gli obama e i biden

OBAMA HA MESSO LA MANO SULLA TESTA DI BIDEN: GLI METTERÀ ANCHE AL FIANCO LA MITICA MICHELLE? SOLO QUANDO VEDRÀ DEI SONDAGGI BOMBA. NON DIMENTICATE CHE I DEMOCRATICI CHE SONO TANTO BUONI E INCLUSIVI, IN UN GRUPPO DI CANDIDATI CON DONNE, NERI, ISPANICI, ASIATICI, GAY, MILLENNIAL, SOCIALISTI, BILLIONAIRE ECC., ALLA FINE HANNO PREMIATO UN MARTUFONE DELLA POLITICA, VECCHIO, BIANCO E PURE CHE ALLUNGA LE MANI. CHE HA UN GRAN VANTAGGIO GRAZIE ALLA CRISI ECONOMICA, MA SE LA CAMPAGNA VIRA SUL DIBATTITO RAZZIALE RISCHIA GROSSO…

 

DAGONEWS

michelle obama joe biden

 

Come Mattarella su Conte, Obama ha messo la sua manona sulla testa di Biden. I due si sentono al telefono, e l'ex presidente cerca di guidare il candidato nelle acque pericolose di una campagna elettorale che aveva preso un'ottima piega grazie alla disgrazia del Coronavirus, e che invece ora sta ripiombando nell'''identity politics'', la politica delle identità, un terreno su cui Trump è destinato a recuperare punti.

 

Il tempo scorre inesorabile e Biden, pur avendo incassato la nomination ufficiale, non ha ancora scelto il suo vice. Cosa davvero bizzarra, visto che la pandemia ha sconvolto la stagione delle primarie e non ci sono certezze sulle convention (entrambi i partiti vogliono farle). Dal suo annuncio di voler scegliere una donna sono passati mesi, e questo ritardo sarebbe anche legato dall'incognita Michelle.

 

barack obama 1

Lanciata dalla serie Netflix ''Becoming'' (che segue il tour che segue il libro ecc.), l'ex first lady è nel cuore di molti elettori democratici, e riesce a parlare alle minoranze in modo ancor più ''sincero'' del marito, avendo lei vere radici afro-americane. Che in termini brutali vuol dire: antenati schiavi. Barack è invece figlio di un colto e scopereccio (cit. Leosini) kenyota che durante un periodo di insegnamento alle Hawaii conquistò la madre caucasica, per poi tornarsene al paese natìo dove aveva altre mogli e altri figli.

BARACK OBAMA JOE BIDEN

 

Prima di mandare Michelle allo sbaraglio, però, l'ex presidente pretende numeri più che positivi da sondaggi su un'ampia fetta di popolazione. Perché a noi europei affascinati dalla storia della tosta Michelle ci può sembrare una scelta ovvia come candidata vice-presidente e persino presidente (pur non avendo esperienza politica).

 

Ma bisogna ricordare sempre che dal bacino più variopinto di candidati democratici della storia, composto da donne, neri, ispanici, asiatici, gay, millennial, imprenditori, socialisti, billionaire e anti-casta ecc., alla fine abbia vinto un martufone della politica di Washington, vecchio, bianco e pure che allunga le mani.  

 

Perché ai democratici gli piace raccontarsela, e a noi ci piace bercela, ma il grosso dell'elettorato-chiave è composto ancora da bianchi, anzianotti, moderati. Per questo alla fine ha incassato la nomination un candidato che sembrava morto dopo lo scandalo di un figlio che prende 50mila dollari al mese per non fare niente nel board di una società ucraina mentre il padre è vicepresidente con delega proprio su quel paese, che fa molte gaffe e che ha scheletri nell'armadio (vedi Tara Reade) che non vengono riesumati solo perché l'altro è troppo odiato dai media.

DONALD TRUMP JOE BIDEN

 

E ora Barack è costretto a fare il coach di Biden, dopo avergli sgombrato il campo dai candidati più insidiosi, rassicurandolo sul suo vantaggio, che le elezioni al momento ce le ha in tasca e che le gaffe arrivano quando si lascia prendere dal panico (tipo quella sui neri che non sono davvero neri se votano Trump).

 

Biden deve puntare sull'economia, e soprattutto sul numero di disoccupati che il Coronavirus ha lasciato dietro di sé. Barack gli ha affiancato due dei suoi uomini più fidati per disegnare un ''Piano per l'America'' che non solo la faccia uscire dalla crisi post-pandemia ma che immagini il futuro del paese in chiave anti-trumpiana.

 

Se sul lato economico il Covid è stato una botta di culo per il candidato democratico, la guerriglia razziale può essere un'arma a doppio taglio. Schierare Michelle può galvanizzare i giovani e le minoranze e portarli alle urne (cosa che non fecero con Hillary), ma anche dirottare la campagna elettorale sul tema identitario, su cui Trump ci sguazza. Il fatto che Obama abbia contattato pure Bush per dirgli di schierarsi a favore di Biden non sposta molto: la dinastia texana è ormai dimenticata dall'elettorato repubblicano.

 

proteste per la morte di george floyd

Ma è il segnale che Barack si sta sparando tutte le cartucce. Infilerà pure il proiettile d'argento Michelle nel fucile di Sleepy Joe per fare secco il lup. mann. Trump?

 

 

BIDEN,'ORA DI SRADICARE IL RAZZISMO,TRUMP LO ALIMENTA'

 (ANSA) - "Dobbiamo sradicare il razzismo dall'America, dalle sue leggi e dalle sue istituzioni": lo afferma Joe Biden in un op-ed pubblicato su Usa Today in cui accusa Donald Trump di "alimentare le divisioni razziali nel Paese con la sua retorica piena di odio e di teorie della cospirazione". "Dobbiamo sfruttare questo momento - scrive il candidato democratico alla Casa Bianca - per un cambiamento radicale che affronti le ineguaglianze razziali e spazzi via il suprematismo bianco".

 

Joe Biden ha ribadito quindi il suo no alla proposta di tagliare i fondi alle forze dell'ordine, ma si è detto d'accordo sul permettere al Dipartimento di giustizia di intervenire quando i governi statali e locali falliscono nel riformare le proprie forze di polizia. "Ai dipartimenti di polizia che violano i diritti dei cittadini o che ricorrono alla violenza come prima risorsa non deve andare nemmeno un dollaro dal governo federale. Ma - ha aggiunto Biden - non sostengo il taglio dei fondi a prescindere. La risposta migliore è dare ai dipartimenti di polizia le risorse necessarie per attuare riforme significative".

 

omicidio di george floyd

TRUMP,'RIFORMA POLIZIA? AGENDA RADICALE NON PASSERÀ'

 (ANSA) - "Cose da pazzi!": così Donald Trump reagisce alle proposte di riforma della polizia. "L'agenda della sinistra radicale non passera'", ha twittato proprio mentre il fratello di George Floyd stava concludendo il suo intervento in diretta tv davanti alla commissione giustizia della Camera. Trump ribadisce il suo no al taglio dei fondi per le forze dell'ordine: "Molti, come Minneapolis, vogliono chiudere i loro dipartimenti di polizia. Pazzesco!"

 

 

FLOYD: L'URLO DELLA NIPOTE, L'AMERICA MAI STATA GRANDE

 (ANSA) - "Qualcuno dice Make America Great Again, ma quando mai l'America e' stata grande!": l'urlo di Brooke Williams, la giovanissima nipote di George Floyd, si leva nella The Fountain Praise Church di Houston, durante l'ultimo saluto all'uomo diventato ormai un simbolo della lotta al razzismo. Evidente nelle parole della ragazza il riferimento allo slogan simbolo del presidente Donald Trump. "Basta crimini d'odio, per favore, basta! Perche' il sistema deve essere cosi' malvagio e corrotto, bisogna fare giustizia", ha aggiunto la giovane ricordando come nessuno degli agenti coinvolti nella morte dello zio ha mostrato segni di pentimento.

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)