SIAMO SICURI CHE NON SIA MEGLIO LASCIARE IL PATTO DI STABILITÀ COSÌ COM’È? – L’ECONOMISTA VERONICA DE ROMANIS: “NELLO SCHEMA DI MODIFICA DELLA COMMISSIONE UE OGNI GOVERNO NEGOZIA UN PIANO DI RIDUZIONE DEL DEBITO SULLA BASE DI UNA TRAIETTORIA DECISA EX-ANTE DALLA COMMISSIONE. IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO LO AVREBBE BRUXELLES” – “CON LE REGOLE ATTUALI, LA DIMENSIONE DEL TAGLIO È SCRITTA NELLE REGOLE. SI PUÒ SPIEGARE E COMUNICARE FACILMENTE. SOSTITUIRE LO SCHEMA CON UNO NUOVO CHE DÀ MAGGIORI POTERI A BRUXELLES NON È CIÒ DI CUI HA BISOGNO UN PAESE COME L'ITALIA…"
Estratto dell’articolo di Veronica De Romanis per “la Stampa”
veronica de romanis foto di bacco
La Commissione europea ha presentato da diversi mesi una proposta di riforma del Patto di Stabilità e Crescita, le norme che limitano i debiti e disavanzi degli Stati europei. In mancanza di un accordo le regole attuali, sospese fino alla fine dell'anno, torneranno in vigore.
Agli occhi di molti, a cominciare da quelli della Commissione, sarebbe il peggiore degli scenari. Il vecchio impianto è considerato inefficace, sbagliato, persino pro-ciclico: impone agli Stati azioni che invece di risolvere una recessione la aggraverebbero. Ma è davvero così? In realtà, per i Paesi ad alto debito come l'Italia, tornare al vecchio impianto sarebbe la soluzione migliore. […]
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN
Lo schema proposto da Bruxelles elimina i criteri di aggiustamento uguali per tutti e li sostituisce con un approccio di tipo bilaterale. Che cosa significa? Ogni governo negozia un proprio piano di riduzione del debito sulla base di una specifica traiettoria tecnica decisa ex-ante dalla Commissione. La novità è presentata come un conferimento di una maggiore titolarità agli Stati […]. Nella pratica, però, non è così. In caso di mancato accordo, il coltello dalla parte del manico lo avrebbe Bruxelles.
paolo gentiloni giancarlo giorgetti
Del resto, se un Paese ad alto debito chiedesse un aggiustamento meno rigido rispetto a quello proposto, darebbe un pessimo segnale ai mercati finanziari. L'aggiustamento oltre ad essere specifico per ogni Paese […] non è noto in anticipo. Il Ministro delle Finanze, il nostro Giancarlo Giorgetti per intenderci, verrà a conoscenza del taglio da apportare al debito solo una volta arrivato a Bruxelles. Cosa racconterà al Parlamento prima di partire?
Con le regole attuali, invece, la dimensione del taglio da attuare anno dopo anno è scritta nelle regole. Si può spiegare e comunicare facilmente. È chiaro che l'attuale impianto può essere rivisto. Ad esempio, se non ci piace (e non ci piace) la regola dell'un ventesimo (una riduzione annuale del debito di un ventesimo della differenza tra la percentuale attuale e l'obiettivo del 60 per cento) la si può modificare.
Tuttavia, sostituire l'intero schema con uno nuovo che da maggiori poteri a Bruxelles e, soprattutto, rende la riduzione del debito poco trasparente non è ciò di cui ha bisogno un Paese come l'Italia. Il governo non sembra convinto di questa riforma. Dica no (con convinzione) spiegando che il debito lo si vuole ridurre. Ma lo si vuole fare attraverso un processo trasparente e democratico. Poi, però, la promessa va mantenuta.
olaf scholz giorgia meloni giorgia meloni ursula von der leyen