HANNO PERSO TUTTI - IL PDL SENZA BERLUSCONI A RISCHIO ESTINZIONE: PERDE OLTRE 14 PUNTI - IL PD PIÙ DI 5 (ALTRO CHE “VITTORIA ALLA HOLLANDE” COME SI ILLUDE CULATELLO CHE LIMITA LE PERDITE GRAZIE ALLE LISTE CIVICHE) - LEGA DIMEZZATA: BOSSI FU, IN VITA SOLO MARONI E VENETO - GRILLO AL 7-8% - IL TERZO POLO DI CASINI-FINI-RUTELLI NON ESISTE MA I PARTITI CENTRISTI E LE LISTE AD ESSI COLLEGATI HANNO RACCOLTO UN DISCRETO BOTTINO - MA SONO MOLTI DI PIÙ QUELLI CHE NON HANNO ANCORA DECISO PER MANCANZA DI ALTERNATIVE ACCETTABILI…

Roberto D'Alimonte per il "Sole 24 Ore"

Vittorie secche e ballottaggi Come era facile prevedere questa volta sono stati pochi i comuni in cui le elezioni si sono decise al primo turno. Nei 157 comuni sopra i 15.000 abitanti è successo solo in 37 casi con 25 vittorie dei candidati targati Pd e alleati, 7 candidati Pdl e alleati, e 2 candidati della Lega. Negli altri 120 comuni si deciderà al ballottaggio. In questi comuni è interessante vedere la distribuzione dei vari tipi di "duelli". In 58 casi lo scontro è tra i candidati del blocco di centro-sinistra (nelle sue diverse configurazioni) e quello del Pdl e alleati.

La Lega va al ballottaggio in 7 casi contro il candidato del Pd e in uno contro il candidato di una lista civica. I candidati del terzo polo (nei suoi vari formati) vanno al ballottaggio in 13 comuni contro i candidati del Pd e alleati e in 6 comuni contro quelli del Pdl e alleati. La sorpresa è il Movimento 5 Stelle che è riuscito a far passare al secondo turno 5 candidati che affronteranno tutti un candidato del blocco di centro-sinistra. Partiti e blocchi Il voto ai partiti è quello che attira sempre l'attenzione di tutti gli osservatori ma è un voto impossibile da decifrare in una elezione amministrativa in cui la presenza di tante liste collegate ai candidato-sindaco nasconde la vera forza dei partiti.

L'unica cosa che si può dire è che i brand Pd, Pdl ecc. non hanno un grande appeal se per sostenere i propri candidati i partiti storici devono ricorrere ad altri brand con una immagine meno logora. In questa situazione di grande frammentazione sono più indicativi i dati aggregati per aree politiche (i blocchi), come abbiamo fatto nella tabella in pagina. I blocchi sono stati costruiti sommando nei 26 comuni capoluogo i voti ottenuti dai partiti tradizionali e quelli delle varie liste comprese nella coalizione che sosteneva lo stesso candidato sindaco.

Dai dati emerge chiaramente che mentre il blocco di centro-sinistra (Pd, Idv, Sel + liste civiche) arretra relativamente poco rispetto alla sua consistenza nel 2008 (dal 43,1% al 37,7%, una perdita di oltre cinque punti interamente ascrivibile al Pd, poiché Idv e Vendola sono sostanzialemnte in linea con il voto del 2008) il blocco di centro-destra (Pdl, Nuovo-Psi, La Destra + liste civiche) passa dal 39,9% del 2008 al 25,7% di oggi. Quanto alla Lega che abbiamo separato dal blocco targato Pdl resta sulle stesse posizioni includendo Verona, grazie allo straordinario successo della lista di Tosi, ma in realtà perde significativamente senza Verona passando dal 4,7% al 2,3%.

Per il Carroccio però è più significativo calcolare i voti solo per i comuni in cui era presente. Così facendo si vede che nei 14 comuni del 2012 per cui abbiamo anche il dato delle regionali del 2010 (manca Gorizia) il Carroccio passa dal 15,3% al 5,3%. Se a questo dato sommiamo anche i voti della lista Tosi a Verona il gap si riduce ma resta comunque molto negativo. Per il blocco di centro il discorso è più complicato. In realtà questo blocco non esiste. Non esiste nemmeno il terzo polo.

Esistono dei partiti e delle liste collegate che insieme però hanno raccolto un discreto bottino. Ma il dato più significativo è che, nel momento in cui si assiste al netto smottamento dell'elettorato del Pdl e della Lega, l'Udc resta al palo, però non perde. Il Movimento 5 Stelle Fino a pochi giorni fa molti irridevano quei sondaggi che davano il movimento di Grillo sopra il 7% dei voti. E invece erano stime corrette. Anzi no, ma per la ragione inversa a quella degli scettici perché ora sappiamo che erano stime al ribasso.

Nei 20 comuni capoluogo in cui si è presentato il movimento di Grillo ha ottenuto in media l'8,2% (7,1 nel complesso) dei voti. Questo dato nasconde però una grande varianza. Nei 10 comuni del Nord (tutti quelli in cui si è votato) la percentuale è stata 11,3. Mentre nei quattro comuni capoluogo della ex zona rossa arriva al 13,1. Al Sud invece il movimento era presente solo in 6 comuni su 12 e i suoi consensi sono modesti, il 3,1%. Questa diversità territoriale non è una sorpresa. Era così anche prima di queste elezioni, ma è poco probabile che sia così dopo queste elezioni.

Le condizioni politiche, economiche e sociali sono favorevoli ad una espansione del movimento anche nelle regioni meridionali. Il successo di oggi è destinato ad alimentare quello di domani se nulla cambierà nel campo dei partiti tradizionali. Tra questi invece si assiste più al tentativo di demonizzare il pericolo rappresentato da Grillo che a dare risposte concrete ad alcune delle istanze che ne spiegano il successo. Verso le politiche del 2013 Queste elezioni confermano un dato già rilevato da tutti i sondaggi di opinione negli ultimi mesi.

La fine del ciclo berlusconiano ha aperto il mercato elettorale. Ci sono milioni di elettori disponibili a cambiare le loro scelte di voto, ma l'offerta di nuovi "prodotti" è praticamente inesistente. Una fetta di loro ha scelto Grillo. Ma sono molti di più quelli che non hanno ancora deciso per mancanza di alternative accettabili. Se non verranno fuori da qui alla prossima primavera non andranno a votare. Ci sarà una domanda inevasa che rischia di ingrossare ancora di più la marea montante della disaffezione nei confronti della politica.

 

BERLUSCONI E ALFANO Casini e FiniRUTELLI-CASINIMARONI E BOSSIBEPPE GRILLO AD UN COMIZIO

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…