O CON NOI, O CONTRO DI NOI - RUTELLI: ''CHI ENTRA IN EUROPA COME RIFUGIATO O IMMIGRATO DEVE FIRMARE UNA DICHIARAZIONE IN CUI ACCETTA I PRINCIPI DI LIBERTÀ E DELLO STATO DI DIRITTO, COME IN AMERICA - L'ASSIMILAZIONE FRANCESE E IL MULTICULTURALISMO BUONISTA HANNO FALLITO - ANNULLARE IL GIUBILEO VUOL DIRE LA VITTORIA DELL'ISIS''
Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
«Se uno vuole godere delle libertà dei nostri Paesi, deve anche aderire ai valori delle nostre democrazie. Non si può pensare che la nostra sia una civiltà à là carte, prendi i vantaggi e non i doveri». Per questo Francesco Rutelli lancia una proposta: una dichiarazione di cittadinanza europea che, chiunque voglia vivere nel nostro Continente come migrante e rifugiato, debba sottoscrivere. E dove si impegna ad aderire ai nostri valori di libertà e pluralismo, come negli Usa.
Ex sindaco di Roma, vicepremier, ministro, presidente del Copasir, lo chiamiamo mentre è al lavoro per un evento in programma il 28 novembre, dove proverà a tracciare il futuro politico per Roma.
Intanto, però, molti romani hanno paura di uscire di casa. Dobbiamo aspettarci un attentato?
«Il rischio c' è. Ma non è una ragione per rinchiudersi in una grotta. Dovremmo fare come gli inglesi di fronte all' Ira che hanno tenuto i nervi saldi».
Il Giubileo va annullato?
«Il Giubileo è interamente un' idea del Papa. Sarebbe come dirgli di sospendere il Santo Natale. È un evento universale, di rispetto per l' uomo. Le minacce su Roma ci sarebbero comunque. L' Isis cerca un successo mediatico che gli permetta di intensificare l' arruolamento. Annullare il Giubileo significherebbe regalargli una vittoria. L' Isis ha addestrato migliaia di combattenti nel mondo. Non si risponde a questa minaccia rinunciando ad abitudini o a ideali fondativi della nostra civiltà. Però bisogna attrezzarsi».
Come?
«Rafforzando i controlli, i livelli di protezione, dando più risorse all' intelligence e alle forze di sicurezza. Dovrebbero esserci gruppi scelti pronti a entrare in azione 24 ore su 24. Uno dei problemi visti a Parigi è che le forze intervenute al Bataclan non sono arrivate subito. Se fossero intervenute dopo 5 o 10 minuti, quante vite si sarebbero salvate?».
Ma le nostre forze dell' ordine, che a volte non hanno la benzina per le auto, sono in grado di affrontare questa situazione?
«Dobbiamo dotarle degli strumenti necessari, molti più di oggi, senza dimenticare che il singolo agente è il primo a rischiare la morte».
VATICANO - GIUBILEONuove minacce Isis via Twitter, bandiera sul Colosseo
Lei è stato presidente del Comitato parlamentare per il controllo dei Servizi segreti. La nostra intelligence è nelle condizioni di rispondere a questa minaccia? Quella francese qualche problema l' ha avuto.
«Bisogna darle i mezzi per mettere a frutto quelle capacità che abbiamo sviluppato negli anni del terrorismo e dopo. Le capacità ci sono, bisogna rafforzare strumenti tecnologici e di sicurezza».
La strage a Parigi è accaduta solo dieci mesi dopo Charlie Hebdo. Come è possibile?
«Non c' è dubbio che i francesi hanno sottovalutato la radicalizzazione di certi personaggi. È vero che quando le persone da controllare sono migliaia, è complicato. Penso che servano anche strumenti normativi specifici».
Intende leggi speciali?
«Penso, per esempio, ai siti web dove si propaganda lo jihadismo. Se uno ci capita per sbaglio, d' accordo. Ma chi li frequenta abitualmente, lascia un' impronta. Va monitorato e sanzionato. Bisogna stroncare gli imam che incitano all' odio, fare un controllo tassativo dei movimenti da e per le zone in mano all' Isis. Se ci sono persone sospette, vanno seguite passo a passo. Insomma, non bisogna avere paura, ma bisogna rafforzare tutti gli strumenti perché il rischio c' è. Pochi atti pagano come colpire il simbolo della cristianità».
Dopo i fatti di Parigi, lei ha scritto che serviva una reazione di «fermezza senza ambiguità». Le sembra che quella dell' Italia sia «ferma»?
«Sono d' accordo con la scelta di non mandare truppe di terra. Non ha senso inviare un esercito in una terra di nessuno. E poi partendo da dove? Da Damasco? In questi mesi si è perso tempo, anche Obama, a coltivare l' idea che ci fosse una opposizione democratica in Siria. Non è così. E abbiamo visto cosa è accaduto in Iraq dopo la guerra».
E allora cosa si fa?
«Intelligence e interventi aerei. Bloccare l' afflusso di foreign fighters, stabilizzare la Siria.
Il problema dell' Occidente è che si formi una coalizione Onu e di paesi musulmani. Alla maniera del confine tra Israele e Libano. L' urgenza per noi è fermare il flusso dei profughi dalla Siria, potenzialmente milioni. Al ritorno della prima bara di un soldato italiano la domanda sarebbe: perché noi dobbiamo sostituire i soldati dei paesi della regione?».
E non ci sono nemmeno tante voci di musulmani contro i terroristi. Le pare?
«Questa volta qualcosa in più si è visto. Ma il punto è un altro. Chi viene in Occidente accetta di diventare europeo, di aderire ai nostri ideali e valori? Pensiamo all' America: hanno accolto tutti, da qualunque parte venissero, ma a tutti hanno chiesto di aderire a un preciso modello culturale e di leggi. Così è nato il patriottismo americano. Noi, a chiunque venga sul nostro territorio, chiediamo di diventare europeo, di mettere lo stato di diritto, il rispetto della donna, del pluralismo, al di sopra di ogni impostazione fondamentalista?
L' Europa dovrebbe avere una dichiarazione di cittadinanza europea, impegnativa per chi la sottoscrive. Per cui l' immigrato o il rifugiato si impegna a partecipare a una serie di libertà, reciprocità, norme, ma anche principi di diritto, di laicità, di separazione tra Cesare e Dio, che per noi sono normali, ma per altri no. Qui si vede se l' Europa esiste o no».
Qualcuno direbbe che così non rispettiamo la loro cultura.
«Io non credo né all' assimilazione francese, che ha fallito, creando ghetti, né al multiculturalismo buonista, che è velleitario se non poggia su princìpi e regole condivise. L' incontro tra culture è cruciale».
Lei ha creato un' associazione che si chiama Incontro di civiltà, giusto?
«Sì, per la difesa del patrimonio artistico distrutto o colpito dall' Isis. E l' ho presentata per la prima volta alla Moschea di Roma. Abbiamo deciso di ricreare opere che sono state distrutte a Palmira o in Iraq. Peraltro il traffico illegale di opere trafugate in Siria o in Iraq è uno dei modi attraverso cui l' Isis si finanzia. Non dobbiamo spingere chi si riconosce nella nostra civiltà nelle mani dei fondamentalisti. Ma chi non sceglie, deve farlo. E oggi l' Europa può salvarsi dall' irrilevanza solo mettendo in chiaro a chi vuole entrare cosa significa essere europei nel XXI secolo».
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