I PREDATORI DELL’URNA - NELL’ERA POST-IDEOLOGICA I FRANCHI TIRATORI HANNO PERSO OGNI PUDORE E DOPO PRODI SONO VISSUTI CON UN MISTO DI NORMALITA’ E RASSEGNAZIONE – DE RITA: ‘IL CECCHINAGGIO CONTINUATO PORTA ALLA VITTORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE SULLA RAPPRESENTANZA’

Filippo Ceccarelli per ‘La Repubblica'

«Non sarà facile assistere senza provare ripugnanza a questa "fine delle ideologie" annunciata con giubilo. La rinuncia a una ideologia - sosteneva un cupo, ma spesso saggio conservatore come Nicolàs Gòmez Davila (Tra poche parole, Adelphi, 2007) porta la maggioranza della gente soltanto a perdere ogni pudore». L'aforisma si adatta a quanto da tempo ha preso o se si vuole ha ricominciato ad accadere nel Parlamento italiano, dove si vota sempre meno, ma quando si vota a scrutinio segreto non c'è provvedimento o nomina o decisione che non debba tener conto, con maggiore o minore sciaguratezza, dei franchi tiratori.

E tuttavia la novità sta nel fatto che anche la figura di questi ultimi negli ultimi anni è parecchio cambiata, e in qualche modo proprio nel senso post-ideologico indicato, o meglio riprovato con sdegno da Gòmez Davila. L'altroieri, per dire, sulle quote rosa, sono stati annoverati tra i cecchini i deputati cosiddetti renziani. Mentre ieri, sul tema delle preferenze, si è individuato nei deputati anti-renziani il vasto nucleo di coloro che hanno votato a favore di quello o di quell'altro emendamento che avrebbe scassato la legge elettorale e quindi l'intesa tra il presidente del Consiglio del Pd e il suo più vero alleato, che è Berlusconi.

Questa ravvicinatissima inversione, con relativo, simmetrico e immediato scambio di ruoli corsari all'interno del maggior gruppo parlamentare di Montecitorio, è stata tuttavia vissuta tanto in aula che in Transatlantico, per poi di qui rilanciarsi in direzione del sistema mediatico con una naturalezza che rasenta ormai la normalità; o forse la rassegnazione. Forse dipende dalla circostanza che sulla XVII legislatura grava quella specie di peccato originale che ha condizionato l'elezione del presidente della Repubblica e che per qualche giorno ha trasformato l'aula della Camera in una sorta di mattatoio di candidati.

In genere il ricordo va all'assassinio politico di Prodi, realizzato con il numero, invero abbastanza convenzionale, dei 101 che ne decretarono la fine. Ma a pensarci bene, anche se nessuno ne ravviva la memoria, il giorno prima una quota ben superiore di franchi tiratori aveva massacrato la candidatura di Franco Marini. In questi casi l'algebra parlamentare dispone di appassionati specialisti che sulla base di calcoli certi, ma anche di sintomi, deduzioni, varianti, sospetti e spiate, comunque arrivano a stabilire con qualche esattezza quanti onorevoli hanno sfoderato il pugnale per affondarlo a volto scoperto contro questo progetto o a favore di quell'obiettivo.

Ebbene, l'impressione è che oggi non solo l'ampia e acclarata disponibilità numerica, ma anche e soprattutto l'inedita intercambiabilità, il mal comune e polifunzionale dei franchi tiratori abbiano finito per alleggerire i vincoli del nascondimento e del segreto all'interno di una logica tipo «così fan tutti». Lo scopo di ciascun accoltellatore, d'altra parte, non è quello di conservare quella dignità che nell'«aria attossichiata di Montecitorio » (Guido Ceronetti), figura tra le meno diffuse aspirazioni.

Una sola cosa bramano in realtà i congiurati delle trame parlamentari: di mostrare, possibilmente in modo graduale, la loro forza per ottenere il risultato. «Perché coloro che vincono - secondo Machiavelli - in qualunque modo vincono, mai non ne riportono vergogna». La faccenda è dunque antica la violenza e la frode essendo poste alla base della politica moderna. Ma per tornare alle odierne magagne, il sospetto è che alle spalle del franco tiratore postideologico ci siano diverse tendenze che proprio della post-politica delineano l'orizzonte: sguardo corto, deficit progettuale, immediatezza, egocentrismo, primitivismo, sfacciataggine, spettacolarità, cialtroneria.

Tutto questo, insieme alla frammentazione dei partiti in clan e tribù, assegna ai predatori dell'urna una funzione meno riprovevole e al tempo stesso più selvatica, a mezza strada tra i carnefici e i facchini. Ha scritto Giuseppe De Rita: «Il cecchinaggio continuato porta alla vittoria della rappresentazione sulla rappresentanza, ma tutto resta senza alcuna conseguenza reale, nemmeno di protesta organizzata, e porta ad aumentare a dismisura la solitudine di tutti soggetti sociali con una conseguente grande poltiglia antropologica».

E Gòmez Davila: «Quando gli addetti ai fini esitano e al loro posto agiscono gli addetti ai mezzi, i mezzi diventano fini. E all'umanità non resta altro fine che l'accumulo di mezzi».

 

 

ROMANO PRODI MATTEO RENZI ROMANO PRODIGIUSEPPE DE MITA GIUSEPPE DE RITA GIUSEPPE DE RITAMario Monti e Silvio Berlusconi e prodi l medium berlusconi prodi

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)