RAZZISMO SALVA-LEGA? - E SE LA ‘’BATTUTA’’ DI CALDEROLI FOSSE UN MODO PER RISVEGLIARE UN PARTITO ALLA FRUTTA?

Paolo Berizzi per "La Repubblica"

E così, per la serie tanto peggio tanto meglio, da Lombroso alla zoologia siamo arrivati ai falli di frustrazione e al tatticismo disperato. C'era una volta la Lega che insultava perché si sentiva forte; adesso insulta perché è in caduta libera, molto vicina allo schianto. E più è debole e svuotata, più schiuma rabbia e smuove le acque limacciose del razzismo.

Che cosa si cela dietro l'attacco da osteria di Calderoli contro il ministro Kyenge? È solo una «battuta sbagliata» come la liquida un imbarazzato Maroni che, ora più che mai, sa di camminare su tizzoni ardenti, ci mancavano solo gli oranghi - o una mossa a tavolino per provare a recuperare quel che resta degli ultrà padani, insomma quella "base" scontenta che da un po' di tempo diserta le piazze e i comizi - questo è il vero problema - e che il vecchio Bossi ormai all'angolo evoca di continuo nelle intemerate in mezzo al deserto (non solo suo)? O cos'altro ancora? «Calderoli così non ci aiuta, fa il gioco dei nostri avversari». Manes Bernardini, già candidato sindaco di Bologna, oggi consigliere in Comune e Regione, non usa sfumature.

Nel Carroccio è il più duro, assieme al sindaco di Verona Flavio Tosi («Roberto è stato offensivo e inutile») - uno che si smarca spesso dal cliché leghista e per questo è considerato poco "padano"- nel condannare senza se e senza ma il «grave errore» del "Calderòl", come lo chiamano a Treviglio, il luogo del delitto. Già.

E se invece la storia fosse un'altra? Se fosse proprio a lui, l'ex ministro che tutto il mondo ha conosciuto per la maglietta anti-Maometto, il più "secchione" dei leghisti, ultimamente bollato da qualcuno come troppo moderato (per Bossi addirittura «democristiano ») ma certamente sempre pronto a «fare il lavoro sporco», se fosse che proprio a lui è stato chiesto di fare da ariete o da agnello sacrificale per «tentare il tutto per tutto in tempi di vacche magrissime», come chiosa un dirigente che pretende l'anonimato?

«Calderoli ha pronunciato parole pesanti e offensive ma i vertici del movimento lo salvano perché è potente attacca Paola Goisis, pasionaria bossiana espulsa dalla Lega -. Maroni è forte coi deboli e debole coi forti... In un anno ha svuotato il partito, le urne e le piazze». Le piazze, le sale. Le platee dei comizi, sempre meno gremite. Ultima istantanea: Monza, quattro giorni fa. Congresso provinciale. Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda, maroniano di ferro e tra i papabili eredi, insomma non proprio l'ultimo consigliere circoscrizionale, interviene in una sala semivuota.

Uno smacco che ultimamente è toccato, più di una volta, al vecchio capo: il 4 luglio Bossi è la guest star alla festa della Lega a Cassano Magnago, suo paese natale, ma ad ascoltarlo ci sono 18 persone; gli altri militanti presenti sotto il tendone vanno avanti a mangiare costine. Il bello è che il padre fondatore stava spiegando che «se
non si ascolta la base non si va da nessuna parte».

È il trend leghista dell'ultimo anno: si chiama flop. Dieci mesi fa alla "festa padagna" di Stienta (Rovigo), la folla che accoglie Bossi è formata da 80 militanti. Ce n'erano non molti di più per ascoltare Calderoli e lo stesso Umberto il 30 giugno a Spirano, provincia di Bergamo: quando i due si mettono a litigare sul palco - «basta parlare male di Maroni», «tu non dire stronzate, sei un democristiano » - i fedelissimi verdi si guardano esterrefatti, e parte qualche fischio. «In questo momento c'è bisogno di essere costruttivi», ricorda Manes Bernardini.

Proprio a lui toccò incassare una delle prime "stecche" della Lega (ex) di piazza: 8 maggio 2011, comizio di Bossi e Tremonti in piazza Maggiore per sostenere la sua corsa a sindaco. Grillo e Vendola avevano fatto il pieno: migliaia di persone. Il Carroccio non riesce a radunare più di 500 teste. Eppure era solo un anno dopo la rinascita del 2010, quando la Lega risale sopra la soglia "psicologica" del 10 per cento e si prende il Nord.

Che è successo? Non tirano più i big della già di governo e non tirano nemmeno i pasdaran. Prendi Borghezio. Una volta il reprobo secessionista aizzava le piazze: oggi se lo filano solo quando le spara grosse in radio. Già nel 2009 a Castiglione delle Stiviere: si produce nel solito comizio-crociata anti-Islam.

Lo seguono in venti. «O facciamo la secessione o perdiamo tutto », tuona il deputato espulso per razzismo dal gruppo degli euroscettici. Molto in effetti è già andato. Il 24 e 25 febbraio la Lega Nord ha preso il 4,1%, la peggior percentuale dal 1992 ad oggi. «La nostra gente si è stufata: di vederci litigare e di non vedere risultati - ragiona un esponente veneto -. I comizi e le piazze semivuote riflettono l'andamento delle urne. Ci stanno bastonando».

Al principio dell'abisso furono i diamanti, la family, la Tanzania, le lauree albanesi. Era solo un anno fa e pareva il fondo del barile padano: invece c'era ancora da raschiare. Anche dopo la pulizia delle "scope", che ha rimosso la crosta e portato alla luce la carne viva. Dice il governatore Luca Zaia sul caso Calderoli («è stato infelice»): «I cittadini vogliono da noi la soluzione ai loro problemi, non che perdiamo tempo su vicende come queste».

Il contrappasso, tra stanchi sproloqui, faide, drammi umani, sembra ai titoli di coda. Tutto sta finendo come era iniziato: con gli insulti razzisti. C'erano una volta i terroni e i romani da bruciare, poi in Padania sono arrivati i bingo bongo e gli albanesi il cui diplomificio sarebbe però venuto utile. Lo zoo di Calderoli era ancora fermo ai lupi e all'orso. Ora che ha annesso anche l'orango, l'ex balena verde vede profilarsi l'incubo dei numeri da prefisso telefonico. Con tanto di profezia di chi l'ha creata. «La Lega - prevede Bossi è finita, tra un anno non ci sarà più».

 

ROBERTO CALDEROLI jpegRoberto Maroni ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA KYENGE Flavio Tosibossi umberto FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpegBOSSI BORGHEZIOLUCA ZAIA SPEZZA IL PANE LUCA ZAIA ROBERTO CALDEROLI - copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)