trump sondaggi usa2016

PRIMARIE FATTE A MAGLIE - I REPUBBLICANI INVESTONO MILIONI E SCIPPANO I DELEGATI A TRUMP NEL COLORADO: PRIMARIE ABOLITE, TUTTI E 37 A CRUZ. MA I SONDAGGI PARLANO CHIARO. IL MILIARDARIO HA CHANCE MIGLIORI CONTRO HILLARY DEL BIGOTTO TEXANO - CATTIVE NOTIZIE PER LA CLINTON: SANDERS CRESCE ED È QUASI PARI NEL VOTO NAZIONALE

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

chi voterebbero repubblicani a novembre   aprile chi voterebbero repubblicani a novembre aprile

 

Com’era la storiella circolante nel mondo intero che solo Cruz potrebbe battere Hillary a novembre, Trump mai? Com’era l’altra sul distacco incolmabile tra la medesima Hillary Clinton e l’avversario, l’anziano scapigliato socialista bergogliano, Bernie Sanders? Com’era infine quella per cui il primato delle primarie è tutto in mano agli elettori e i partiti possono poco per manipolarlo? Sveglia per tutti, ché fra Trump e la Clinton il margine è veramente minimo, che Sanders avanza, e impazzano gli imbrogli sulla scelta dei delegati in Colorado, dove le primarie le hanno proprio abolite.

chi voterebbero i democratici a novembre   aprile chi voterebbero i democratici a novembre aprile

 

Ancora niente abbiamo visto, il risultato di New York martedì prossimo metterà l’acceleratore alla campagna più folle che si ricordi. E con un Gop così malridotto, pronto a consegnare a Hillary la vittoria mentre si scanna, proprio non ce la fa.

 

Il sondaggio è stato effettuato dal 4 al 10 aprile su un campione di 12.692 adulti, tutti registrati al voto. La sorpresa, per chi si voglia stupire, sta nel confronto tra i due possibili front runner alle elezioni generali di Novembre. Se fosse Clinton contro Cruz, 37 per cento a lei, 32 a lui, 19 a un misterioso candidato di un terzo partito, 10 a nessuno, attenzione a questo dato in giorni in cui si parla di candidatura indipendente di Trump in caso di convention farlocca a luglio.

chi voterebbero gli elettori americanichi voterebbero gli elettori americani

 

chi  voterebbero gli elettori americanichi voterebbero gli elettori americani

Ma se fosse Clinton contro Trump, allora la percentuale nel sondaggio è 38 a lei, 36 a lui, 16 per cento a un terzo, 8 a nessuno. Il risultato scomposto delinea bene lo scontro nel partito repubblicano che si sta dilaniando, perché il 56 per cento dei seguaci di Trump voterebbe per Cruz se fosse lui il candidato, che già è poco, e il 25 per cento sceglierebbe un terzo; allo stesso modo solo il 53 per cento dei seguaci di Trump  voterebbe per Cruz, il 28 per un terzo candidato. Secondo la Nbc il margine di errore del sondaggio è dell’1,3 per cento.

chi  voterebbero  i supporter di trump senza trumpchi voterebbero i supporter di trump senza trump

 

chi voterebbero i supporter di cruz senza cruzchi voterebbero i supporter di cruz senza cruz

Quel che i sondaggi, anche i più scientifici come questo della Nbc, non possono calcolare, è il casino che combinano partiti e gruppi di pressione e finanziamento per sporcare un processo che, pur complicato e addirittura farraginoso in certi aspetti, sarebbe un grande processo elettorale, il gigantesco caucus che elegge il presidente.

 

Bene, a ogni tornata, i due partiti introducono elementi di controllo, dal numero enorme di superdelegati del vertice decisi dal Partito Democratico, ai regolamenti di assegnazione truffaldina dei delegati di cui sono campioni i repubblicani.

 

donald  trump rudy giulianidonald trump rudy giuliani

Trump ha il partito contro, ed è un neofita, in South Carolina ha vinto e si ritrova meno delegati di Cruz; in Colorado un decretino del vertice del partito dell’agosto scorso ha di fatto abolito le primarie trasformandole in assemblee di iscritti, non caucus, e così non un elettore ha potuto esprimere un voto, i 37 delegati tutti a Cruz, la grande rabbia espressa in certificati elettorali bruciati davanti alle telecamere, in editoriali infuocati del Denver Post, che ha scritto:

ted cruz con estensione penienated cruz con estensione peniena

 

”Immaginate quel che è successo: dei funzionari di partito avevano paura che una campagna interessante potesse indurre migliaia di cittadini in più a partecipare, dunque potesse ridurre il peso delle elite e degli insider. Una vergogna”. Che c’avesse da dichiarare vittoria Ted Cruz con tali presupposti non si sa, eppure lo ha fatto, le facce di tolla mica si trovano solo in Italia.

 

supporter  di trump in florida aspettano il candidatosupporter di trump in florida aspettano il candidato

Le porcate i partiti non le fanno da soli, ma con l’aiuto dei grandi finanziatori, che quest’anno, nel tentativo di far fuori Trump, miliardario come loro, sono attivissimi, non solo soldi ma lavoro di comunicazione, campagne di fango, compravendita dei delegati. Il gruppo si chiama “the anti-Trump Our Principles PAC”, e vorrebbe evitare che si arrivi a luglio con una convention aperta, anche se si preparano per quella evenienza.

donald trump dichiara vittoria  nella sua tenuta di mar a lago di palm beach in floridadonald trump dichiara vittoria nella sua tenuta di mar a lago di palm beach in florida

 

Il miliardario che esce allo scoperto si chiama Steve Hubbard, e dichiara serenamente che “certo che cercheremo di influenzare le persone. Io chiamo un delegato e gli dico come la penso, compro spazi sui giornali e in tv, perché non dovrei”. Il metodo massicciamente usato in Florida non ha funzionato, a New York non sembra funzionare, in Wisconsin Cruz l’ha avuta vinta su Trump perché per lui si sono mossi i pastori in ogni chiesa dello Stato.

 

Ma un conto è provare a influenzare l’elettore, arrabbiato com’è quest’anno, altro, più facile, raggiungere il delegato di qui alla convention, che è una specie di suk arabo di trattative occulte quando i giochi non sono chiari.

 

donald trump  in nevadadonald trump in nevada

Contro questo metodo Trump può poco, può però denunciarlo come scorretto, come un furto perpetuato alle spalle degli americani, e quindi alla fine si ripropone lo stesso dilemma, quello che tanti commentatori e più di qualche esponente del partito stanno cominciando a chiedersi apertamente.

 

hillary clintonhillary clinton

Può il Gop condurre in porto una operazione del genere, imporre un candidato che non sia espressione della maggioranza dei voti delle primarie nella maggioranza degli Stati, esporsi al rischio di un terzo candidato indipendente, consegnare insomma la vittoria a un candidato democratico tanto pompato da Wall Street e grandi gruppi aziendali quanto poco popolare, e non rischiare di esplodere in una crisi senza prospettiva? Una cosa è certa, sarà la convention più seguita dal 1976, l’anno della guerra a Ronald Reagan.

 

bernie sandersbernie sanders

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…