L’ORLANDO PERPETUO - ALLA FACCIA DI ROTTAMAZIONI E RINNOVAMENTO, LEOLUCA ORLANDO VIENE ELETTO SINDACO DI PALERMO PER LA QUINTA VOLTA: “SONO L’UNICO POPULISTA DI SINISTRA. ANCHE KABILA JUNIOR È INTERESSATO AL MODELLO PALERMO PER CONCILIARE I CONFLITTI TRA TUTSI E HUTU IN RUANDA…” (CIAO CORE...)
Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
Come sindaco dell' altra Palermo, Leoluca Orlando sapeva già di non aver problemi: laggiù nel centro della Colombia, in quel paese che porta lo stesso nome dell' amata «Palemmu» nostrana l' hanno eletto alcalde (onorario) a vita. Un Papa tropical. Ottenere un altro mandato ai piedi del monte Pellegrino, però, sapeva bene che non sarebbe stato facile.
E i primi exit poll nella notte l' hanno confermato: tra il trionfo e il rischio era una questione di uno o due punti. Sopra il 40%, vittoria al primo turno. Sotto, il pericolo d' ìun ballottaggio contro tutto e tutti. Certo, gli ultimi sondaggi prima che fossero vietati lo davano in largo vantaggio, addirittura al 45%. Cinque punti sopra la soglia che con la legge elettorale siciliana significava vittoria istantanea. E lui, al di là della scaramanzia, ci contava.
Al punto di togliersi lo sfizio di correggere ridendo giorni fa con un sms la cronaca del Corriere che gli aveva messo in bocca la seguente frase: «Palermo ha ancora bisogno di questo vecchio orso di sindaco!». Macché! «Mi ha imbruttito facendomi autodefinire "orso". Io mi autodefinisco più elegantemente "stronzo"!».
Non per altro in gioventù studiò ad Heidelberg, la più antica università tedesca. Sia come sia, man mano che passava la domenica elettorale, con quelle percentuali di affluenza piuttosto basse, Orlando aveva iniziato a mettere in conto anche l' eventualità ingrata di un ballottaggio.
Sapendo che, nel caso l'avversario fosse stato di nuovo Fabrizio Ferrandelli, stavolta a destra, le prospettive sarebbero state discrete. Ma contro l' avvocato di «Addiopizzo» Ugo Forello avrebbe rischiato di ritrovarsi gli altri schierati in massa, per dispetto, col grillino. Come successe a Parma e poi a Roma e Torino. Oddio, è vero che, come spiegò ad Aldo Cazzullo, dei populisti non ha paura affatto («Sono l' unico populista di sinistra: un populismo coniugato con i valori morali») ma un ballottaggio coi grillini è sempre un'incognita Anche per chi, come lui, dice di essere stato scelto dai palermitani ogni volta che ha partecipato al gioco del sindaco: «Sei volte, ho vinto: sei!».
La prima nell' 85, quando riuscì a raccogliere 52 su 54 voti del pentapartito proponendo una svolta netta contro la mafia. La seconda nel '90 quando (con Giulio Andreotti che remava contro) tirò su settantamila voti portando la Dc alla maggioranza assoluta anche se il suo partito preferì poi tagliarlo fuori spingendolo ad andarsene per fondare la Rete. La terza nel '93 quando, prima elezione diretta dei sindaci, vinse un ballottaggio con 59 punti di vantaggio sulla dc Elda Pucci.
La quarta nel '97, quando al secondo turno diede 23 punti alla destra di Gianfranco Miccichè. La quinta nel 2007. Ma come? Se vinse Diego Cammarata! «Solo per i brogli, tant' è che i giudici mi han dato ragione, sette anni dopo, in Cassazione». Insomma, vinta la sesta sfida nel 2012, «'u sinnacollando» (il sindaco Orlando) si è presentato al voto cercando, dice lui, «la settima vittoria su sette».
Quanto gli bastava e avanzava per avere, diciamo, una certa stima di se stesso. Al punto di elencare una miriade di onorificenze. Dalla Gran Croce del re di Spagna alla Goethe Medaille tedesca, dalla cittadinanza onoraria di Los Angeles a quella della cinese Chengdu, dal premio Pushkin al Fernsehen Film Preis 1994 quale migliore attore nel film «Gezählte Tage». Per non dire della presidenza della federazione Football americano: «Ho l'ufficio al Coni. Quello di Malagò è più bello, ma ce l' ho anch' io».
Convinto di «aver cambiato faccia» alla città, è arrivato ad avvitarsi su scenari planetari: «Anche Kabila junior è interessato al modello Palermo per conciliare i conflitti tra tutsi e hutu in Ruanda, lo stesso in Irlanda» Gli avversari ridono: «È gonfio di sé come un soufflè».
Gli amici, tra i quali anche una parte di quella sinistra che gli aveva fatto la guerra per anni, sorridono bonari: «Con tutti i suoi difetti, è uno che dopo tanti anni è ancora capace di parlare ai palermitani». Sino a vincere ancora instaurando una sorta di patriarcato asfissiante per chi non lo sopporta? La conta notturna risponde: sì. È rinviato ancora, l' autunno del Patriarca...