DECLINO DEMOCRATICO – COFFERATI CHE CHIEDE VERIFICHE AI GARANTI DEL PARTITO SULLA REGOLARITÀ DELLE PRIMARIE PERSE SANCISCE IL PASSAGGIO DAL “C’ERA UNA VOLTA UN CINESE” AL “C’ERA UN CINESE IN COMA” DI CARLO VERDONE

Da "il Foglio"

 

manifestazione 23 marzo 2002 articolo 18 circo massimomanifestazione 23 marzo 2002 articolo 18 circo massimo

C’era una volta il cosiddetto “Cinese”: ovvero Sergio Cofferati, l’ex leader della Cgil che, nel marzo del 2002, aveva radunato al Circo Massimo, così si disse, “due milioni di persone” (meno secondo la questura), tutte in difesa dell’articolo 18. C’era una volta il Cofferati politico, melomane, esperto di fumetti e di fantascienza (Philip K. Dick), l’uomo improvvisamente considerato papabile addirittura per guidare il centrosinistra alle elezioni: è lui il “papa straniero”, si diceva estasiati quando la visione dei leader con cui non si sarebbe “vinto mai” (Nanni Moretti dixit, in piazza Navona) dava, per contrasto, una luce taumaturgica al sindacalista non ancora (e poi mai) sceso in campo nel ruolo di candidato premier.

GINO STRADA LANDINI E COFFERATI AL CORTEO FIOM GINO STRADA LANDINI E COFFERATI AL CORTEO FIOM

 

Poi però, nel 2004, il “cinese” Sergio Cofferati si è candidato a sindaco di Bologna, vincendo contro il sindaco uscente Giorgio Guazzaloca e governando per quattro anni con un piglio “da sceriffo” che sorprenderà i suoi fan della sinistra radicale (sua l’ordinanza per vietare gli alcolici all’aperto dopo le 22, sua la campagna contro gli affitti in nero, i lavavetri aggressivi e il graffito selvaggio). Nel 2008 la svolta impolitica (così pareva, almeno): basta, non mi ricandido, starò vicino alla famiglia, farò il padre a Genova (dove viveva la compagna), disse il Cinese con gran colpo di teatro.

 

Raffaella PaitaRaffaella Paita

La parentesi durò poco: ecco il Cinese (nel 2009) diventare parlamentare europeo, eccolo tornare sulla scena come nemico delle riforme renziane (in particolare del Jobs Act – di nuovo l’articolo 18). Ma ora che il Cinese ha perso la battaglia anti Renzi e anche le primarie liguri per quattromila e passa voti, con il sospetto che siano stati proprio i cinesi (quelli veri, in coda ai seggi con altri stranieri) a determinare il successo della rivale Raffaella Paita, altro che articolo 18 sembra volere Cofferati.

 

Il Cinese che si sente sconfitto dai cinesi adombra infatti sospetti di “irregolarità”, chiede verifiche ai garanti del Pd (la decisione arriverà oggi) e sembra sperare, in cuor suo, di essere in qualche modo reintegrato nel ruolo di candidato presidente della regione. Ed è così che, dal “C’era una volta un cinese” si è passati al “C’era un cinese in coma” (come diceva la barzelletta del film di Carlo Verdone).

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…