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QUANDO SUSAN SARANDON GRIDÒ ‘ALLAH AKBAR’ - PROTESTE DI MUSULMANI E UN PAIO DI STAR A NEW YORK CONTRO LE POLITICHE SULL’IMMIGRAZIONE DI TRUMP: TUTTI VANNO CONTRO IL PRESIDENTE, POCHI SI VOGLIONO MOSTRARE FILO-ISLAMICI - NEL DISCORSO DEL LEADER DELLA ‘NAZIONE DELL’ISLAM’ NON SONO MANCATE PAROLE CONTRO GLI EBREI ‘CHE SI CONSIDERANO ELETTI DA DIO’, GIUSTO PER CAPIRE QUANTO POSSA ESSERE POPOLARE A HOLLYWOOD QUESTO MOVIMENTO…

 

Francesco Semprini per la Stampa

 

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Il presidente e la sua gente nella roccaforte di Mar-a-Lago in Florida, il popolo anti-Trump nelle piazze degli Stati Uniti. È un' America dalla spaccatura ancora più profonda quella che si presenta a un mese di distanza dall' insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca.

 

Donald Trump ha arringato i sostenitori nella «comfort zone» del suo resort in Florida dove prepara il nuovo bando anti-musulmani e linee guida per la demolizione dell' architettura politico amministrativa di Obama. Mentre in tutto il Paese strade e piazze venivano inondate da manifestanti uniti dallo slogan «Not My President Day», versione contestatrice del giorno in cui si celebrano i Presidenti degli Stati Uniti.

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Un tranquillo weekend di protesta quello andato in onda negli Usa con cittadini, associazioni, politici, celebrità e una vasta rappresentanza del mondo musulmano protagonisti di dimostrazioni a sfondo religioso.

 

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È accaduto a Times Square dove Linda Sarsour, attivista di origini palestinesi, ha ricordato il decreto esecutivo col quale il presidente (democratico) Franklin D. Roosevelt predispose l' internamento dei giapponesi in campi di prigionia. Il passato che ritorna a bussare alla porta degli americani, secondo la donna, con «i musulmani e le minoranze che rischiano di subire le stesse umiliazioni sotto Trump».

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Alle parole della Sarsour, leader della «Arab American Association of New York» hanno fatto seguito appelli a una preghiera collettiva in nome di Allah Akbar (Dio è il più grande).

A prendere parte alle litanie sono stati anche l' attrice Susan Sarandon e l' imprenditore miliardario Russell Simmons (un tempo amico di Trump) i quali hanno ammonito sul rischio di un «fascismo americano» sotto Trump. Accanto a loro anche il governatore di New York Andrew Cuomo.

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Allah Akbar è stato anche scandito a Detroit quando sul palco della Joe Louis Arena è salito Louis Farrakhan, leader della «Nazione dell' Islam».

 

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«Voglio sconfessare l' abuso degli ebrei che affermano di essere il popolo eletto da dio», ha detto Farrakhan, attaccando anche i bianchi per l' oppressione che hanno esercitato in tanti secoli di storia. Il leader ha annunciato l' inizio di una nuova era in cui tutti gli esseri umani potranno godere di pace, libertà, giustizia ed eguaglianza sotto la legge di Allah.

 

E ha invitato Obama a prendere un caffè per discutere su come aiutare Chicago ed evitare l' impiego di militari per fronteggiare la criminalità che affligge la città. La protesta è proseguita per tutto lunedì a Los Angeles, Washington, Chicago, Missouri, Denver e New York dove sono giunte oltre 50 mila persone.

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Proteste ma anche scherno nei confronti del presidente degli Stati Uniti preso di mira sulla presunta gaffes dell' attacco terroristico in Svezia.

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«Ecco come è stato pianificato l' attentato in Svezia», recita un' immagine satirica che mostra le istruzioni per montare mobili di Ikea, paventando il rischio di terroristi armati di brugola.

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