L’EURO-SILURO DI CAMERON! PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE I POPOLARI EUROPEI LANCIANO JUNCKER MA IL PREMIER INGLESE, CHE GUIDA IL PATTUGLIONE DEI LEADER PPE EUROSCETTICI, LO IMPALLINA (TROPPO EUROPEISTA) – CHE FA LA MERKEL?
Andrea Bonanni per âLa Repubblica'
Popolari, socialisti, liberali, verdi ed estrema sinistra ieri hanno dato mandato al candidato del Ppe, Jean-Claude Juncker, di cercare di formare una maggioranza politica nel nuovo Parlamento che possa sostenerlo come presidente della Commissione europea. La decisione è stata presa nella riunione dei capi dei gruppi parlamentari.
Insieme, i cinque partiti controllano oltre 570 seggi dei 751 del nuovo Parlamento europeo, e dunque lanciano un messaggio molto chiaro ai capi di governo, cui spetterebbe il compito di nominare il presidente della Commissione. La scelta di Juncker come primo «incaricato» è coerente con gli impegni presi dai cinque partiti prima del voto, essendo il Ppe uscito dalle elezioni come prima forza del Parlamento.
Ma la partita delle nomine è solo all'inizio. Ieri sera a Bruxelles si sono ritrovati i 28 capi di governo dell'Ue per valutare i risultati delle elezioni e discutere della designazione dei vertici europei. E subito le divisioni tra le varie capitali sono apparse evidenti.
I capi di governo aderenti al Ppe, con la vistosa eccezione dell'estremista ungherese Viktor Orban, sono subito apparsi favorevoli ad un mandato esplorativo per Juncker. «Il nostro candidato era Juncker, la Spagna manterrà i propri impegni» ha spiegato il premier spagnolo Mariano Rajoy. Sullo stesso tono le dichiarazione dell'irlandese e del finlandese.
Anche la Merkel, che pure inizialmente era contraria alla «parlamentarizzazione » della Commissione, sembra aver ormai accettato il principio: «Siamo contenti che il Ppe abbia vinto le elezioni europee. Juncker è il nostro candidato di punta per la presidenza della Commissione europea» Ma i leader più euroscettici, capitanati dal premier britannico, sono contrarissimi a farsi imporre la nomina dal Parlamento europeo. «Nessun automatismo », hanno detto all'unisono Cameron, l'ungherese Orban, lo svedese Reinfeldt e l'olandese Rutte.
I quattro, oltre a ritenere inaccettabile il principio, che evidentemente intacca le sovranità nazionali, sono anche contrari alla persona di Juncker, considerato troppo europeista e troppo federalista. E dunque insistono sul fatto che prima occorra discutere «quale Europa» si voglia, e solo in un secondo momento prendere in considerazione i nomi.
«Questa Europa è diventata troppo grande, troppo autoritaria e troppo invasiva», ha dichiarato Cameron, che ormai è condannato ad inseguire gli eurofobi dello Ukip nella loro fuga da Bruxelles. Ma i britannici e gli altri euroscettici, questa volta, non avranno a disposizione il diritto di veto. La nomina del presidente della Commissione infatti, in base ai nuovi Trattati, si decide a maggioranza qualificata. E dovrà comunque avere il voto di fiducia del Parlamento europeo.
Per ragioni opposte, anche i due principali leader socialisti, Matteo Renzi e Francois Hollande, sono favorevoli ad anteporre la discussione sui contenuti a quella sui nomi. Da una parte infatti sperano di riaprire il dibattito sull'austerità di impronta tedesca. «L'Europa deve capire che cosa è successo in Francia nelle elezioni europee perché non è un problema solo francese. Sono europeo e voglio che l'Europa cambi», ha detto
Hollande. Dall'altra cercano evidentemente di mantenere aperta la porta per il candidato socialista alla presidenza della Commissione: il tedesco Martin Schulz.
Come sempre, è stata la cancelliera Merkel a indicare la strada del possibile compromesso. «Anche se noi sosteniamo Juncker, si tratta di trovare un'ampia maggioranza e sappiamo che nessun gruppo da solo ha la maggioranza in Parlamento. Per cui daremo al presidente del Consiglio europeo Van Rompuy il compito di condurre consultazioni con il Parlamento europeo».
Mario Monti and Jean Claude Juncker c juncker_venizelosDAVID CAMERON INCONTRA A CASA SUA ANGELA MERKEL JEAN CLAUDE JUNCKER CON ANGELA MERKELMARIANO RAJOY E ANGELA MERKELViktor Orban