tommaso foti

VIENI AVANTI “MASINO” – RITRATTONE AL VELENO BY PINO CORRIAS DI TOMMASO FOTI, DETTO MASINO, IL NUOVO MINISTRO CHE VIENE DALL’ULTIMO APERICENA A CASA MELONI (ANDATO DI TRAVERSO A TAJANI E SALVINI) - EREDITA IL DICASTERO E IL MALLOPPO PNRR DAL VIVACE FITTO, SPEDITO DA GIORGIA A BRUXELLES CON SPREZZO DEL PERICOLO. MATTARELLA, SUBITO DOPO IL GIURAMENTO E FORSE PER SCARAMANZIA, GLI HA DETTO: “HA UN BEL COMPITO!”. CON IL CONTORNO COLORATO DI FACCINE DI GIORGIA: “LO SA, LO SA!” – “MASINO” FU PROSCIOLTO DALL’ACCUSA DI CORRUZIONE E DALLE OFFESE DI UN IMPRENDITORE PIACENTINO CHE LO APOSTROFÒ IN UNA INTERCETTAZIONE TELEFONICA: “FOTI È UN LADRONE!” – LA CHICCA: “IL MIO DIFETTO? CERTE BATTUTE ALL’ACIDO NITRICO”, CHE SAREBBE L’ACIDO IMPIEGATO PER..."

Pino Corrias per il Fatto Quotidiano - Estratti

 

tommaso foti - DISEGNO DI FRANCESCO FEDERIGHI

 

Dunque il nuovo ministro della nidiata Meloni si chiama Tommaso Foti, detto Masino. Viene dall’ultimo apericena a casa Meloni (andato di traverso a Tajani e Salvini) e meno recentemente dalla fiamma tricolore di Piacenza.

 

Fino a ieri l’altro era il capogruppo dei Fratelli d’Italia alla Camera.

(...)

 

Compare quando il cuoco del Tg1 versa il pastone politico nelle gamelle degli italiani. Come il destino, il nuovo ministro viene da lontano non solo per la sua storia di militante del Movimento sociale di Giorgio Almirante, in pieni anni 70, al tempo di “fascisti carogne, tornate nelle fogne”. Ma anche per l’inquadratura che ogni sera lo incorona. Eccolo laggiù, sullo sfondo di Montecitorio.

 

GIORGIA MELONI TOMMASO FOTI

Caracolla con zazzeretta bianca, occhiali acquamarina, il passo lento da pedone di provincia, la erre moscia che gli rotola in bocca mentre recita la sua automatica dichiarazione d’amore e militanza con la quale si guadagna lo stipendio da una quarantina d’anni e che da ottobre 2022, ogni sera, comincia con l’inchino al capo dei capi: “Come ha detto giustamente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, l’occupazione è la più alta di sempre dai tempi di Garibaldi”. Bravo, bravissimo.

 

Oppure: “Grazie al presidente Giorgia Meloni l’Italia ha il ruolo che si merita nel mondo, mentre prima...”. Giusto, giustissimo. Poiché qualunque cosa accada sul pianeta Terra, guerre, terremoti, alluvioni e persino l’apocalisse del Festival di Sanremo che si addensa, Foti Tommaso c’è e ringrazia.

TOMMASO FOTI

 

Sempre. Compare tra le fioriere della piazza, dove passa le giornate in attesa delle telecamere. Si avvicina, respira, si alliscia la cravatta turchese, parla: “Con l’azione di governo del presidente Giorgia Meloni, la sinistra si rassegni, qui siamo, qui rimarremo. Qui stupiremo gli italiani”.

 

D’abitudine gli sboccia accanto, in giubba di pelle, una sorridente Augusta Montaruli, sua vice in Aula e sua fedelissima anche nella disgrazia di qualche traversia giudiziaria patita per colpa delle toghe rosse. Lui prosciolto dall’accusa di corruzione e dalle offese di un imprenditore piacentino che malamente lo apostrofò in una intercettazione telefonica: “Foti è un ladrone!”. Acqua passata. 

 

(...)

Foti, che è imperturbabile d’aspetto, fumantino di carattere, retorico di eloquio, eredita il dicastero e il malloppo Pnrr dal vivace Raffaele Fitto, spedito da Giorgia a Bruxelles con sprezzo del pericolo, viste le turbolenze con le quali è stato accolto nel nuovo organigramma Ursula-2 in una Unione europea mai così smandrappata e sbilanciata a destra, con raffica di bombe e guerre appena dietro l’angolo e i cingoli di Donald Trump in avvicinamento.

tommaso foti

 

Il neo ministro che dal suo Nord dovrà occuparsi anche delle politiche del Sud, sale al soglio con il viatico del presidente Mattarella, che subito dopo il giuramento e forse per scaramanzia, gli ha detto: “Ha un bel compito!”.

Con il contorno colorato di faccine di Giorgia rivolte a lui e al presidente: “Eh, lo sa, lo sa!”, mentre anche lei incrociava le dita.

 

In politica Tommaso Foti è un diesel. Lavora sulla distanza e non ha mai fatto altro, nonostante l’azienda agricola di famiglia creata dal padre. È nato a Piacenza il 28 aprile del 1960, mosca nera in piena Emilia rossa. Scostante e isolato a scuola, con quotidiani patimenti al liceo scientifico Respighi, si iscrive a 16 anni al Fronte della gioventù, “la mia prima palestra di confronto e di scontro politico”. Cresce con due altre passioni, una consueta, l’Inter, l’altra un po’ meno: “Attaccare i manifesti ai muri”.

 

A vent’anni entra in consiglio comunale e ci rimarrà per sei mandati, fino al 2005. Tre volte di seguito viene trombato alle elezioni regionali e nazionali, sempre il primo dei non eletti. Nel frattempo si sposa e ha una figlia.

 

TOMMASO FOTI - UN GIORNO DA PECORA

Entra alla Camera dei deputati nel 1996, subito dopo la svolta di Fiuggi. Fedelissimo di Gianfranco Fini in Alleanza nazionale. Fedelissimo del “grande statista Silvio Berlusconi” tormentato dagli “odiatori di sinistra”.

 

Si autocelebra in una imperdibile autobiografia, titolo stentoreo: Ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà, prefazione di Gustavo Selva, che ai tempi suoi masticava le zecche rosse in Radio Rai e contributi di vari camerati che di Masino testimoniano la “poderosa attività parlamentare” e comunale dove è “indomito protagonista”. Segue la cronaca delle sue battaglie e dei suoi pregi, “competente”, “determinato”, “coraggioso”, con l’ammissione di un solo difetto che ha il fegato di confessare: “La mia impulsività e certe battute all’acido nitrico”, che nientemeno sarebbe l’acido impiegato per la fabbricazione dei fertilizzanti, ma specialmente degli esplosivi.

 

TOMMASO FOTI PAOLO SIGNORELLI

Dopo il disastro dell’ultimo governo Berlusconi, anno 2012, l’unità di An si rompe, nasce Fratelli d’Italia in opposizione alla scelta del Popolo delle libertà di appoggiare la nascita del governo tecnico di Mario Monti “con i comunisti sinistrati”. Da quel momento entra nella scia di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, guadagnandosi tutti i gradi della lunga marcia. Il giorno dell’insediamento del governo, si commuove e recita: “Mi consenta questa confidenza, presidente, anche lei da ragazza della Garbatella può diventare presidente del Consiglio con la destra!” Applausi.

 

tommaso foti

Per poi spiccare il volo: “La destra è coraggio o non è; la destra è Patria o non è”. Bravo, bravissimo: a noi!

 

Anche lui, dopo anni di persecuzioni e isolamento sulle ruvide trapunte parlamentari, finalmente si sente in sintonia con il Paese, “l’interesse nazionale è nelle nostre corde, nelle nostre vene”, e finalmente anche con la reietta Rai “dove si respira aria di pluralismo e cambiamento”.

 

È pronto. È in marcia. Non più tra le fioriere di piazza Montecitorio, ma direttamente verso l’alto compito che lo aspetta. E che commuovendosi ha prefigurato tra gli applausi della Camera: “Ritti sulla cima del mondo noi scaliamo ancora una volta la nostra sfida alle stelle”, che è una delle tante stupidaggini vergate cent’anni fa da Marinetti, il supremo futurista.

 

Da oggi per intero il programma di Foti, nitrico ministro.

tommaso fotigiorgia meloni tommaso foti tommaso foti 3francesco lollobrigida tommaso foti. tommaso foti 4tommaso foti 2tommaso foti

Ultimi Dagoreport

milano fdi fratelli d'italia giorgia meloni carlo fidanza ignazio la russa francesco gaetano caltagirone duomo

DAGOREPORT - PIJAMOSE MILANO! E CHE CE' VO'! DALL’ALTO DELLE REGIONALI LOMBARDE DEL 2023, CON IL TRIONFO DI FRATELLI D'ITALIA (25,18%), MENTRE LA LEGA SI DEVE ACCONTENTARE DEL 16,5 E FORZA ITALIA DEL 7,23, L’ASSALTO DI FRATELLI D’ITALIA ALLA MADUNINA ERA INEVITABILE - LA REGIONE È IN MANO DEL LEGHISTA ATTILIO FONTANA CHE, CON L’ASSESSORE ALLA SANITÀ GUIDO BERTOLASO, HA SBARRATO LA PORTA ALLE MIRE DELLA MELONIANA FAMIGLIA ANGELUCCI - EPPOI, SAREBBE PURE ORA DI DARE SEPOLTURA A STI’ POTERI FINANZIARI CHE SE NE FOTTONO DI ROMA: ED ECCO L’ASSALTO DI CALTAGIRONE A GENERALI E DI MPS-CALTA-MEF A MEDIOBANCA - IN ATTESA DI PRENDERSI TUTTO, LE MIRE DELLA DUCETTA PUNTANO AD ESPUGNARE ANCHE PALAZZO MARINO: AHÒ, ORA A MILANO CI VUOLE UN SINDACO ALLA FIAMMA! - ALLA FACCIA DEL POTERE GUADAGNATO SOTTO IL DUOMO IN TANTI ANNI DI DURO LAVORO DAI FRATELLI LA RUSSA, IL CANDIDATO DI GIORGIA SI CHIAMA CARLO FIDANZA. UN “CAMERATA” GIÀ NOTO ALLE CRONACHE PER I SALUTI ROMANI RIPRESI DALLE TELECAMERE NASCOSTE DI FANPAGE, NELL’INCHIESTA “LOBBY NERA” - UNA NOTIZIA CHE L’IMMARCESCIBILE ‘GNAZIO NON HA PER NULLA GRADITO…

donald trump friedrich merz giorgia meloni

DAGOREPORT - IL FINE GIUSTIFICA IL MERZ... – GIORGIA MELONI HA FINALMENTE CAPITO CHE IL DAZISMO DI TRUMP È UNA FREGATURA PER L’ITALIA. AD APRIRE GLI OCCHI ALLA DUCETTA È STATA UNA LUNGA TELEFONATA CON IL CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ - DA POLITICO NAVIGATO, L’EX NEMICO DELLA MERKEL È RIUSCITO A FAR CAMBIARE IDEA ALLA DUCETTA, PUNTANDO SUI GROSSI PROBLEMI CHE HANNO IN COMUNE ITALIA E GERMANIA (TU HAI SALVINI, IO I NAZISTI DI AFD) E PROPONENDOLE DI FAR DIVENTARE FRATELLI D’ITALIA UN PUNTELLO PER LA MAGGIORANZA PPE ALL’EUROPARLAMENTO, GARANTENDOLE L'APPOGGIO POLITICO ED ECONOMICO DELLA GERMANIA SE SOSTERRA' LA ROTTA DI KAISER URSULA, SUPPORTATA DALL'ASSE FRANCO-TEDESCO – CON TRUMP OLTRE OGNI LIMITE (LA FRASE SUI LEADER “BACIACULO” HA SCIOCCATO “AO’, IO SO' GIORGIA”), COME SI COMPORTERÀ A WASHINGTON LA PREMIER, IL PROSSIMO 17 APRILE?

donald trump peter navarro

DAGOREPORT: COME È RIUSCITO PETER NAVARRO A DIVENTARE L’’’ARCHITETTO" DEI DAZI DELLA CASA BIANCA, CHE STANNO SCONQUASSANDO IL MONDO? UN TIPINO CHE ELON MUSK HA LIQUIDATO COME UN “IMBECILLE, PIÙ STUPIDO DI UN SACCO DI MATTONI”, FU ‘’SCOPERTO’’’ GIÀ NEL PRIMO MANDATO DEL 2016 DALLA COPPIA JARED KUSHNER E IVANKA TRUMP - IL SUO “MERITO” È LA FEDELTÀ ASSOLUTA: NEL 2024 NAVARRO SI È FATTO 4 MESI DI CARCERE RIFIUTANDOSI DI TESTIMONIARE CONTRO ''THE DONALD” DAVANTI ALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA PER L’ASSALTO A CAPITOL HILL DEL 6 GENNAIO 2021...

trump modi xi jinping ursula von der leyen

LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA DELLE TARIFFE, IL TRUMPONE SI ERA ILLUSO DI POTER RIAFFERMARE IL POTERE GLOBALE DELL’IMPERO AMERICANO. IN PRIMIS, SOGGIOGANDO IL DRAGONE CINESE, L’UNICA POTENZA CHE PUÒ METTERE ALLE CORDE GLI USA. SECONDO BERSAGLIO: METTERE IL GUINZAGLIO AI “PARASSITI” EUROPEI. TERZO: RALLENTARE LO SVILUPPO TECNOLOGICO DI POTENZE EMERGENTI COME L’INDIA - LA RISPOSTA DEL NUOVO ASSE TRA EUROPA E CINA E INDIA, È STATA DURA E CHIARISSIMA. È BASTATO IL TRACOLLO GLOBALE DEI MERCATI E IL MEZZO FALLIMENTO DELL'ASTA DEI TITOLI DEL TESORO USA. SE I MERCATI TROVANO ANCORA LINFA PER LE MATTANE DI TRUMP, PER GLI STATI UNITI IL DISINVESTIMENTO DEL SUO ENORME DEBITO PUBBLICO SAREBBE UNO SCONQUASSO DA FAR IMPALLIDIRE LA CRISI DEL ’29 - CERTO, VISTO LO STATO PSICOLABILE DEL CALIGOLA AMERICANO, CHISSÀ SE FRA 90 GIORNI, QUANDO TERMINERÀ LA MESSA IN PAUSA DEI DAZI, L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA RIUSCIRÀ A RICORDARLO? AH, SAPERLO…

giana, turicchi, venier, paolo gallo, cristian signoretto arrigo antonino stefano

DAGOREPORT - AL GRAN BALLO DELLE NOMINE DELLE AZIENDE PARTECIPATE DALLO STATO - FA STORCERE IL NASO IL NUOVO CEO DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA): ARRIGO GIANA VANTA UN CURRICULUM DI AMMINISTRATORE PRETTAMENTE “LOCALE” E “DE SINISTRA”: MALGRADO SIA STATO IMPOSTO DA SALVINI, GUIDA ATM GRAZIE AL SINDACO BEPPE SALA. E PRIMA ANCORA FU NOMINATO CEO DI COTRAL DALL’ALLORA GOVERNATORE DEL LAZIO NICOLA ZINGARETTI; DOPODICHÉ SI ATTACCÒ ALL’ATAC, SPONSOR IL SINDACO GUALTIERI - RIMANE IN BALLO LA QUESTIONE SNAM: MALGRADO IL PARERE FAVOREVOLE DI CDP ALLA CONFERMA DI STEFANO VENIER, IL CEO DI ENI DESCALZI PUNTEREBBE SU CRISTIAN SIGNORETTO. IN BILICO PAOLO GALLO AL QUARTO MANDATO COME AD DI ITALGAS…