le bombe inviate ai politici

ORMAI PURE IL TERRORISMO FINISCE IN FARSA - MA LE BOMBE AI LEADER DEM POTEVANO FAR MALE DAVVERO? NON È CHIARO: ALCUNE AVEVANO TIMER DA CARTONE ANIMATO, UNA CONTENEVA UN FILE SU UN GRUPPO DI ESTREMA DESTRA, UN'ALTRA L'ADESIVO DI UNA BANDIERA DELL'ISIS CON LE DONNE NUDE - ALL' INIZIO DEL MESE, LE AUTORITÀ FEDERALI HANNO INTERCETTATO PACCHI CHE SI SOSPETTAVA CONTENESSERO RICINA, UNA SOSTANZA TOSSICA LETALE, DIRETTI A TRUMP E AL CAPO DEL PENTAGONO JAMES MATTIS

1. ALTRE BUSTE ESPLOSIVE: CAOS SUL MIDTERM

Giuseppe Sarcina per il ''Corriere della Sera''

 

La campagna del terrorismo per corrispondenza non si ferma. Ieri sono arrivate a destinazione altre tre buste gialle contenenti ancora ordigni rudimentali confezionati con tubi e nastro isolante. Due, identificate in un centro di smistamento nel Delaware, per l' ex vice presidente Joe Biden; l' altra per l' attore Robert De Niro, recapitata negli uffici della Tribeca Productions a Manhattan.

chi ha ricevuto ordigni esplosivi

 

L' Fbi, adesso, avverte: attenzione potrebbe non essere finita. Gli investigatori hanno invitato praticamente tutti i parlamentari e l' ex presidente Jimmy Carter a intensificare le misure di sicurezza. Ma se nella lista c' è anche De Niro, è chiaro che il campo dei possibili bersagli si allarga in modo imprevedibile.

 

Si sospetta che i pacchi siano stati tutti spediti dalla Florida. Tutte le piste sono aperte. Una cosa, però, è sicura: lo scontro politico è diventato, se possibile, ancora più aspro.

Martedì 23, il giorno della prima emergenza, Donald Trump, all' ora di pranzo aveva commentato brevemente dalla Casa Bianca: «Ora dobbiamo restare uniti, non c' è spazio per la violenza politica, in qualunque forma, negli Stati Uniti». La sera stessa, però, in un comizio a Mosinee, nel Wisconsin, il leader americano è tornato sui toni consueti, attaccando i media, «il male» del Paese. Sono i canali tv come la Cnn o i giornali come New York Times e Washington Post che «creano questa atmosfera nel Paese».

 

bombe destinate ai leader democratici

Nessuna parola, neanche di circostanza, per i target scelti dal o dai bombaroli postali: Barack Obama, Bill e Hillary Clinton, l' ex ministro della Giustizia Eric Holder, la parlamentare democratica Maxine Waters, l' ex direttore della Cia, John Brennan.

 

Donald Trump, dunque, continua a cavalcare la rabbia, il risentimento del suo elettorato. Nel rally dell' altra sera i militanti gridavano gli slogan di sempre, come se non fosse successo nulla. Hillary Clinton? «Lock her up», mettetela dentro. La stampa? «Fake news» e così via.

 

E' il modello ormai dominante nell' area conservatrice. I repubblicani moderati o sono in ritirata, come il senatore dell' Arizona, Jeff Flake, oppure si sono truccati, con effetti anche grotteschi, da super trumpiani, come, per esempio, il senatore del Nevada, Dean Heller o la deputata dell' Arizona, Martha McSally, ex top gun in corsa per un seggio alla Camera alta. L' outsider Trump è diventato il vertice dell' establishment. Gli attacchi personali, le insinuazioni senza prove, perfino le teorie cospirative più strampalate sono moneta corrente. E non solo tra i supporter con i cappellini rossi segnati dalla scritta «Make America great again».

 

bombe destinate ai leader democratici

Sarà perché ormai siamo a una decina di giorni dalle elezioni, ma le bombe hanno allargato le distanze tra le due parti. Nessuno farà autocritica. Certo, la cronaca mostra che è stato Trump a cominciare la rissa. Ma è necessario ricostruire il quadro completo.

Così vanno ricordate le uscite di De Niro che, pur non chiamato in causa direttamente, vorrebbe «spaccare la faccia» al presidente degli Stati Uniti.

 

Le frasi pesanti dell' ex ministro della giustizia Holder: «Quando i repubblicani volano basso, noi prendiamoli a calci», o della deputata Waters: «Buttiamo Trump fuori dalla Casa Bianca». Ma l' altro ieri il conduttore di punta di Fox News, Sean Hannity, di fatto consigliere ombra di Trump, ha battuto un altro record di faziosità. Nella sua trasmissione serale, nell' ora di massimo ascolto, ha sostenuto che le critiche dei democratici, in realtà, hanno messo in pericolo la sicurezza dei ...repubblicani. Non è più un duello dialettico, bensì un' escalation pericolosa: il Paese è pieno di gente che ha grande confidenza con le armi.

 

 

bombe destinate ai leader democratici

2. TIMER VISTOSI, ERRORI E MESSAGGI SATIRICI I PACCHI POTEVANO FAR MALE DAVVERO?

Viviana Mazza e Guido Olimpio per il ''Corriere della Sera''

 

 

Impronte, Dna, fibre, anche un semplice capello: ogni indizio viene analizzato in queste ore nei laboratori dell' Fbi a Quantico, in Virginia. Ogni dettaglio può rivelarsi decisivo nella caccia al mittente dei pacchi esplosivi inviati a politici e sostenitori del partito democratico. Per ora non ci sono conferme sulla pericolosità reale degli ordigni. Ma in ogni caso i responsabili hanno fatto centro tre volte: hanno ottenuto una grande copertura mediatica, messo in allerta gli apparati di sicurezza e infiammato i contrasti politici in America alla vigilia delle elezioni di «midterm».

 

I presunti ordigni, secondo gli inquirenti, presentano molti punti in comune, che fanno pensare che dietro ci sia la stessa mano. Sono composti da sezioni di tubo sigillate, riempite di polvere presa da fuochi d' artificio e da schegge di vetro. Attaccato all' ordigno, un orologio digitale con funzione di timer. Erano racchiusi in buste gialle imbottite su cui sono stati attaccati sei francobolli con la bandiera americana e la scritta «Usa Forever». Gli indirizzi sono scritti al computer: almeno cinque dei pacchi riportavano come mittente la deputata democratica della Florida Debbie Wasserman Schultz.

LE BOMBE INVIATE AI POLITICI

 

L' Fbi non è sicura che gli ordigni potessero esplodere e, secondo alcune fonti, si ipotizza anche che si tratti di «copie»: oggetti che dovevano somigliare a bombe vere.

Funzionari citati da Nbc aggiungono che presentavano numerosi errori tecnici: non sanno se siano voluti (il mittente intendeva solo spaventare o farsi beffa) o invece siano da imputare a scarse capacità tecniche.

 

Alcuni esperti di esplosivi notano che il grosso orologio attaccato all' ordigno è un tipico accessorio usato nelle bombe che si vedono nei film ma non è necessario - e anzi evitato - da chi fabbrica quelle vere (e preferisce evitare che la vittima sappia quando esploderanno). Il pacco recapitato al governatore di New York Andrew Cuomo non conteneva nulla di esplosivo, ma un file riguardante i «Proud Boys», gruppo di estrema destra protagonista di uno scontro fisico con attivisti anti-fascisti. Un dettaglio che potrebbe rafforzare scenario dell' azione puramente dimostrativa.

 

Sull' ordigno inviato all' ex direttore della Cia, John Brennan, presso la Cnn c' è un adesivo che raffigura una parodia della bandiera dell' Isis con silhouette femminili (che si vedono spesso sui parafanghi dei camion americani), più una scritta, «Get 'er done», («falla finita»), famosa battuta del comico «Larry the Cable Guy», che con l' accento rurale e l' uncino da pesca nel cappello prende in giro l' America «redneck» ed è molto amato da un pubblico bianco e conservatore.

 

obama brennan michael morell

La bandiera è una trovata anti-Isis lanciata nel 2014 da siti satirici dell' estrema destra americana. Accanto ad essa, c' è la foto di un volto (ma non è chiaro di chi). Un altro particolare: il cognome di Brennan era storpiato (mancava una «n»), come pure quello di Schultz (senza c).

 

Chi ha inviato i pacchi ha usato almeno tre metodi diversi: alcuni sarebbero stati consegnati di persona nello Stato di New York, altri spediti da un ufficio postale nel sud della Florida, mentre il plico della Cnn è arrivato con un corriere (ma anch' esso con i francobolli). Gli inquirenti stanno esaminando le telecamere di sorveglianza degli uffici postali ma anche intorno alle buche delle lettere.

 

Possono esserci altri pacchi in giro, per dare l' idea di una campagna. Uffici postali e corrieri sono in allerta, come sempre d' altronde. I casi appaiono in calo rispetto al passato, ma si stimano 335 episodi di esplosioni nel corso del 2017. E non si tratta solo di bombe vere o presunte. All' inizio del mese, le autorità federali hanno intercettato pacchi che si sospettava contenessero ricina, una sostanza tossica letale, diretti a Trump e al capo del Pentagono James Mattis.

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)