DOVE C’È UNA POLEMICA, C’È PANNELLA - IL LEADER RADICALE DIFENDE IL GRILLINO DI BATTISTA E LA SUA SPARATA SUI TERRORISTI IN IRAQ: “NON LI GIUSTIFICA, È GANDHIANO COME ME. IO DICEVO LE STESSE COSE CON LE BRIGATE ROSSE”

Fra.Gri. per “La Stampa”

 

marco pannella fumamarco pannella fuma

«Le buone ragioni di Di Battista: sappiate leggerle». Marco Pannella affida a Twitter le sue riflessioni sulla bufera che ha investito il deputato grillino Alessandro Di Battista. L’intero arco politico si è infatti scagliato contro, ma non Pannella. «La sua posizione è assolutamente opposta a quella che da 48 ore avvelena l’informazione politica», dice il leader radicale.


I due mondi sono accomunati da una posizione pacifista, gandhiana. Lo stesso Di Battista nei giorni scorsi aveva richiamato Gandhi a proposito dell’Iraq. Questo approccio piace immensamente a Pannella, che torna sull’argomento nella chiacchierata domenicale con Radio Radicale: «Innanzitutto - spiega - Di Battista ha detto che il terrorismo è l’unica arma violenta che resta ai ribelli a parte le armi della nonviolenza, che restano le migliori: e questo nessuno lo ha ricordato.

ALESSANDRO DI BATTISTA ALESSANDRO DI BATTISTA

 

Tutti ad attaccare Di Battista come se stesse dalla parte dei terroristi. Invece Di Battista vuole che siano elevati al ruolo di interlocutori i ribelli, i disperati che scelgono la violenza perché non hanno un progetto politico».


Riportandosi poi allo scenario italiano, Pannella rievoca gli Anni di Piombo: «In fondo - dice - è quello che anch’io dicevo di fare con le Brigate Rosse all’epoca del rapimento Moro, contrastato dal Pci che non voleva la trattativa. Bisogna sempre stimolare il riflesso al dialogo in chi ha scelto la violenza».

 

In effetti quella pannelliana fu una posizione eterodossa. In nome della pacificazione, e per salvare vite umane, fu l’unico a cercare il dialogo con i terroristi rossi. Ma oggi è immaginabile qualcosa del genere con fondamentalisti islamici? La posizione di Di Battista ha creato qualche malumore interno al movimento.

iraq   l'avanzata dei jihadisti 8iraq l'avanzata dei jihadisti 8

 

Lo difende però il collega Carlo Sibilia, che curiosamente cita Giulio Andreotti, il quale in un memorabile intervento alla Camera disse: «Credo che ognuno di noi se fosse nato in un campo di concentramento e non avesse da 50 anni nessuna prospettiva da dare ai figli sarebbe un terrorista». Ma Sibilia nota che all’epoca «non si scatenò questo putiferio. Evidentemente c’erano allora come oggi due pesi e due misure».


Su tutt’altro versante, invece, ci si interroga se sarà sufficiente inviare armi ai curdi. Sostiene Fabrizio Cicchitto, Ncd, presidente della commissione Esteri alla Camera: «Nessuno pensi che fornendo un po’ di armi ai peshmerga questi siano in grado di risolvere un problema che è innanzitutto dell’Occidente nel suo complesso. La fornitura di armi ai curdi può servire a tamponare transitoriamente la situazione, che va affrontata in ben altro modo dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti».

iraq   l'avanzata dei jihadisti 7iraq l'avanzata dei jihadisti 7

 

Così come Maurizio Gasparri, FI: «Se l’Occidente pensa di risolvere il problema dell’Isis dando quattro fucili ai curdi, si illude». E Pier Ferdinando Casini: «La regione autonoma del Kurdistan è un bastione indispensabile per l’Iraq contro il fanatismo islamico. L’unica cosa che non possiamo permetterci è l’ignavia e la viltà di chi si volta dall’altra parte davanti a migliaia di donne e bambini massacrati dal califfato dell’Isis».

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