PROFUMO DI MONTEPACCHI - NEL DOPO MANSI, IL PD SENESE (E ROMANO) BLINDA MISTER ARROGANCE E PENSA A UN CONTROPATTO TRA AZIONISTI “AMICO” DI PROFUMO

Massimo Restelli per ‘Il Giornale'

Dopo l'imminente aumento di capitale da 5 miliardi, al Monte Paschi cambierà (quasi) tutto: dove c'era la Fondazione e le sue «contrade», ci saranno i grandi fondi internazionali. Un salto epocale che la politica senese (e romana) a trazione Pd affronta, guardando al presidente Alessandro Profumo - peraltro già fautore del modello public company in Unicredit - come a un «garante».

In sostanza, la sinistra starebbe facendo quadrato attorno a quello che considera uno dei «suoi» banchieri d'elezione, anche in vista del ricambio anticipato che potrebbe interessare il consiglio di Mps per «adattarlo» alla nuova geografia del libro soci post aumento.

Nella città del Palio si dice anche che alcuni investitori esteri e nazionali starebbero pensando a un contropatto «amico» di Profumo, da opporre all'accordo firmato dalla Fondazione Mps con gli alleati sudamericani di Btg Pactual e Fintech, che blinda il 9% del Monte, con l'obiettivo dichiarato di esprimerne il futuro presidente (la scelta spetterebbe a Palazzo Sansedoni) e il nuovo capo azienda (deciso dai due fondi).

Tali voci stanno guadagnando forza a Siena, alcuni interpreti degli equilibri cittadini pensano però che sia un ballon d'essai. E invitano a leggere come un segnale di distensione, lo stesso addio anticipato di Antonella Mansi dalla presidenza della Fondazione Mps.

Dopo essersi opposta a Profumo, strappando i mesi necessari per salvare i conti di Palazzo Sansedoni vendendo la maggioranza di Mps, la «lady di ferro» toscana lascia infatti ora da vincitrice e, malgrado le smentite di rito, guadagnando crediti nella prossima corsa per la successione in Confindustria del suo mentore Giorgio Squinzi.

Di certo, dopo la discesa della Fondazione Mps al 2,5% (contro il 30% di pochi mesi fa) e della famiglia Aleotti dal 4% all'1% (con una perdita da almeno 70 milioni), non è facile costruire un nuovo polo cittadino nel capitale di Rocca Salimbeni.

Secondo i programmi interni, l'amministratore delegato Fabrizio Viola farà scattare la ricapitalizzazione a metà giugno per concluderla a inizio luglio. L'operazione dovrebbe essere approvata domani dall'assemblea dei soci, riuniti in seconda convocazione dopo il quasi scontato rinvio atteso oggi.

Questa mattina si riunisce invece la Deputazione amministratrice di Palazzo Sansedoni, per avviare il dopo Mansi: sul tavolo, oltre al bilancio, c'era già l'avvio dell'iter per il rinnovo della Deputazione amministratrice che scade il 9 giugno. È cominciato, intanto, il «trasloco» da Siena a Milano del processo per l'acquisto di Antonveneta deciso dal vecchio Mps di Mussari.

 

ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA Alessandro Profumo Fabrizio Violaprofumo d d b b a d Antonella Mansi bfcf a b ca ed ba e d MUSSARI PROFUMO jpeg

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?