FORZA ‘ARFIO’! - RENZIE VUOLE SPIAZZARE TUTTI GIOCANDOSI LA CARTA DEL VOTO IN AUTUNNO E IL BANANA TIENE ANCORA COPERTO IL NOME DEL SUO CANDIDATO PREMIER: SARÀ ‘ARFIO’ MARCHINI?
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
Il premier è nel Kuwait a tessere rapporti economici, ma a Roma nessuno sembra scommettere sulle sorti del suo governo. à vero che Renzi continua a dire che l'esecutivo può andare avanti fino al 2018. A patto che faccia le riforme. «à di questo che devono occuparsi Letta e Alfano - spiega il segretario ai suoi - e invece con me vogliono parlare solo di come rimaneggiare il governo».
Ma la minoranza del Pd non sembra credere al leader. «Quando dice che pensa al traguardo del 2018, Renzi pensa a se stesso», osserva con fare ammiccante Nico Stumpo, uno di quelli che si è convinto dell'idea che Renzi possa andare a Palazzo Chigi senza passare per le elezioni. Nell'area bersanian-dalemiana non tutti la pensano però come lui. C'è chi è invece sicuro che il segretario punti alle elezioni.
Davide Zoggia lo lascia intendere quando, preoccupato, osserva: «Con questa legge elettorale il segretario ha consegnato a Berlusconi la possibilità di arrivare subito a quota 37 per cento grazie alla sua capacità aggregativa». Obiezione che, naturalmente, il sindaco respinge: «C'è chi pensa che per prendere i voti siano sufficienti le alleanze tra i leader. E allora tutti guardano al posizionamento, alle coalizioni, agli accordi. In realtà il mondo è cambiato. Bisogna puntare a prendere i voti degli altri, non i leader degli altri. Bisogna puntare agli elettori, non agli accordicchi vecchia maniera...».
E ogni riferimento al ritorno nella casa del centrodestra di Casini è puramente voluto. Renzi è convinto di poter attrarre «in prima persona» i voti dei moderati «senza nessuna mediazione». E ritiene che tanti personaggi della Prima Repubblica ormai «non rappresentino più nemmeno loro stessi».
Comunque, il segretario non sottovaluta il tema delle alleanze, checché ne pensino i suoi avversari interni. E infatti, da una parte sta curando i rapporti con Monti e Scelta civica, mentre dall'altra non ha rotto con Sel. A sinistra del Pd, dopo il congresso della Cgil di aprile, Maurizio Landini, leader della Fiom, potrebbe sentirsi più svincolato e quindi pensare insieme al movimento di Vendola alla costruzione di un soggetto politico che oltrepasserebbe agevolmente la soglia di sbarramento e si alleerebbe con il Pd.
Dunque, mentre Letta medita su quello che dovrà dire a Renzi nella Direzione del Pd in cui intende chiedere «maggior senso di responsabilità al partito», a Roma si discute sulla possibilità di andare alle elezioni a ottobre. Durante il semestre europeo. Renzi ha detto che «tecnicamente è possibile». E un autorevole esponente della sua area ricorda: «Si è già fatto nel â96, con Prodi, quindi c'è un precedente più che illustre». Del resto, perché «trascinare ancora questa esperienza governativa che non sembra andare da nessuna parte», si chiedono in molti al Nazareno.
Letta ripassa mentalmente il suo discorso: «Il Pd è il maggior partito della coalizione e non può continuare a tenere sospeso l'accordo per il rilancio del governo, il quale, peraltro, non può essere l'unico parafulmine della crisi». E intanto si ripromette, dopo marzo, chiusa la finestra elettorale per andare a votare a maggio, di assumere un piglio più renziano. Ma il Renzi originale non si ferma: «Per portare a segno le nostre decisioni, che sono troppo importanti per l'Italia, dobbiamo spiazzare tutti, sennò ci impantaniamo nella palude». Il voto a ottobre potrebbe essere un modo per uscire dalle sabbie mobili. Lo sa anche Berlusconi.
Al Pd stanno aspettando la prossima mossa del Cavaliere. Contatti, incontri e abboccamenti li hanno resi sicuri di una cosa: tre mesi prima delle elezioni il Cavaliere tirerà fuori dal cilindro il suo vero candidato. E non si chiamerà Giovanni Toti. La sua carta segreta ha un altro nome e cognome. Alfio Marchini. Potrebbe essere lui a sfidare Renzi il prossimo autunno.





