“SIAMO L’UNICA DEMOCRAZIA A PERSEGUIRE I CITTADINI PER UN REATO CHE NON C’È NEL CODICE PENALE” – PAOLO CIRINO POMICINO SCRIVE A DAGOSPIA: “I LEGISLATORI NON SI ACCORSERO CHE NEGLI ANNI NOVANTA ALCUNE PROCURE SI ERANO RIAPPROPRIATE ANCHE DI UNA FUNZIONE LEGISLATIVA INVENTANDOSI IL REATO DI CONCORSO ESTERNO DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA NEL SILENZIO COMPLICE DI TANTI. LA DRAMMATICA VERITÀ È CHE È SOLO UNO DEI TANTI ASPETTI DEL DEGRADO CULTURALE, ECONOMICO E SOCIALE IN CUI VERSA IL PAESE…”
Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Dago,
cirino pomicino foto di bacco (2)
credo che siamo l’unica democrazia, e forse l’unico paese al mondo, a perseguire i cittadini per un reato che non c’è nel codice penale. Sembra una commedia di Eduardo ma è proprio così.
Mi riferisco al cosiddetto “concorso esterno di associazione mafiosa” reato figlio di una interpretazione giurisprudenziale di due articoli del codice penale la cui fattispecie non è descritta da nessuna norma di legge..
E senza fattispecie definita tutto diventa nebuloso. Un autorevole giudice americano, nel caso specifico, ha ricordato al paese erede di Roma che “nullum crimen sine poena, nulla poena sine lege” nessun reato senza pena, nessuna pena senza legge.
Dopo il 1992, invece, tutto è cambiato al punto tale che qualche anno dopo il parlamento approvò un insieme di norme costituzionali per far rientrare i processi nell’alveo della normalità giuridica.
Non a caso quelle norme furono definite “il giusto processo”. Ma i legislatori del tempo si interessarono solo alle norme procedurali e non si accorsero che negli anni novanta alcune procure si erano riappropriate anche di una funzione legislativa inventandosi così il reato di concorso esterno di associazione mafiosa nel silenzio complice di tanti.
Per questo reato assente nel codice penale furono rinviati a giudizio Calogero Mannino e Giulio Andreotti e senza quella invenzione giurisprudenziale non sarebbero stati neanche processati.
giovanni falcone paolo borsellino
Inutilmente Giovanni Canzio primo presidente della suprema corte di cassazione tentò di indicare il perimetro di questo presunto reato spiegando che questa interpretazione giurisprudenziale poteva esistere sempre quando ci fosse un comportamento utile per compiere un reato.
Ma al di là delle tecnicalità il dato è tutto drammaticamente politico. Cosa mai dovremmo dire dei parlamenti rimasti in quasi 30 anni ignavi rispetto alla usurpazione da parte delle procure della loro funzione legislativa?
GHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO
E con il capo coperto di cenere per la irriverenza che stiamo per dire, cosa dovremmo chiedere anche ai presidenti della Repubblica succedutisi in questi tre decenni se non il perché del loro silenzio? La drammatica verità è che quel che diciamo è solo uno dei tanti aspetti del degrado culturale, economico e sociale in cui versa il paese e che alimenta quel fiume carsico di una rabbia che sta pericolosamente crescendo.
Paolo Cirino Pomicino