UN SINDACO PER CASO! ARRIVA L’EPITAFFIO DEL “CORRIERE” SU IGNARO MARINO E LUI SI INCAZZA: “DOVE ERANO QUESTI SOLONI NEGLI ULTIMI ANNI? ALL’ESTERO?”. MA L’EDITORIALE È FIRMATO DALL’EX CAPO DELLA CRONACA DI ROMA, GOFFREDO BUCCINI…
1 - IL SINDACO DELL’EPIRO
Goffredo Buccini per “Il Corriere della Sera – Roma”
ignazio marino alla festa di sel
Chissà se anche stavolta - con il suo ormai famoso istrionismo lunare - leverà al cielo indice e medio in segno di vittoria mentre sulla testa gli piovono tegole e improperi. Potrebbe farlo. A prima vista, persino con qualche ragione, stavolta. Perché, a meno di ulteriori colpi di teatro, Ignazio Marino parrebbe averla sfangata di nuovo. Salvato dal pasticciaccio della Panda Rossa grazie all’irruzione sulle cronache di Carminati e i suoi fascio-ladroni, ri-salvato adesso dagli effetti collaterali di Mafia Capitale grazie a un’analisi impeccabile ma indubbiamente provvidenziale di uno dei migliori magistrati italiani, Giuseppe Pignatone.
Sostenendo davanti all’Antimafia una palese ovvietà - ovvero che Carminati con Alemanno in Campidoglio faceva il bello e il cattivo tempo mentre con Marino la scena s’è ribaltata - il procuratore di Roma ha dato al prefetto Gabrielli l’appiglio che quello cercava per evitare una rogna senza precedenti nella storia repubblicana: lo scioglimento per mafia della capitale d’Italia nell’anno del Giubileo.
Dunque il sindaco altrovista (sempre presissimo all’estero quando a Roma scoppia una grana) può festeggiare? Sì, ma col buonumore di Pirro dopo la battaglia di Eraclea. Pure lui, con un’altra vittoria come quella che rese tristemente immortale il re dell’Epiro, rischia di restare senza soldati. Perché il punto di compromesso tra i falchi della commissione d’accesso e il prefetto è il commissariamento di dipartimenti comunali assai importanti e, evidentemente, assai inquinati (come le politiche sociali) oltre che di alcuni municipi chiave (Ostia su tutti).
Facendo appello a un codicillo del testo unico sugli enti locali, ci si prepara insomma a cucire attorno al sindaco una cintura di sicurezza così robusta da sembrare una gabbia. Se si aggiunge che la gestione del Giubileo gli è stata sfilata, sia pur con formula garbata, attribuendone la regia al solito Gabrielli, Marino ha seri elementi di riflessione. Il Pd lo invita a fare una giunta di salute pubblica con super-assessori dall’alto profilo. Lui nicchia.
Ma il degrado d’una città che non ha mai controllato sta nella relazione al prefetto e nelle cronache d’ogni giorno: ultimo caso, la sedizione dei macchinisti Atac. Forse ha ragione l’indimenticato ex assessore rutelliano Walter Tocci quando suggerisce l’abolizione del Comune tout court e una Regione Capitale a rimpiazzarlo. Alchimie lontane. Nell’attesa, è prevedibile che il buon Marino continui a trascinare noi romani con sé: di vittoria in vittoria, fino al baratro.
2 - MAFIA CAPITALE, MARINO: SOLONI E GRANDI FIRME ERANO ALL'ESTERO?
(askanews) - Nuovo attacco del primo cittadino di Roma a chi lo accusa a mezzo stampa di non riuscire a gestire la città. "Credo che invece di parlare attraverso commenti e opinioni - ha sbottato il sindaco nel corso di una conferenza stampa sul patrimonio di Roma - parlare attraverso informazioni dettagliate e numeri possa essere utile per tutti quegli osservatori che, negli ultimi mesi, stanno riempiendo i nostri quotidiani e media di informazioni di cui nessuno di questi grandi intellettuali era a conoscenza negli anni '80 e '90".
"Suppongo - ha rincarato Marino - che tutte queste grandi firme vivessero anche loro all'estero, come me, se solo negli ultime settimane si sono accorti di cosa rappresentano le spiagge chiuse, i camion bar o il censimento del patrimonio di case del Campidoglio che non esisteva. Di tutto questo si stanno accorgendo anche tutti questi grandi soloni, editorialisti e professori che sono arrivati evidentemente di recente nella nostra città".
3 - COMUNE “SOTTO TUTELA” MUNICIPI E DIPARTIMENTI IN ARRIVO SEI COMMISSARI
Giovanna Vitale per “La Repubblica – Roma”
La linea attendista è stata concordata con il commissario Matteo Orfini. E da quella, non si deflette. Con il premier Renzi che continua a tenersi a debita distanza dalla grana romana, impegnato com’è sul fronte della crisi greca, ma costantemente informato sugli sviluppi di una vicenda dagli esiti ancora imprevedibili.
Perché se è ormai certo che il Campidoglio non verrà sciolto per mafia - anche se tre dipartimenti- chiave infiltrati dalla criminalità saranno commissariati e tre giunte municipali azzerate, con l’invio di vice-prefetti a guidarle verso nuove elezioni - assai più incerta appare la cosiddetta “ fase 2”, quella della ripartenza dopo il terremoto giudiziario.
ignazio marino pierluigi bersani
Nessuno è al momento in grado di dire in che cosa consisterà, se riguarderà soprattutto i vertici della macchina ammini-strativa, come immagina il sindaco, o anche gli assessori, come insistono a chiedere i falchi renziani. Ai quali ieri Marino ha indirettamente risposto, facendo chiaramente capire di non pensare affatto a un rimpasto, né mini né maxi. Eccezion fatta, s’intende, per la sostituzione di eventuali dimissionari, a partire da Improta.
«Una giunta così questa città forse non l’ha mai avuta», ha infatti ribadito parlando agli eletti di Sel riuniti in Campidoglio. «Aspetto le conclusioni del prefetto Gabrielli e del ministro Alfano », è stata l’unica concessione fatta da Marino a una possibile trattativa, «ma superata questa fase mi guarderò negli occhi con la mia squadra per capire chi si sente nelle condizioni di triplicare gli sforzi». Chi vorrà, resterà; gli altri saranno rimpiazzati: il succo del discorso. Non esattamente il percorso indicato da Renzi e, in definitiva, neppure da Orfini. Il che aprirebbe, se pure la sponda del commissario pd dovesse venire meno, scenari non proprio rassicuranti per la prosecuzione dell’esperienza.
Tenendo presente che anche sul fronte amministrativo sarà tutt’altro che semplice sostenere le conseguenze prodotte dalla relazione di Gabrielli. Tre i dipartimenti comunali che saranno infatti commissariati: Ambiente, Sociale e Casa. Almeno tre invece i municipi che, afflitti da illegalità e corruzione diffusa, subirebbero la stessa sorte: oltre a Ostia, il VI (Tor Bella Monaca) e il III (Montesacro). Tutti a guida Pd. Con la rimozione in totale di una ventina di dirigenti.
Ma Marino non sembra preoccuparsene. «Avevamo un cerchio di partiti che facevano cattiva politica. Parlo della consiliatura precedente ma anche dell’inizio di questa. C’erano persone che pensavano di gestire la cosa pubblica in modo non trasparente. Noi questo cerchio lo abbiamo interrotto» rivendica durante l’incontro con i vendoliani. Dicendo che se lui ci è riuscito, se «stiamo cambiando Roma con decisioni storiche» è perché «io ho concepito il mio ruolo per il bene e al servizio della città.
Non sono un uomo che con la politica vuol far carriera». Accennando persino un sorriso quando il capogruppo di Sel Gianluca Peciola avverte: «Renzi sta giocando una partita su Marino. Chiediamo al sindaco di darci una mano a sottrarre Roma allo scontro politico. Ai romani non interessa nulla delle dinamiche all’interno del Pd, ma interessa la risoluzione dei problemi».
Un happening che carica ancora di più l’inquilino del Campidoglio, deciso a riprendersi il consenso perduto copiando - come già fece in campagna elettorale - il modello grillino. «La comunicazione deve essere diretta e non filtrata perché chi la filtra la manipola», annuncia alla fine. «Per questo, d’ora in poi, a tutte le riunioni ci sarà la stampa o lo streaming per evitare manipolazioni. Credo sia il modo migliore per raccontare quello che facciamo». E chissà se lo userà anche quando, da qui a fine mese, incontrerà Renzi per discutere il suo futuro.