino a qualche giorno fa con l’accusa di aver ricevuto soldi da Gheddafi, non l’hanno mai fermato. Sarkozy continuava a credere nella sua stella. E invece il meccanismo delle primarie aperte anche ai non tesserati si è rivelato per lui fatale.

NICOLAS SARKOZYNICOLAS SARKOZY

 

Protagonista della politica francese da almeno trent’anni, per Sarkozy si tratta di un finale amarissimo. Era andato a votare nell’undicesimo arrondissement ieri mattina con Carla Bruni, promettendo di fare un po’ di jogging nel pomeriggio per allentare la tensione. Quando sono incominciate a circolare le prime indiscrezioni, la moglie lo ha raggiunto nel quartier generale per sostenerlo nella sterminata attesa. «Ringrazio mia moglie e la mia famiglia» ha detto poi lui.

 

«Ora avrò più tempo per dedicarmi alla vita privata » ha aggiunto lasciando immaginare un nuovo addio alla politica, anche se ha aggiunto che «voterà per Fillon» e chiederà ai suoi sostenitori di fare altrettanto. Il rigetto di uno dei politici francesi più famosi, anche all’estero, è stato definitivo, irreversibile.

 

NICOLAS SARKOZYNICOLAS SARKOZY

Dalla militanza negli anni ‘70 fino all’ingresso all’Eliseo nel 2007, Sarkozy è riuscito a imporre uno stile, spesso controverso: il famoso bling-bling, pacchiano e volgare. Scaltro, diretto, gaffeur, per vincere non ha avuto paura di flirtare con l’elettore del FN. Il suo passaggio all’Eliseo ha modificato profondamente l’immagine presidenziale, molti non gli hanno perdonato di aver “sminuito” il ruolo di monarca repubblicano. Gli stessi che ieri hanno fatto barriera contro un suo eventuale bis.

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)