AMBASCIATE BUCATE – A CHE SERVONO I SERVIZI SEGRETI SE QUALSIASI SEDE DIPLOMATICA VIENE SPIATA?

Guido Ruotolo per "la Stampa"

Non siamo in grado di smentire o confermare una attività di spionaggio delle nostre ambasciate». L'ambasciatore Giampiero Massolo, direttore del Dis, la struttura di coordinamento della nostra intelligence, nel battesimo delle audizioni del nuovo Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, si ritrova a dover affrontare il «Datagate».

Non si sbilancia, Massolo. Si limita a sottolineare l'impegno assunto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a «chiarire» quello che è successo. «Abbiamo chiesto chiarimenti - ha detto Massolo - aspettiamo risposte».

È proprio il Dis, Dipartimento informazioni per la sicurezza, che ha il compito di vigilare contro le possibili intrusioni del grande fratello nelle nostre sedi di rappresentanza diplomatica. Evidentemente cautela e imbarazzo nascono da una evidente incapacità di garantire effettivamente la sicurezza delle nostre sedi.

Fino a quando non arriveranno i chiarimenti da Oltreoceano, si può solo ipotizzare che Obama ridimensionerà la portata delle dichiarazioni del tecnico della National Security Agency, la Nsa americana, Edward Snowden, ma non che negherà l'attività di intelligence anche nei confronti delle sedi diplomatiche alleate, della Ue. Bisogna solo aspettare per capire anche se Obama confermerà che una certa attività di raccolta dati ha coinvolto tutte le sedi diplomatiche citate da Snowden o solo alcune.

L'ambasciatore Massolo ha lasciato intendere che non crede nella possibilità che le nostre rappresentanze diplomatiche possano essere state violate con gli strumenti classici, come le cimici, dal momento che sono «ben protette». Ma che altri sistemi di raccolta di dati sensibili non possono essere esclusi e dunque ecco la cautela e la prudenza del numero uno della intelligence italiana.

«Mi sento abbastanza tranquillo. Mi risulta difficile credere che le nostre ambasciate possano essere spiate». Il presidente leghista del Copasir, Giacomo Stucchi, al termine dell'audizione del direttore del Dis rilascia dichiarazioni: «Quello della sicurezza delle ambasciate è un discorso molto complesso, ma le informazioni emerse oggi sono di portata decisamente inferiore a quelle uscite sulla stampa».

Nell'audizione di ieri si è discusso anche la notizia di 300.000 accessi a banche dati, da parte della nostra intelligence, dell'Aisi, dell'Aise, i servizi segreti interni ed esteri, e del Dis. L'ambasciatore Massolo ha ricordato che questa raccolta dati era già stata segnalata nella recente relazione semestrale dei Servizi al Parlamento. E non riguarda, per dirla con il presidente del Copasir Stucchi, «nessun passaggio illegale di dati dall'Italia agli Stati Uniti».

Il Copasir avvierà contatti con i corrispettivi organismi della Ue e intanto ha chiesto di incontrare Chaterine Ashton, rappresentante Ue per gli Affari interni e sicurezza.

Si prende tempo, si cerca di raffreddare il clima, si aspettano le nuove rivelazioni annunciate dalla zona transiti dell'aeroporto di Mosca dove si trova l'ex contractor della Nsa, Edward Snowden.

Il punto è che la crisi del sistema della intelligence è reale. E il rischio è una frattura politica e di opinione pubblica tra Unione europea e Stati Uniti. Anche se dovessero essere smentite le rivelazioni del «The Guardian» o di «Der Spiegel» sull'attività di spionaggio delle ambasciate Ue da parte dell'intelligence americana, non è detto che la crisi si risolva. Perché vorrebbe dire che ha segnato punti a suo favore una campagna di disinformazione pilotata da quei Paesi che non sono certo paladini della democrazia.

 

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