LA PROTETTA DEL PRESIDENTE - SCOVATA LA SIGNORA WILMA CHE HA PUBBLICATO SULLA ‘’STAMPA’’ UN NECROLOGIO PIENO DI D’AMORE PER IL PIO SCALFARO (“DOPO UNA VITA DI GRANDE AFFETTO, LA MANCANZA È PURO DOLORE”) MA IL MISTERO S’INGROSSA: “L’HO CONOSCIUTO CINQUANT’ANNI FA A UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA MIO MARITO, POI SIAMO RIMASTI IN CONTATTO” - IL PATTO SEGRETO: “CHI SE NE SAREBBE ANDATO VIA PER PRIMO, SI SAREBBE PRESO CURA DELL’ALTRO”…

Niccolò Zancan per "la Stampa"

Non è mai stata la segretaria del Presidente. Neppure una dama misteriosa: «Che stupidaggini, che modi di ricamare...». La signora Wilma non ama neanche la definizione di amica, nell'accezione più pura del termine: «L'amicizia è fra pari - spiega - mentre io e il presidente Oscar Luigi Scalfaro non lo siamo mai stati. Però ci siamo conosciuti quasi cinquant'anni fa. Era il 1963. Lui parlava all'oratorio salesiano di via Luserna.

Il mio futuro marito organizzava l'incontro. Ed io, con molti altri, ero seduta fra il pubblico. Alla fine mi sono presentata. Le nostre famiglie si conoscevano già alla lontana. Gli chiesi in ricordo i suoi appunti, erano scritti su carta intestata a un convento di suore di clausura. Da allora siamo rimasti in contatto. Scrivendoci e telefonandoci, di tanto in tanto...».

La signora Wilma ha pubblicato sulla Stampa di lunedì un necrologio pieno di dolcezza. Per qualcuno troppo «femminile», addirittura «personalissimo». Sospetto, insomma.
Ecco le parole che hanno innescato il demone delle supposizioni: «Dopo una vita di grande affetto, profonda amicizia, stima, la mancanza è puro dolore, la speranza è nel nostro patto». Ed eccola qui, la signora Wilma in persona. Ci fa accomodare in un salottino pieno di libri e cornici. Cani di ceramica come fermaporte. Le finestre affacciate su un piccolo giardino inaspettato, nel cuore del quartiere operaio di San Paolo.

«Nella mia vita ho insegnato ragioneria. Mio marito è un geometra in pensione. Ci amiamo ancora moltissimo. E purtroppo, pochi giorni fa, abbiamo scoperto che è gravemente malato». Non è una divagazione dolorosa. C'entra con il patto che la signora Wilma ha stretto con il presidente Scalfaro. «Risale all'inverno del 1992. Andai ad incontrarlo al Quirinale. Gli portai in dono i suoi appunti del 1963, incorniciati con una dedica.

Lui disse: "Devono risalire ai tempi del tuo asilo". Io risposi con un sorriso: "Un po' dopo". Lì, alla fine, ci siamo detti che ci saremmo rincontrati oltre al Quirinale, nell'unico posto che si può immaginare "oltre". Ma il patto era questo: chi se ne sarebbe andato via per primo, si sarebbe preso cura dell'altro. Ed ecco perché, adesso, io lo prego di guarire mio marito».

Prima di inviarsi suppliche fino al cielo, si erano scritti lettere su temi molto terreni. Per esempio, il 25 febbraio 2011. Quando l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro rispose allo sfogo della signora Wilma, che si era appena ritrovata la casa svaligiata dai ladri: «Sono ammirato dalla vostra serenità e dalla capacità di trovare considerazioni evangeliche. Molto bravi! E coraggio sempre, in questo povero mondo che non pare sia capace di migliorare. Ma tutto è possibile a Dio, se noi facciamo bene il nostro dovere...».

Il marito della signora Wilma è sempre presente nelle risposte, non è soltanto una formalità. Il 2 marzo del 2011, su carta intestata al Senato della Repubblica, Scalfaro scrive ancora di suo pugno: «Carissima grande amica, grazie! Lunedì 28 ho ricevuto la bellissima lettera, quasi diario di due sposi innamorati in giro per il mondo. L'ho letta subito attirato dalla prosa semplice, vivissima, conquistatrice. Mezz'ora di lettura affascinante e molto partecipata. Sei molto brava con la luminosità e la forza dei tuoi sentimenti... Che dio ti benedica e vi benedica. La Madonna ti porti il mio abbraccio». Era la risposta al resoconto di un viaggio negli Stati Uniti.

Ogni anno arrivavano gli auguri di Natale: «Dal vostro Oscar Luigi Scalfaro». Con «vostro» sottolineato cinque volte. Una dedica sul suo libro del 2006: «Con l'armonia e la gioia del Magnificat». Telegrammi alle ricorrenze: «Grazie di cuore per i graditi auguri che ricambio con affettuoso ricordo». La signora Wilma ha una scatola di legno piena di corrispondenza, la tiene fra le sue cose più care. C'è anche un santino elettorale per le elezioni politiche del 26 giugno del 1993, scheda azzurra, il simbolo della Democrazia Cristiana e i nomi: Rossi di Montelera, Scalfaro, Zolla, Pronzato.

Certe volte, invece, squillava il telefono, e lei riconosceva immediatamente la voce. «L'ultima volta, pochi mesi fa. Mi ha raccontato un aneddoto personale, ma parlava in terza persona. Era l'inverno successivo all'Otto Settembre. Era il ricordo di due sposini in barca sul Lago Maggiore. Faceva un freddo terribile, ma non lo sentivano. Non gli importava neppure della nebbia. Erano felici. Ma proprio quel giorno - e qui il presidente Scalfaro tornò a parlare in prima persona - gli arrivò il telegramma di suo padre. Gli annunciava un incarico da magistrato. Era la fine del suo viaggio di nozze».

La signora Wilma ha accettato di condividere i suoi ricordi a una condizione. «Il mio cognome non deve essere pubblicato. Non vorrei che sembrasse una mancanza di riguardo. In questi anni la mia conoscenza del presidente è già stata motivo di troppi commenti ingiusti, fra le persone che hanno saputo».

Ma se lei non può essere definita un'amica, qual è il termine giusto? Silenzio. Un sospiro commosso. Poi dice: «Protetta. Una sua protetta. Intendiamoci, è una bruttissima parola. Ma qui non significa raccomandazioni o aiuti particolari, piuttosto vicinanza, affetto. Un prendersi cura con le preghiere e nei fatti, senza mai bisogno che io chiedessi. Ecco perché anche adesso, dal paradiso, io credo che il presidente non si sia dimenticato di me».

 

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