PERCHÉ MATTARELLA NON HA BLOCCATO PREVENTIVAMENTE IL DECRETO ANTI-RAVE? RISPONDE UGO MAGRI: “AL QUIRINALE NON SONO STATE MESSE A FUOCO RAGIONI SUFFICIENTI PER BOCCIARE IL PROVVEDIMENTO PRIMA ANCORA CHE APPRODASSE ALLE CAMERE. LA COSTITUZIONE CONSENTE I DECRETI LEGGE NEI SOLI CASI DI ‘NECESSITÀ E URGENZA’. E QUANDO UN GOVERNO GIUDICA NECESSARIO INTERVENIRE, FORTE DEL SUO MANDATO POPOLARE, IL CAPO DELLO STATO DI RADO PUÒ PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DI DIRE ‘NO, NON È VERO’ ANCHE SE IN CUOR SUO MAGARI NE DUBITA. DELLA FORMULAZIONE TECNICA, SI OCCUPERÀ IL PARLAMENTO…”
Ugo Magri per “la Stampa”
sergio mattarella giorgia meloni
Come nelle partite di calcio, anche in politica è sempre forte la tentazione di strattonare l'arbitro quando assegna (o non assegna) un calcio di rigore. Cosicché c'è poco da meravigliarsi se sui social, cioè nel regno delle tifoserie, qualcuno si è domandato come mai Sergio Mattarella non abbia bloccato preventivamente il decreto anti-rave che il Pd e i Cinque stelle, ma anche autorevoli costituzionalisti, considerano un provvedimento confuso, provocatorio, pericoloso.
Anziché unirsi allo sdegno e rifiutare di metterci la sua firma, il presidente ha emanato il testo governativo la sera stessa in cui questo è stato varato dal governo, senza far trapelare spiegazioni o commenti. Il che significa una cosa sola: al Quirinale non sono state messe a fuoco ragioni sufficienti per bocciare il provvedimento prima ancora che approdasse alle Camere. Com' è noto, la Costituzione consente i decreti legge nei soli casi di «necessità e urgenza».
Detta così sembra una regola parecchio stringente; nella prassi si tratta invece di vincoli piuttosto elastici, legati al momento storico; quando un governo giudica necessario o urgente intervenire, forte del suo mandato popolare, il capo dello Stato di rado può prendersi la responsabilità di dire «no, non è vero» anche se in cuor suo magari ne dubita; prova ne sia che nell'intera storia della Repubblica sono stati respinti soltanto sei decreti legge.
Quello sul rave poteva essere il settimo? Giuristi di casa sul Colle lo escludono per un paio di motivi. Primo: già altre volte erano state introdotte d'urgenza nuove tipologie di reato, quindi esistono dei precedenti alla decretazione in materia penale che, volendo, lo consentono anche per i rave. Se sia opportuno o meno, non spetta a Mattarella deciderlo.
Secondo: l'invasione delle altrui proprietà viene già oggi punita con il carcere fino a quattro anni; dunque sarebbe stato difficile eccepire sulla costituzionalità di una nuova norma contro feste e sballi. Della formulazione tecnica, più o meno perfettibile, si occuperà il Parlamento che, del resto, esiste proprio per valutare. E correggere, se ritiene. Chi contesta i profili liberticidi del pugno duro anti-rave avrà da subito una tribuna per farsi sentire, ed eventualmente le piazze per mobilitarsi, senza bisogno di tirare la giacca al direttore di gara.