matteo renzi giuseppe conte

SCACCO MATTEO - RENZI NON HA NESSUNA INTENZIONE DI MORIRE GRILLINO E STA MEDITANDO DI STACCARE LA SPINA AL GOVERNO DI “GIUSEPPI”. COME? SEMPLICEMENTE IMPEDENDO L’APPLICAZIONE DEL TAGLIO DEI PARLAMENTARI PER LA PROSSIMA LEGISLATURA, CHE PURE VOTERÀ - SE NESSUNO CHIEDESSE IL REFERENDUM, POTREBBE APPROFITTARE DELL’EVENTUALE SCONFITTA DI PD E M5S IN EMILIA, ALTRIMENTI…

 

Paolo Becchi e Giuseppe Palma per “Libero Quotidiano”

 

MATTEO RENZI

Matteo Renzi ha dato vita al suo nuovo partito, ItaliaViva, composto al momento da non meno di venticinque deputati e quindici senatori. Occorre almeno riportarli tutti in Parlamento, altrimenti gli aderenti non vedrebbero alcuna convenienza a lasciare un partito più grande come il Pd per approdare ad un soggetto più piccolo come quello renziano.

 

Ridurre il numero dei parlamentari di quasi il 40% (400 deputati e 200 senatori rispetto agli attuali 630 e 315), come previsto dalla riforma, rende davvero difficile che oltre 40 parlamentari vengano rieletti con ItaliaViva. Renzi non ha quindi alcun interesse che la riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari diventi operativa. La voterà, ma ne bloccherà l’applicazione, quantomeno per la prossima Legislatura.

PAOLO BECCHI

 

La riforma approda oggi alla Camera, giunta ormai all’ultimo voto in seconda deliberazione, quella definitiva. Le votazioni inizieranno domani pomeriggio a partire dalle ore 14. La revisione costituzionale è già stata votata in seconda deliberazione al Senato a maggioranza assoluta e non a maggioranza dei 2/3 dei componenti, dunque, qualunque fosse l’esito numerico alla Camera, la revisione costituzionale dovrà essere sottoposta a referendum confermativo, ai sensi del secondo comma dell’art. 138 della Costituzione, qualora ne facessero richiesta 500mila elettori oppure 5 Consigli regionali o 1/5 dei componenti di una Camera. Ma non è detto che ciò avvenga, visto che Lega e Fratelli d’Italia l’hanno già votata al Senato (la Lega anche in tutti i precedenti passaggi parlamentari). In altre parole, è probabile che il referendum non venga richiesto. E trovare 500.000 elettori non è una impresa facile.

 

luigi di maio giuseppe conte

Il punto fermo è uno: affinché la riforma entri in vigore devono trascorrere almeno tre mesi dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per dare la possibilità – ai soggetti di cui sopra – di presentare richiesta referendaria. Ma non solo. L’art. 4 della medesima legge di revisione costituzionale prevede che le nuove norme oggetto della riforma “si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale e comunque non prima che siano decorsi sessanta giorni dalla predetta data di entrata in vigore”.

 

matteo renzi con andrea marcucci 2

Pertanto la riduzione del numero dei parlamentari diventerà operativa dopo che saranno trascorsi sessanta giorni dalla sua entrata in vigore. La questione da chiarire è anzitutto quando entrano in vigore le leggi di revisione costituzionale. Il combinato disposto degli articoli 3 e 25 della Legge n. 352/1970 prevede che la loro entrata in vigore – qualora si tenga il referendum confermativo – avvenga dopo la promulgazione del Capo dello Stato, quindi (ovviamente) in data successiva a quella del referendum. Nel caso invece il referendum non si tenesse (perché nessuno lo richiede), una volta trascorsi i tre mesi per consentire la richiesta referendaria, l’entrata in vigore avviene sempre dopo la promulga da parte del Capo dello Stato.

 

luciana lamorgese paola de micheli giuseppe conte luigi di maio

Ciò vuol dire che, se le Camere fossero sciolte prima dei sessanta giorni successivi alla data di entrata in vigore della legge di revisione costituzionale, la riduzione del numero dei parlamentari non si applicherebbe nella prossima Legislatura bensì in quella successiva.

 

Due sono le ipotesi possibili.

 

MATTEO RENZI A L'ARIA CHE TIRA

Se si tenesse il referendum, la data della consultazione popolare sarebbe compresa tra aprile e giugno 2020, quindi Renzi avrebbe poco meno di due mesi di tempo dal voto referendario per staccare la spina al governo, in modo tale che le elezioni anticipate possano tenersi a Costituzione vigente, cioè con 618 deputati e 309 senatori elettivi in territorio nazionale. Se invece non si tenesse il referendum, la promulga da parte del Capo dello Stato avverrà presumibilmente tra la metà e la fine di gennaio 2020, e a quel punto Renzi – per non rischiare – avrebbe tempo fino a fine febbraio per far cadere l’esecutivo. Fatto sta che nelle prossime settimane risentiremo parlare di legge elettorale perché le intenzioni di Renzi sarebbero quelle di ingabbiare Salvini con il sistema proporzionale.

Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte

 

Come che sia, l’unica cosa certa è che il senatore di Firenze non morirà grillino, anzi, divorerà il consenso dei pentastellati, come del resto ha già iniziato a fare. Renzi voterà la riduzione del numero dei parlamentari, ma ne impedirà l’applicazione, quantomeno per la prossima Legislatura. Se nessuno chiedesse il referendum, il senatore potrebbe profittare della eventuale sconfitta di Pd e 5Stelle alle regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio per mandare a casa Conte e tornare al voto già in primavera, forse in concomitanza con tutte le altre elezioni regionali. Se invece si tenesse il referendum costituzionale (tra aprile e giugno 2020), la scusa per staccare la corrente potrebbe essere la sconfitta delle forze politiche dell’attuale governo alle elezioni regionali di maggio.

 

MATTEO RENZI

NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE SERGIO MATTARELLA

L’aspetto paradossale a cui assisteremo è vedere che Pd, LeU e ItaliaViva voteranno una riforma che fino ad ora hanno sempre osteggiato, mentre Lega e Fratelli d’Italia – da sempre favorevoli – tenteranno in qualche modo di boicottare il risultato. Converrebbe a Lega e Fratelli d’Italia uscire dall’aula di Montecitorio al momento del voto, in modo tale da mettere Pd, ItaliaViva e LeU nelle condizioni di votare (loro) la riforma, in modo da evidenziarne l’ipocrisia politica visto che, in tutti i precedenti passaggi parlamentari, non l’hanno votata in quanto ritenuta una riforma pericolosa per la democrazia rappresentativa. Le forze di maggioranza dicono che questo faccia parte della politica. Ma da questo punto di vista bisogna riconoscere che “Renzie” è un genio, del male ma pur sempre un genio. Fa un governo sfruttando l’idiozia di Grillo e poi “lo fa girar come fosse una bambola”. E noi ora via abbiamo detto quando lo butterà giù.

GOVERNO CONTE BIS BY TERRE IMPERVIEconte di maio zinga

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…