PER SCHIFANI, VERO LEADER DEGLI ALFANOIDI, IL BANANA È GIÀ DEFUNTO: ‘’ORA SI PONE IL TEMA DELLA SUA SUCCESSIONE”

1 - BREVIARIO
Gianluca Luzi per "la Repubblica" - Giorgia Meloni: "Berlusconi in campo? E' come se Maradona volesse giocare i prossimi Mondiali"

2 - SCHIFANI: NOI COMPETITIVI CON FORZA ITALIA
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

La partita del dopo-Berlusconi non sta per cominciare, è in pieno svolgimento. Anzi si può dire che sta già finendo il primo tempo, perché la scissione è un pezzo della sfida, di cui Renato Schifani racconta antefatti e cronaca.

Il fischio d'inizio risale ai giorni convulsi che precedettero la nascita del governo Letta: «Ricordo - dice l'ex capogruppo del Pdl - quando per la prima volta in una riunione a Palazzo Grazioli fu posta la questione delle larghe intese. Allora si discusse anche del principio di tutela di un leader politico. Sostenni davanti a tutti la validità di quel principio e dissi che, visto l'accanimento giudiziario a cui era sottoposto il nostro leader, era preferibile stare all'opposizione.

Fui messo in minoranza. Perciò oggi, quando sento colleghi di Forza Italia spiegare che Berlusconi sarebbe meglio tutelabile dall'attacco della magistratura se si staccasse dalla maggioranza di governo, dissento. E aggiungo: è tardi. È tardi non solo perché l'accanimento è andato avanti, ma anche perché abbiamo nel frattempo preso l'impegno di dare stabilità al Paese per varare le riforme e aiutare il processo di crescita economica».

Perciò ha cambiato idea?
«Non sono io ad aver cambiato idea. Sono cambiate le cose. Di qui la mia presa di distanza politica, non certo personale dal presidente Berlusconi, al quale sono e resterò legato. D'altronde il 2 ottobre, se lui non fosse intervenuto in aula al Senato, avrei espresso la sfiducia al governo, sebbene lo ritenessi un errore. Ma ero capogruppo del Pdl e se mi fossi dimesso in quel frangente il mio gesto sarebbe stato traumatico e inopportuno.

Quello sì un tradimento, che Berlusconi non avrebbe meritato. Purtroppo dal giorno seguente ci fu una accelerazione che faceva prevedere la rottura, perché si affermava l'automatismo tra la decadenza di Berlusconi e la crisi del governo. Stava prevalendo una linea estremistica che aveva per obiettivo la rivalsa su Alfano, con il quale si volevano regolare i conti a grave discapito anche della stabilità del Paese. Quella linea antagonista, dettata da figure del partito che non vengono dalla nostra storia, ha provocato il fallimento dell'ultima mediazione, che mi ha convinto a lasciare».

In realtà quella linea prese corpo già con l'idea delle dimissioni di massa dei parlamentari. Iniziativa sulla quale lei era d'accordo.
«Ero favorevole al gesto simbolico di forte valenza politica. Non concordavo invece con la raccolta delle firme, con il gesto operativo iniziato poche ore dopo e che portò il premier a reagire chiedendo il dibattito di fiducia del due ottobre. La verità è che stava cambiando il dna del nostro partito».

Il dna l'ha cambiato Berlusconi?
«Lui vive un momento drammatico. Quale uomo, per quanto forte come Berlusconi, sottoposto a venti anni di persecuzione giudiziaria, non risentirebbe di questo maltrattamento psicologico? Umanamente lo capisco. Politicamente chi ha suggerito certe scelte se ne assumerà la responsabilità».

Brunetta più prosaicamente vi addita come «poltronisti».
«Personalmente ho lasciato la poltrona di capogruppo per aderire al Nuovo centrodestra. Non concorro ad alcuna carica, non sono candidato né intendo candidarmi a ruoli istituzionali. Quanto ad Alfano sta facendo un percorso coraggioso, senza rinnegare i valori del berlusconismo e tenendo salda la scelta di campo in una logica bipolare.

È una scommessa forte la sua, e insieme un gesto di responsabilità verso il Paese e una sfida per il rilancio del centrodestra. Ci sono sei milioni di elettori da recuperare, non va dimenticato. Occorrerà essere incisivi nel governo sul versante delle riforme e sul terreno economico. Abbiamo un anno di tempo. Ci giochiamo tutto».

Vi giocate molto già alle Europee.
«Dove andremo da soli. Nessuna operazione con formazioni di centro. Se ci unissimo ad altri, perderemmo la nostra carica identitaria e la nostra spinta propulsiva che già si scorge sul territorio. Puntiamo a essere una forza che, attraverso la leadership di Alfano, lavori a costruire un grande centrodestra, in un percorso parallelo e competitivo con Forza Italia».

E se non aveste un anno di tempo? C'è il caso Cancellieri, l'avvento di Renzi... Avete calcolato variabili e incognite sulla strada verso il 2015?

«Non credo che Renzi possa assumersi la responsabilità della crisi. Quanto al ministro della Giustizia, ripongo la mia personale fiducia in lei, mi auguro resti al suo posto. E comunque, sebbene sotto il profilo politico le dimissioni o la sfiducia di un esponente del governo rappresentino sempre un fatto traumatico, non hanno mai determinato la caduta di un esecutivo».

Ritiene che Letta, qualora Forza Italia si ponesse all'opposizione, debba passare dalle Camere per chiedere il rinnovo della fiducia?
«Dipenderà dallo scenario che si concretizzerà. Se Letta dovesse incassare la fiducia sulla legge di Stabilità, non vedo perché dovrebbe tornare a chiederla».

Cambierebbe la natura della maggioranza di governo.
«Sarebbe una maggioranza meno vasta ma più compatta».

E voi verreste accusati da Forza Italia di fare da puntello al Pd.
«No, saremmo più determinati per ottenere gli obiettivi del programma con cui ci presentammo agli elettori: dal taglio delle tasse alle riforme in materia di giustizia. E su questo tema la sinistra non avrà più alibi: perciò penso che dovremo presto rilanciare sul provvedimento delle intercettazioni».

Nuovo centrodestra versus Forza Italia: è la partita del dopo Berlusconi.
«Purtroppo temo che tra poco il presidente Berlusconi, ingiustamente e comunque temporaneamente, non sia più candidabile. Ed è ovvio che si inizi a porre il tema della successione istituzionale, sebbene politicamente resti in campo. Perché nessuno potrà togliergli il ruolo di leader storico del centrodestra italiano».

 

Silvio Berlusconi con Alfano e Schifani Giorgia Meloni Giorgia Meloni berlusca Silvio BerlusconiRenato Brunetta Renzi Fazio

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...