ALLERTA A CINQUESTELLE: UN SONDAGGIO RISERVATO FISSA TRA IL 7 E L'8 PER CENTO IL RISULTATO DEL M5S IN CASO DI ELEZIONI ANTICIPATE - SI FA STRADA L’IPOTESI DI UN NUOVO CONTRATTO LEGA-M5S MA SENZA SALVINI AL GOVERNO - IL RETROSCENA DELLO SCAZZO TRA GRILLO E DI MAIO: “LUIGI, SE SI VA AL VOTO OGGI, DOMANI, TRA SEI MESI O TRA SEI ANNI, IL MOVIMENTO È MORTO. ED È MORTO ANCHE PERCHÉ NON SEI STATO IN GRADO DI GUIDARLO”
Tommaso Labate per il “Corriere della sera”
«Se può ancora saltare tutto? Se la tela tra Pd e M5S venisse disfatta all' improvviso? Se può ancora succedere che Conte si ritrovi a guidare un governo sostenuto dal M5S e la Lega? È tutto possibile. Basta che Di Maio si metta di traverso facendo leva sul peso che ha ancora in Parlamento, in fondo, al Senato bastano una manciata di senatori per far saltare il banco. E se riuscisse a convincere Salvini ad accettare la più umiliante delle rese, magari proponendogli un nuovo governo gialloverde con lui fuori dalla squadra?».
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 21
Alle 8 di sera, quando la colonnina di mercurio fissa la temperatura della Capitale a ventisette gradi centigradi, gli ambasciatori del Pd che stanno facendo la trattativa coi pari grado del M5S informano gli uomini più vicini a Nicola Zingaretti dello stato dell'arte.
Il segretario del Pd quella trattativa l'ha formalmente smentita, com'è ovvio, fedele alla strategia di rimanere l'ultimo staffettista a raccogliere il testimone della nuova maggioranza e a portarlo, nel caso, fino al traguardo. Nel caso.
luigi di maio matteo salvini giuseppe conte
Tra gli ultimi contatti e il discorso di Conte in Senato di oggi pomeriggio c'è una notte di mezzo. Notte in cui idealmente fondono pizze fredde e calzoni, sogni, lacrime e preghiere, come nella canzone di Antonello Venditti. Dario Franceschini e Vincenzo Spadafora, che un tempo militavano da «avversari» nello stesso partito (l'uno popolare e l'altro rutelliano, il partito era la Margherita) e oggi trattano da «amici» tentando di avvicinare due mondi diversi, si sentono più volte al giorno.
Forse si vedono anche. L'ex ministro del Pd e il sottosegretario a Palazzo Chigi, oggi più vicino a Conte che a Luigi Di Maio, sminano il terreno dalle insidie dell' ultim'ora.
BEPPA GRILLO E DAVIDE CASALEGGIO
Che non mancano. Quella principale, appunto, è il ruolo di Di Maio. Il capo politico del M5S fatica a rassegnarsi al corso degli eventi. Certo, s'è incaricato lui di mettere a verbale la fine dell'«amicizia» con Salvini; ma un passaggio del suo intervento all' assemblea dei gruppi - «Non apriamo né chiudiamo a nessuno» - ha fatto insospettire tutti. E se convincesse Salvini a dimettersi, in cambio di un nuovo contratto con la Lega?
Dentro il Movimento, il vicepremier si trova ormai dall' altra parte della barricata occupata da Davide Casaleggio e Beppe Grillo. Raccontano fonti di primissimo livello del M5S che quest' ultimo, nel vertice ospitato l'altro ieri a casa sua, l'abbia affrontato a brutto muso. «Ah, Luigi, tu sei quello che vuole andare al voto, ho capito bene? Forse non ti è chiaro che se si va al voto oggi, domani, tra sei mesi o tra sei anni, il Movimento è morto. Ed è morto anche perché non sei stato in grado di guidarlo».
Parole come pietre, che facevano pendant con un sondaggio riservato che fissa tra il 7 e l'8 per cento lo score del M5S in caso di elezioni anticipate. Un tempo la fatwa di Grillo avrebbe chiuso i giochi. Oggi, però, in un passaggio così delicato, dal Movimento chiedono al Pd un' exit strategy per il loro capo politico. «Ci hanno chiesto di accettare che Di Maio faccia il ministro dell'Interno nel nuovo governo», sussurra a denti stretti un pezzo da novanta del Pd che ha raccolto la sollecitazione degli ambasciatori dell' altro fronte. Di Maio al posto di Salvini, insomma, come prezzo per entrare nella nuova fase.
Il puzzle viene composto e ricomposto più volte. La parte più agevole sarà quella che riguarderà l' individuazione del premier. Perché il tasto verrà toccato se, e soltanto se, la nuova maggioranza dovesse decollare. Tutto dipenderà dal discorso che Conte terrà oggi in Senato. Casaleggio e Grillo premono perché i ponti con Salvini e con la Lega vengano abbattuti definitivamente. Alle 11 di ieri mattina, quelli del M5S che sono riusciti a mettersi in contato con gli uffici dell' inquilino di Palazzo Chigi tranquillizzano sia il fondatore dell'Associazione Rousseau che il garante, tifosi sfegatati dell' accordo col Pd.
GIANLUIGI PARAGONE NICOLA MORRA
Dal racconto che viene fatto di quello che c'è negli appunti di Conte spunta «non tanto il discorso di un premier dimissionario». Quanto, raccontano più fonti, «una vera e propria requisitoria politica che ha come unico bersaglio il "traditore" Salvini». Nessun' altra indicazione verrà data nel corso della giornata.
Poi però ci sarà stata la notte. E ci sarà la mattinata di oggi, dove può succedere tutto e il suo contrario. Il premier sa di avere delle carte da giocare anche nel caso in cui la maggioranza cambi segno, vista la non ostilità di parte del Pd nei suoi confronti. «Non aspettatevi tempi brevi», predicano prudenza tra i Democratici. È possibile che il primo round esplorativo, nel caso in cui cada il governo, riparta dal tandem Lega-M5S. Ma di fronte a un ritorno in auge del patto coi salviniani, i grillini ortodossi del Senato, a cominciare da Nicola Morra, sono già pronti a sbarrargli la strada.