sala schlein

SALVA-MIL-ANO PER SALVARE IL CULO DI SALA! “CONSIDERO LA MIA PERMANENZA LEGATA ALLA LEGGE” - IL SINDACO BEPPE SALA RICATTA ELLY SCHLEIN SULLA NORMA CHE MODIFICA LE REGOLE EDILIZIE SULLA “RIGENERAZIONE URBANA” E SALVA I GRATTACIELI DI MILANO - “SE IL PD NON VOTA IL PROVVEDIMENTO, MI DIMETTO” - MA I 5 STELLE CONTINUANO A ESSERE CONTRARI, MEZZA BASE MILANESE DEL PD È IN RIVOLTA - COME DAGO DIXIT, PRENDE QUOTA MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

Wanda Marra per “il Fatto quotidiano” - Estratti

 

sala schlein

Beppe Sala non ci sta a farsi sconfessare dal Pd sulla Salva-Milano, che dev’essere approvata dall’Aula del Senato. E così a Elly Schlein, nei colloqui riservati avuti negli ultimi giorni, ha fatto capire che, se i dem non la votano, è pronto a dimettersi. “Considero la mia permanenza legata alla legge”: le ha detto più o meno così, senza troppi giri di parole, perché ne fa una questione di fiducia, di credibilità.

 

Senza contare che le ambizioni del sindaco di Milano appaiono già frustrate e ridimensionate. Voleva fare il presidente dell’Anci e - di fatto - la sua candidatura non è stata neanche presa davvero in considerazione: quel posto è toccato a Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli. Vorrebbe fare il federatore del “centrino”, ma in questo momento Ernesto Maria Ruffini sembra avere più chance di lui.

 

Ma la segretaria del Pd l’ha incontrato a Milano, ha discusso con lui dell’argomento e - secondo alcuni - non lo vedrebbe male alla guida dell’operazione. Anzi, meglio di Ruffini che avrebbe troppi sponsor di peso. Mettendo sul piatto le proprie dimissioni, creerebbe un problema alla segretaria, che non ha alcuna intenzione di rompere con lui.

beppe sala

 

La Salva-Milano è stato fortemente voluta da Sala, tanto che il Pd alla Camera, con la collaborazione dell’Anci, ha di fatto riscritto una norma voluta dalla destra, in maniera che riguardasse non solo il condono dei grandi abusi edilizi sotto indagine nel capoluogo lombardo, ma potesse essere estesa anche ad altre città e valere per il futuro.

 

Per dirla con Silvia Roggiani, segretaria Pd della Lombardia, che insieme alla capogruppo Chiara Braga ha seguito il provvedimento a Montecitorio, con l’assenso della Schlein, i dem hanno detto sì a Montecitorio alla legge nel nome della “rigenerazione urbana” (tra gli interventi di ristrutturazione edilizia rientrano anche quelli di totale o parziale demolizione e ricostruzione a patto che rispettino una serie di criteri).

 

Nel passaggio al Senato, le cose si sono complicate. I 5S continuano a essere contrari, mezza base milanese del Pd è in rivolta. E poi, ci sono i giochi politici intorno alla segreteria, ma anche intorno al centro, che complicano le cose. 

 

(...)

beppe sala

Gli altri - anche tra i moderati - hanno dei dubbi. Tra tutti viene indicato il calabrese, Nicola Irto, capogruppo in Commissione Ambiente, che però ufficialmente non si espone. “Aspetto che arrivi la legge”, dice al Fatto. In molti vorrebbero che fosse la stessa Schlein a metterci la faccia. Mentre si studiano le soluzioni: una potrebbe essere il cambio della norma, limitandola a Milano. Oltre ai dubbi giuridici del caso, significherebbe un ulteriore passaggio a Montecitorio, con il rischio - almeno - di allungare i tempi.

 

Un’altra prevede che molti dem escano dall’Aula, lasciando che sia la maggioranza ad approvare. Sempre che Fratelli d’Italia non cambi idea, come lasciava intendere qualche giorno fa Ignazio La Russa. E allora, per iniziare, si prende tempo: difficile che la legge arrivi in Aula a metà gennaio, come previsto, più facile che i tempi si dilatino. Magari, grazie a delle audizioni. Tutte cose che Sala non vuole. E allora, non stupisce neanche l’avvertimento di La Russa: se il Sindaco fa un passo indietro, la città diventa contendibile. E non nel 2027, ma molto prima.

schlein tesseramento pd

 

Tanto è vero che la corsa per la successione sia già iniziata. Ci sono già in campo almeno 4 nomi: Pierfrancesco Majorino, attuale consigliere regionale, che ha intenzione di convogliare su di sé tutto il mondo di sinistra, anche in opposizione al modello Sala. Lia Quartapelle, che a Sala è vicina, l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli e l’ex direttore di Repubblica, Mario Calabresi. È di tre giorni fa un sondaggio di You Trend che dà ancora favorito il centrosinistra in città e vede appaiati Majorino e Calabresi

 

BEPPE SALA SAN SIRO

(...)

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?